23 giugno 1980. Ucciso dai NAR il giudice Amato

L’Osservatorio: 40 anni dall’assassinio di Mario Amato.Ucciso dai NAR ,Cavallini e  Ciavardini, con la protezione dei Servizi e dell’Arma secondo quanto riportato nell’articolo de ” Il Fatto Quotidiano” del 23 giugno 2020,a firma Gianni Barbacetto. 

 

il luogo dell’omicidio

 

Amato fu lasciato solo: i NAR protetti da Servizi e Arma di Gianni Barbacetto

Lunedì 23 giugno 1980.E’ una mattina in cui le nuvole che si addensano nel cielo di Roma annunciano un temporale.Un uomo,solo,sta aspettando l’autobus per andare in ufficio,al Palazzo di Giustizia.Un giovane si avvicina e gli spara un colpo alla nuca.    Muore così,il sostituto procuratore che aveva ricevuto dal suo capo,Giovanni De Matteo,tutti i procedimenti sull’eversione di destra a Roma.Giuliano Turone – che da giudice istruttore scoprì nel 1981 le liste della P2 – ha raccontato quella mattina di giugno in uno dei capitoli del suo ultimo libro,Italia occulta (Chiarelettere).

Chi uccide Amato?

Gilberto Cavallini in una segnaletica dell’epoca

       

A sparare è Gilberto Cavallini,condannato in via definitiva assieme ai suoi complici del NAR (Nuclei Armati Rivoluzionari) : Giusva Fioravanti,Francesca Mambro e Luigi Ciavardini,all’epoca minorenne,che accompagnò in moto Cavallini sul luogo del delitto.Durante il processo,rivendicano spavaldamente l’omicidio: “il giudice Amato era particolarmente odiato nell’ambiente di destra”dice Cavallini.

 

Fioravanti : “confermo…io sono stato uno di coloro che hanno pensato e deciso l’uccisione di Amato” Mambro: “rivendico l’omicidio Amato”.

Perché viene ucciso ?

Amato,quando nel luglio 1977 prende servizio presso la Procura della Repubblica di Roma,non ha ancora quarant’anni. Ben presto si trova ad essere l’unico magistrato della Procura a doversi occupare di eversione di destra,per la decisione irresponsabile del procuratore De Matteo,che gli affida tutti i procedimenti sui “neri” rimasti aperti dopo che era stato ucciso il giudice Vittorio Occorsio. Dopo la morte di Amato,De Matteo sarà indagato a Perugia per omissione d’atti d’ufficio,ma con un’indagine scandalosamente lacunosa da cui uscirà senza neanche un rimbrotto.

Amato viene lasciato solo. Si rende conto che ,essendo l’unico a conoscere i risultati delle investigazioni sulla destra eversiva romana,la sua eliminazione rappresenterebbe un enorme vantaggio per i neofascisti indagati.Chiede ripetutamente per iscritto al procuratore dei essere affiancato da altri colleghi. Invano. Si rivolge due volte anche al Consiglio Superiore della Magistratura. Il suo ultimo appello al CSM è una commovente orazione civile.Non viene ascoltato.

Poco più si un mese dopo l’uccisione di Amato,il2 agosto 1980 esplode la bomba nella stazione di Bologna.I responsabili sono gli stessi.Avevano progettato di uccidere,oltre ad Amato,anche il giudice di Treviso Giancarlo Stiz,il primo che nei primi anni Settanta aveva indagato sulla “pista nera” per la strage di piazza Fontana.Nel 1980 la scena eversiva era occupata dalla loggia P2 di Licio Gelli.

Che rapporti ci sono tra i NAR e la P2?

I NAR erano legati ai servizi segreti (SISMI e SISDE),che all’epoca erano diretti da uomini affiliati ala P2,rispettivamente i generali Giuseppe Santovito e Giulio Grassini. Inoltre,godevano della protezione di settori dei Carabinieri fedeli alla Loggia e al suo sistema di potere occulto. Tanto per fare qualche esempio,in un covo dei NAR scoperto a Torino nel 1982 sono stati sequestrati  tesserini di riconoscimento dell’Arma già predisposti per fungere da documenti falsi,con il timbro tondo “Legione Carabinieri Brescia” e con già apposta la firma del relativo comandante,il colonnello Giuseppe Montanaro,iscritto alla loggia P2,tessera numero 906. Dopo qualche mese, il latitante Gilberto Cavallini viene arrestato e viene trovato in possesso di uno di quei tesserini, con la sua foto e intestato a un ipotetico carabiniere fasullo e con tanto di firma del colonnello piduista.

Giusva Fioravanti

                                                                                                                                                 Quanto a Valerio Fioravanti,è stato ammesso alla Scuola allievi ufficiali,pur risultando implicato in gravissimi reati che continuò a commettere anche durante il servizio: con il grado di sottotenente di complemento ha comandato un plotone di fucilieri a Vacile di Splilimbergo dall’8 febbraio al 18 luglio 1978,ma il 28 febbraio era a Roma,a uccidere l’operaio Roberto Scialabba.            E nel mese di maggio 1978 si è reso responsabile del furto di una settantina di bombe a mano SRCM,poi utilizzate in parte per attentati.                                   

 

 

Fioravanti non ha mai subito conseguenze penali per quel furto,pur essendo documentato che i servizi segreti fossero perfettamente al corrente che l’autore del furto era lui. E non fatto nulla neanche per recuperare le bombe.

 

 

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