Cinema America: fu aggressione in branco contro antifascisti

L’Osservatorio: l’articolo di Patrizia Maciocchi tratto dal Sole 24 Ore del 3 febbraio 2020,ci da l’opportunità di tornare a parlare di Marco Ciurleo,coordinatore di Blocco Studentesco,del quale il nostro sito si era occupato a ridosso dell’aggressione ai ragazzi del Cinema America. La cassazione ha rigettato il  tentativo di far passare l’attivista per un giovane non organicamente coinvolto nell’estremismo radicale di destra,quando il suo curriculum vanta per esempio l’irruzione al Liceo Giordano Bruno alla Bufalotta . Quando,per impedire un incontro promosso dai docenti della scuola tra studenti e ANPI(Associazione Nazionale Partigiani) sulla questione Giordano-Dalmata e le Foibe,si presentò a capo di un manipolo di pagliacci ,proprio lui, Marco Ciurleo,   il protagonista dell’aggressione ai ragazzi del Cinema America,quello della testata che ha rotto il naso di Habib.

 citazione dall’articolo del Sole 24 0re di Patrizia Maciocchi

Una spedizione punitiva, avvenuta di notte, contro persone pacifiche, colpevoli di indossare un simbolo,la maglietta del “Cinema America”, considerato contro i valori del regime

Queste le motivazioni con le quali la Cassazione, lo scorso 8 gennaio, aveva confermato le misure cautelari di un ventiquattrenne indagato, assieme ad altri, per violenza privata e lesioni gravi per l’aggressione del giugno scorso a Roma a due ragazzi che indossavano la maglietta del “Cinema America”, considerata un simbolo antifascista. Per la Suprema corte l’aggressione era stata fatta in danno di «persone pacifiche, non organizzate e non riunite a manifestare, motivata dall’appartenenza delle vittime a un’ampia area culturale, sociale e ideale contraria al regime fascista». Allora la Suprema corte aveva considerato adeguata la misura cautelare degli arresti domiciliari – poi sostituita con l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria – motivata dal pericolo di recidiva e avvalorata dalla personalità dell’indagato, che ha un precedente estinto con la messa alla prova e un altro procedimento in corso.

L’aggressione in branco

Il simbolo considerato antifascista

La difesa del giovane ha contestato la gravità delle condotte e lo stabile inserimento in movimenti di “destra radicale”, ricordando che i precedenti dell’indagato riguardavano solo il «getto pericoloso di cose, la violazione dei sigilli e l’invasione di edifici», mentre non andava considerato il procedimento, ancora pendente, per resistenza a pubblico ufficiale.

 

 

Il vecchio squadrismo

La Corte ricorda che il Tribunale del riesame aveva valorizzato l’azione violenta contro persone pacifiche, ritenute non appartenenti ad un gruppo contrapposto, ma solo ad un’ampia, composita e pluralistica area culturale, sociale de ideale, reputata «ideologicamente contraria al regime fascista, storicamente considerato anti democratico». Per il riesame «non a caso nato anche grazie all’azione violenta di squadre e gruppi organizzati». Nello specifico la violenza è stata connotata, secondo il dichiarato intento degli stessi autori, dalla volontà di contrastare l’antifascismo che, in tesi, le vittime rappresentavano semplicemente indossando la maglietta del “Cinema America”.

I movimenti antidemocratici

La mancata prova dell’assunzione di un ruolo in una determinata organizzazione di rilevanza nazionale, sottolineata dalla difesa, non esclude, per i giudici di legittimità, che «un soggetto, per ragioni di “comune sentire” possa dirsi” di fatto” al servizio di movimenti antidemocratici, di cui condivide idee, scopi e metodi”. Ininfluente ai fini della valutazione della personalità dell’indagato, anche l’assenza di precedenti penali in senso stretto perché «il giudice può trarre elementi di valutazione anche dai reati estinti in quanto condotte materialmente tenute»

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