L’Osservatorio: ma questa volta se ne occupa il “Trovaroma”, per recensirlo
Ignorando il fatto ,a pensar bene ovviamente, che furono proprio i “cugini” dell’Espresso“ i primi a parlare di “GUD Connection” riferendosi all’inaugurazione di “Le Carrè Francais” a Roma, il “Trovaroma” supplemento del quotidiano “La Repubblica” di ieri 28 gennaio,pubblica a pagina 23 un “box” con la recensione del bistrot aperto nel 2015 a via Vittoria Colonna,in Prati.
Il punto è che l’ingente l’investimento di 1,5Mil di euro vide come protagonista,secondo “L’Espresso” , una allegra brigata di imprenditori francesi,guarda caso tutti ex appartenenti al “GUD – Groupe Union Defense”,gruppo dell’estrema destra radicale francese. Parliamo della colonia romana con a capo Federic Chatillon proprietario della Riwal Italia,filiale della società omonima che collaborò alla campagna elettorale di Marine Le Pen per le presidenziali, fino a Jildaz Mahè proprietario del bistrot in Prati appena recensito dal “Trovaroma”.
Ai primi si sono aggiunti nel tempo altri personaggi più giovani,da citare come imprenditore attivo nel campo della comunicazione, Paul Alexandre Martin ex portavoce del Resemblement National ( ex-FN) ora a capo della società “Squadra Digitale srl ” con sede a Roma,tutti giunti nella Capitale seguendo le orme di Sebastien De Boeldieu alias “Magnificat”,l’ex “gudard”,facente funzioni di ufficiale di collegamento con CasaPound, per la quale,come scrivemmo sul sito dell’Osservatorio il 25 gennaio 2018, ricopre il ruolo di responsabile delle relazioni internazionali .
Resta il fatto che tra smentite e precisazioni intercorse tra gli estensori degli articoli e i legali dei personaggi interessati sulla natura dell’ingente investimento fatto all’epoca,resta quell’imbarazzante passato politico dei proprietari del bistrot in comune con la fascisteria romana che nessuno può smentire. Tornando al “Trovaroma”, come minimo la recensione si può definire una caduta di stile della redazione del supplemento de “La Repubblica”,irrispettoso verso quei colleghi de “L’Espresso” che hanno pagato l’attività di inchiesta sulla destra estrema subendo minacce e ritorsioni.