PREMESSA
Assistiamo ormai da troppo tempo ad una “defascistizzazione” del fascismo, riducendo i danni di 20 anni di feroce dittatura all’emanazione delle Leggi Razziali del 1938 ed all’entrata in guerra come alleati della Germania nazista e colpevolmente dimenticando che il fascismo è stato:
42 condanne a morte di cui 31 eseguite su sentenza del Tribunale Speciale.
4.596 condanne per 28.000 anni di carcere e confino politico ad oppositori.
Fra il gennaio e il giugno 1921 furono distrutte dai fascisti: 17 giornali e tipografie, 59 Case del Popolo, 119 Camere del Lavoro, 83 sedi di Leghe contadine, 141 sezioni Comuniste o Socialiste, 110 circoli culturali.
Tra il 1921 e il 28 ottobre 1922 lo squadrismo fascista uccise circa 3.000 persone in Italia.
80.000 libici condannati a morire di stenti nelle zone desertiche della Cirenaica dal generale Graziani.
700.000 abissini barbaramente uccisi nel corso della impresa Etiopica e nelle successive “operazioni di polizia”.
I combattenti antifascisti caduti nella guerra di Spagna.
350.000 militari e ufficiali italiani caduti o dispersi nella Seconda Guerra mondiale.
I combattenti degli eserciti avversari ed i civili che soffrirono e morirono per le aggressioni fasciste.
45.000 deportati politici e razziali nei campi di sterminio, 15.000 dei quali non fecero più ritorno. Fra i deportati 7800 erano ebrei italiani, la maggior parte non tornò.
640.000 internati militari nei lager tedeschi di cui 40.000 deceduti perchè si rifiutarono di aderire alla Repubblica di Salò.
600.000 prigionieri di guerra italiani che languirono per anni, in tutte le parti del mondo.
110.000 caduti nella Lotta di Liberazione in Italia e all’estero.
Migliaia di civili sepolti vivi tra le macerie dei bombardamenti delle città.
Evidenziare queste cifre è il primo passo per rendere concreto il ricordo di cosa è stato il fascismo in Italia.
LA STORIA
DALLA FONDAZIONE DEI FASCI ITALIANI DI COMBATTIMENTO ALL’OMICIDIO DI GIACOMO MATTEOTTI
La Prima Guerra Mondiale produsse effetti destabilizzanti sul piano geopolitico – la fine dell’Impero Asburgico, la Rivoluzione Russa e la pace punitiva imposta alla Germania – e sociale.
Nell’Italia del dopoguerra, economicamente provata, si assistette a un inasprimento delle tensioni sociali, con lo sviluppo dei sindacati e la nascita di importanti partiti di massa come il Partito Popolare di Don Luigi Sturzo (1919), e il Partito Comunista d’Italia fondato da Antonio Gramsci e Amadeo Bordiga (1921).
Nel 1919 nacque un altro movimento, destinato a segnare indelebilmente la storia italiana, il fascismo, guidato dall’ex socialista Benito Mussolini. Inizialmente tale movimento prende il nome di Fasci Italiani di combattimento ed ebbe carattere elitario, non di massa. Alla sua fondazione, il 23 marzo 1919, a Milano in Piazza San Sepolcro, sono presenti principalmente nazionalisti, reduci della Grande Guerra, ex sindacalisti rivoluzionari, repubblicani, dannunziani e alcuni futuristi marinettiani.
Nel 1920 ebbe inizio il cosiddetto Biennio Rosso caratterizzato da forti lotte operaie con occupazione delle fabbriche dopo mesi di scioperi contro il carovita e le difficili condizioni lavorative e lotte dei contadini che reclamano la terra.
È in Val Padana e in Puglia che la lotta contadina è più accesa ed i proprietari terrieri ed esponenti dei Fasci di combattimento si alleano, ricorrendo alla violenza dello squadrismo, alle azioni punitive di gruppi di fascisti contro Camere del Lavoro, Case del popolo, sedi di partiti e di cooperative, singole persone, azioni sono spesso ignorate dalle forze dell’ordine.
Nel 1921 il capo del governo Giovanni Giolitti (1842-1928), non ritenendo il fascismo un fenomeno eversivo e pericoloso per la stabilità dello Stato, accettò che alcuni candidati fascisti – come alleati nella lotta politica per il contenimento di socialisti e popolari – partecipassero alle elezioni nei blocchi d’ordine costituiti dai liberali. Crebbe così l’influenza fascista e gli squadristi cominciarono ad agire impuniti anche nei centri industriali; borghesia e ceto politico in generale considerarono il movimento facilmente arginabile nel momento in cui sarebbe cessata la sua utilità sociale.
Nel 1922, Mussolini abbandonando due premesse dei Fasci di combattimento – il repubblicanesimo e l’anticlericalismo – presentò il fascismo come l’unica alternativa valida, sia sul piano politico sia su quello ideologico, al comunismo, denunciando il Partito Popolare per la sua apertura ai socialisti. Accanto all’azione propagandistica e politica di Mussolini continuarono le azioni squadriste tese a colpire i punti di riferimento e di aggregazione delle lotte popolari.
Il 24 ottobre 1922 Mussolini radunò a Napoli migliaia di camicie nere (simbolo del movimento) ed ebbe luogo la marcia su Roma. Il Presidente del Consiglio Luigi Facta presentò al re Vittorio Emanuele III il decreto per la proclamazione dello stato d’assedio, ma il re si rifiutò di firmarlo, lasciando così via libera ai fascisti, che entrarono a Roma il 28 ottobre.
Mussolini, temendo una reazione da parte del monarca, non partecipò alla marcia, attendendo a Milano l’evolversi della situazione e quando il re non firmò la proclamazione dello stato d’assedio, si unì ai suoi.
Il re gli affidò l’incarico di formare il nuovo governo, che si compose di fascisti, liberali, popolari e indipendenti. Mussolini presentò un programma soddisfacente per i conservatori, abbandonando la linea giolittiana che colpiva i profitti di guerra; sciolse le amministrazioni comunali e provinciali guidate da socialisti e/o popolari; liquidò le cooperative e limitò le libertà sindacali.
Gli alleati di governo aspettavano inoltre la normalizzazione dello squadrismo, riportando il fascismo nei canoni della legalità. Mussolini, sapendo che è solo grazie all’appoggio della monarchia e delle classi conservatrici che è arrivato al governo e si impegnò in tal senso ma, internamente al partito, la corrente facente capo a Roberto Farinacci (1892-1945) si oppose al tentativo di moderazione. Per mantenere la leadership, Mussolini usò uno stratagemma, trasformando le squadre in Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale. Successivamente istituì il Gran Consiglio del Fascismo, che divenne di fatto decisivo nella vita politica italiana, con la trasformazione in breve tempo in organo costituzionale dello Stato.
La legge elettorale venne modificata per garantire la maggioranza alla lista fascista; i popolari vennero estromessi dal governo per le loro posizioni pubblicamente antifasciste.
Il 6 aprile 1924 si svolsero nuove elezioni politiche (le ultime), caratterizzate da un clima di pesanti intimidazioni. Grazie alla legge elettorale maggioritaria vinse il “listone”, che vedeva esponenti fascisti accanto a nomi della tradizione liberale. Nonostante le violenze, i partiti democratici ottennero risultati importanti e l’attesa normalizzazione dello squadrismo, ora ammantato di legalità, non avvenì.
L’esponente socialista Giacomo Matteotti (1885-1924) denunciò alla Camera i brogli elettorali e il clima di violenza nel quale si erano svolte la campagna politica e le stesse elezioni. Il deputato antifascista, nel suo discorso, fece anche il nome di un candidato emiliano (Antonio Piccinini, 1884-1924) assassinato dagli squadristi prima delle elezioni. Lo scopo di Matteotti era che la Camera accettasse di indagare sui metodi usati nelle elezioni e che, una volta scoperti, queste venissero invalidate.
A lungo si è ritenuto che l’unico movente dell’assassinio di Matteotti sia stato questo discorso, ma una recente storiografia (M. Canali, Il delitto Matteotti, Il Mulino, Bologna, 1997, n.e. 2015) ha potuto fornire documenti che sottolineano la presenza di una motivazione affaristica. Sembra, infatti, che il deputato stesse preparando, per la seduta del 10 giugno – giorno in cui sarebbe stato rapito – un dossier sulla cosiddetta “convenzione Sinclair”, stipulata nel marzo precedente. La convenzione concedeva alla società americana Sinclair Oil il monopolio della ricerca petrolifera in Italia, a condizioni svantaggiose per il pubblico interesse. In cambio, la società aveva versato notevoli finanziamenti al partito fascista. Sarebbe dunque stato l’annuncio delle rivelazioni che Matteotti si apprestava a fare a scatenare l’intervento della squadra fascista.
Il 10 giugno del 1924 Matteotti si stava avviando a piedi alla seduta quando venne rapito. La scomparsa del deputato venne denunciata e si avviarono immediatamente le ricerche. Le prime prove furono trovate in agosto e successive indagini portarono poi alla scoperta del cadavere. È il 16 agosto.
Inizialmente Mussolini attribuì l’assassinio ai suoi avversari politici, accusandoli di tramare contro di lui, indignato come tutta l’opinione pubblica dall’evento. Lo scandalo fa tuttavia scricchiolare il governo.
Nel frattempo i gruppi dell’opposizione, dopo la dichiarazione del re di rimettersi alla maggioranza parlamentare (fascista), abbandonarono il Parlamento chiedendo l’abolizione della milizia e il ripristino della legalità. Questo evento – conosciuto come “secessione dell’Aventino” – pur avendo suscitato una eco enorme, andò lentamente alla deriva per la mancanza di un programma e di direttive unitarie. Avvantaggiato dalla crisi dell’opposizione, Mussolini riprende in mano la situazione, forte anche dell’appoggio dei conservatori, dei clerico-moderati, della milizia, degli ambienti militari e di quelli monarchici, che temevano un ritorno alla situazione del primo dopoguerra, con i partiti di massa protagonisti. Il governo riprende così coraggio, riapre il Parlamento e, col famoso discorso del 3 gennaio 1925 – in cui si assume la responsabilità morale del delitto Matteotti – Mussolini attuò il colpo di Stato. Quello stesso giorno il duce parlò alla Camera sfidando i partiti aventiniani, accusandoli di sedizione, così da precludere loro il ritorno in aula. Sono in tal modo gettate le premesse del regime autoritario.
CRONOLOGIA 1919 – 1925
Domenica 18 ottobre 1919
Mussolini si dimette dall’Avanti!
Benito Mussolini, dirigente “massimalista” del Psi e direttore del quotidiano Avanti!, organo del partito, ribalta le posizioni assunte fino a quel momento dal Psi di non partecipazione dell’Italia al conflitto mondiale in corso tra le potenze europee, e apre alle tesi interventiste. Nella direzione del partito convocata a Bologna, viene criticato e il documento presentato a difesa delle sue posizioni viene bocciato. Mussolini si dimette da direttore del quotidiano socialista.
Domenica 15 novembre 1914
Nasce il Popolo d’Italia
• Esce nelle edicole un nuovo giornale, Il popolo d’Italia, sottotitolo “quotidiano socialista”, diretto da Benito Mussolini.
Martedì 24 novembre 1914
Mussolini espulso
• La sezione socialista milanese dove è iscritto Mussolini vota a grande maggioranza l’espulsione.
Sabato 11 gennaio 1919
Bissolati contestato
• Mussolini e il futurista Marinetti organizzano una violenta contestazione a un discorso del socialista riformista Leonida Bissolati, alla Scala di Milano, favorevole a un accordo con la Jugoslavia sulla controversa questione dei confini.
Domenica 23 marzo 1919
L’adunata
• A piazza San Sepolcro a Milano vengono fondati i Fasci di combattimento. Il promotore dell’iniziativa, Benito Mussolini, definisce il nuovo movimento un antipartito.
Martedì 15 aprile 1919
L’Avanti! devastato
• Al termine di un comizio a Milano organizzato dal Psi, i manifestanti vengono attaccati da gruppi di destra (nazionalisti, arditi, fascisti), che poi si dirigono verso la sede del quotidiano Avanti!, in via Settala, e la devastano.
Domenica 16 novembre 1919
I fascisti perdono
• Totale l’insuccesso dei fascisti (che non riescono a portare alla Camera nemmeno un loro rappresentante) alle prime elezioni del dopoguerra. Il Psi diventa invece il primo partito italiano: raccoglie il 32,1 per cento dei voti e riesce a far eleggere 156 deputati. Hanno votato 5.793.507 elettori pari al 56 per cento degli aventi diritto.
Domenica 21 novembre 1920
Gli squadristi
• I fascisti attaccano palazzo d’Accursio a Bologna, dove si sta insediando la nuova amministrazione socialista. Seguono gravi tumulti, al termine dei quali si contano undici morti (di cui dieci socialisti) e una sessantina di feriti. È l’inizio sistematico delle azioni squadristiche.
Lunedì 20 dicembre 1920
I fascisti conquistano Ferrara
• Battaglia a Ferrara tra un centinaio di fascisti armati, che conquistano la città, e i socialisti. Nella sparatoria muoiono tre fascisti e due socialisti.
Martedì 21 dicembre 1920
Sequestro Zanardi
Il deputato socialista Francesco Zanardi, ex sindaco di Bologna, è sequestrato da una squadra fascista. Prima di essere rilasciato, dopo alcune ore, il parlamentare è costretto a sottoscrivere dichiarazioni patriottiche.
Domenica 15 maggio 1921
Il blocco nazionale
• Alle nuove elezioni, dopo lo scioglimento anticipato della Camera, i fascisti – che si sono presentati nel “blocco nazionale” promosso da Giolitti – riescono a far eleggere 35 deputati.
Giovedì 21 luglio 1921
I fascisti attaccati
• A Sarzana, in Liguria nella provincia di La Spezia, una colonna di 500 fascisti che pretendeva di imporre la liberazione di alcuni camerati arrestati nei giorni precedenti, viene respinta dai carabinieri a colpi di fucile. La colonna si disperde nelle campagne e durante la fuga gli squadristi vengono attaccati dai contadini. Il bilancio finale è di 18 fascisti uccisi e una trentina feriti.
Lunedì 7 novembre 1921
La nascita del Pnf
• Nascita del Partito nazionale fascista al termine del terzo congresso del Fasci di combattimento.
Martedì 24 gennaio 1922
Confederazione nazionale delle corporazioni sindacali
• A Bologna, al congresso dei sindacati fascisti, viene fondata la Confederazione nazionale delle corporazioni sindacali.
Martedì 1 agosto 1922
Lo sciopero generale
• Uno sciopero generale definito “legalitario”, indetto da socialisti e sindacati per protestare contro le violenze fasciste, in molti casi i fascisti si offrono alle aziende come crumiri per tentare di far fallire lo sciopero.
Giovedì 3 agosto 1922
Devastata la sede dell’Avanti!
• I fascisti occupano palazzo Marino a Milano, sede dell’amministrazione comunale guidata dai socialisti. Gabriele D’Annunzio tiene un discorso dal balcone dell’edificio. Devastata la sede dell’Avanti!.
Martedì 3 ottobre 1922
Il Regolamento della Milizia
• Sul Popolo d’Italia viene pubblicato il “Regolamento della milizia”. Il partito fascista rende pubblica la creazione di un proprio esercito. Una grave sfida nei confronti delle istituzioni, che non reagiscono. Mussolini commenta con i suoi più stretti collaboratori: «Se in Italia ci fosse un governo degno di questo nome, oggi stesso dovrebbe mandare qui i suoi agenti e carabinieri, scioglierci e occupare le nostre sedi».
Martedì 24 ottobre 1922
Il quadrumvirato fascista
• Al termine di una manifestazione fascista a Napoli, Mussolini nomina un quadrumvirato formato da Italo Balbo, Cesare Maria De Vecchi, Emilio De Bono, Michele Bianchi a cui è affidato il compito di coordinare le operazioni della marcia su Roma. È previsto che l’insurrezione scatti alla mezzanotte tra il 27 e il 28 ottobre.
Sabato 28 ottobre 1922
La marcia su Roma
• Comincia la marcia su Roma. I treni che trasportano le camicie nere verso la capitale vengono bloccati dall’esercito. Nemmeno un fascista riesce a entrare in città. Il governo Facta vara lo stato d’assedio, ma il re – dopo che gli ordini sono già stati impartiti a tutti i comandi militari – non firma il decreto. L’esecutivo si dimette, e Vittorio Emanuele incarica il leader della destra Antonio Salandra di formare il nuovo gabinetto.
Domenica 29 ottobre 1922
Salandra rinuncia
Antonio Salandra rinuncia all’incarico. Il re, nel pomeriggio, invita Mussolini a Roma con il mandato di formare l’esecutivo. Il leader dei fascisti parte alle 20.30 da Milano in vagone letto. Sempre a Milano, gli squadristi attaccano e occupano la sede dell’Avanti!.
Lunedì 30 ottobre 1922
Mussolini a Roma
• Mussolini arriva in treno alla stazione Termini alle 10.50. Alle 11.15 entra al Quirinale, viene ricevuto da Vittorio Emanuele che gli affida formalmente l’incarico di formare il governo.
• Alle 19.20 Mussolini varca di nuovo il portone del Quirinale per sottoporre al re la lista dei ministri. Del nuovo esecutivo fanno parte quattro fascisti: Mussolini (che oltre alla presidenza del Consiglio tiene per sé Interno ed Esteri), Alberto De Stefani (Finanze), Aldo Oviglio (Giustizia), Giovanni Giuriati (Terre liberate); tre indipendenti filofascisti: Armando Diaz (Guerra), Paolo Thaon di Revel (Marina), Giovanni Gentile (Istruzione); un nazionalista, Luigi Federzoni (Colonie); un liberaldemocratico, il “salandrino” Giuseppe De Capitani d’Arzago (Agricoltura); due demosociali: Gabriello Carnazza (Lavori pubblici) e Giovanni Colonna di Cesarò (Poste); due popolari: Vincenzo Tangorra (Tesoro) e Stefano Cavazzoni (Lavoro e previdenza sociale); un democratico, il giolittiano Teofilo Rossi di Montelera (Industria). Le colonne delle camicie nere, che erano state fermate dall’esercito a molti chilometri dalla capitale, avevano ricevuto da Mussolini l’ordine di non avanzare su Roma – almeno nella giornata odierna – per non compromettere la delicatissima situazione politica che si stava concludendo con la conquista del potere da parte dei fascisti per le vie legali. L’ordine viene rispettato solo dalla colonna attestata a Civitavecchia e dintorni.
• Nella mattinata, intorno all’ora in cui Mussolini arrivava in vagone letto alla stazione Termini, entrano a Roma dalla via Salaria, dalla via Nomentana e dalla via Tiburtina tre colonne di camicie nere. Durante l’attraversamento di quest’ultima nel quartiere San Lorenzo, i fascisti provocano incidenti al termine dei quali si contano tredici morti (tutti abitanti del quartiere) e numerosi feriti. Se questo è il bilancio più grave, anche le altre colonne si rendono protagoniste durante tutta la giornata di aggressioni e uccisioni di “sovversivi rossi” e devastazioni di giornali e sedi di organizzazioni della sinistra.
Martedì 31 ottobre 1922
Mussolini giura
• Al Quirinale, giuramento del governo Mussolini davanti al re.
Giovedì 16 novembre 1922
La fiducia
Alle ore 15 Mussolini si presenta alla Camera (e poco dopo al Senato) per il discorso della fiducia, quello in cui pronuncia le celebri minacciose parole: «Potevo fare di questa aula sorda e grigia un bivacco di manipoli…, potevo sprangare il parlamento e costituire un governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno per il momento, voluto».
Venerdì 17 novembre 1922
306 voti a favore
• Il governo Mussolini ottiene la fiducia alla Camera con 306 voti favorevoli, 116 contrari e 7 astenuti.
Venerdì 15 dicembre 1922
Gran Consiglio
• Istituzione del Gran consiglio del fascismo. Ha il compito di elaborare la politica del regime.
Giovedì 23 agosto 1923
Muore don Minzoni
• Il sacerdote don Giovanni Minzoni, aderente al Partito popolare ma di idee antifasciste, è aggredito e ucciso a bastonate da una squadra di camicie nere ad Argenta, in provincia di Ferrara.
Domenica 18 novembre 1923
La legge Acerbo
• Entrata in vigore della legge Acerbo di riforma elettorale (maggioritaria). Prevede che al partito che fossero andati più voti e che avesse superato la soglia del 25 per cento andassero i due terzi dei seggi.
Mercoledì 26 dicembre 1923
Giovanni Amendola aggredito
• Una squadra fascista aggredisce e bastona a Roma, in via Francesco Crispi, il deputato Giovanni Amendola.
Domenica 6 aprile 1924
I fascisti vincono le elezioni
• Le elezioni, che si sono svolte in un clima di violenza per le continue aggressioni degli squadristi nei confronti dei rappresentanti dei partiti di opposizione, portano alla vittoria del Partito fascista che – in base alla legge fatta approvare l’anno precedente – ottiene la maggioranza assoluta dei seggi.
Venerdì 30 maggio 1924
Matteotti contro le violenze squadristiche
• Giacomo Matteotti, segretario del Partito socialista unitario (formatosi nell’ottobre 1922 in seguito a una scissione del Psi), pronuncia alla Camera un durissimo discorso per denunciare le violenze squadristiche durante la campagna elettorale e i brogli dei fascisti alle precedenti elezioni politiche.
Martedì 10 giugno 1924
Sequestro Matteotti
• Giacomo Matteotti è sequestrato da una squadra fascista comandata da Amerigo Dumini.
Venerdì 27 giugno 1924
Quelli dell’Aventino
• L’opposizione decide di non partecipare più ai lavori parlamentari per denunciare la deriva antidemocratica in cui sta scivolando il Paese. L’iniziativa prende il nome di “secessione dell’Aventino”.
Martedì 8 luglio 1924
Libertà di stampa
• Un decreto governativo limita la libertà di stampa.
Sabato 16 agosto 1924
Matteotti è morto
• Il cadavere di Giacomo Matteotti viene trovato in un bosco vicino a Roma.
Venerdì 5 settembre 1924
Gobetti aggredito
• Piero Gobetti, scrittore e uomo politico liberale di idee antifasciste, è aggredito e percosso a Torino da una squadra di camicie nere. Ripara in Francia.
Sabato 3 gennaio 1925
Mussolini rivendica il delitto Matteotti
• In un discorso alla Camera, Mussolini rivendica l’uso della forza contro gli oppositori e si assume la responsabilità «politica, morale e storica» del delitto Matteotti.
IL REGIME: DALL’AVVENTURA COLONIALISTA AL PATTO D’ACCIAO
L’assassinio di Matteotti e l’assunzione di responsabilità (“morale”), per tale delitto, da parte di Mussolini, cambiano la natura del fascismo e le sorti del paese accelerando il processo di trasformazione dello Stato in senso dittatoriale. (Uno dei passaggi fondamentali di tale trasformazione sarà la costituzionalizzazione, il 9 dicembre 1928, del Gran Consiglio del Fascismo che, da organo supremo del partito fascista, diviene anche organo costituzionale del Regno.) Progressivamente, dal 1925 in poi e soprattutto attraverso le cosiddette “leggi fascistissime”, vennero aumentati i poteri della polizia; epurate le amministrazioni statali; eliminata la libertà di stampa e di opinione, attraverso un inasprimento della censura, con la sospensione e sostituzione di direttori delle pubblicazioni non allineate, rafforzato il potere dei prefetti con conseguente maggior ingerenza del partito nella gestione quotidiana dello Stato; abolite le elezioni amministrative e il sindaco, ora chiamato podestà, diviene di nomina governativa. Il presidente del Consiglio diviene capo del Governo, e non si tratta di un semplice mutamento terminologico: egli esercita il proprio potere dovendo rispondere solo al re, dal quale è nominato, e non più anche al Parlamento. Le elezioni amministrative sono abolite, e il sindaco, di nomina regia, assume il nome di podestà. La monarchia parlamentare si trasforma in dittatura, e la stessa legge suprema dello Stato, lo Statuto Albertino, carta costituzionale flessibile (a differenza della Costituzione della Repubblica Italiana, che è “rigida”), viene piegata alle esigenze del regime.
Tra 1925 e 1926, alcuni falliti attentati alla vita di Mussolini (Tito Zaniboni, Roma, 4 novembre 1925; Violet Albina Gibson, Roma, 7 aprile 1926; Gino Lucetti, Roma, 11 settembre 1926; Anteo Zamboni, Bologna, 31 ottobre 1926) sono il pretesto per una violenta ondata repressiva che porta allo scioglimento di tutti i partiti, associazioni ed organizzazioni democratiche, nonché all’ istituzione del Tribunale Speciale per la difesa dello Stato, che processerà antifascisti e intellettuali del calibro di Antonio Gramsci e Alcide De Gasperi, ma anche migliaia di cittadini responsabili solo di aver espresso, anche con una sola semplice battuta, una qualsiasi forma di dissenso o critica nei confronti degli organi dello Stato. Con il sostegno dell’OVRA, l’onnipresente polizia politica del regime, il Tribunale Speciale comminerà, negli anni della sua attività (1926-1943), migliaia di condanne al confino e al domicilio coatto, mentre numerosi personaggi della vita politica e culturale italiana sono costretti ad abbandonare il paese e a rifugiarsi in paesi come la Francia, dove non sempre saranno al sicuro.
Il Tribunale speciale per la difesa dello Stato
Il Tribunale speciale per la difesa dello stato, istituito con legge del 25 novembre 1926, n. 2008 (una delle cosiddette “leggi fascistissime”), ha il compito di giudicare i reati contro la sicurezza dello Stato e il regime fascista, quindi, in particolare i reati politici riconducibili all’antifascismo.
Il Tribunale speciale ha il potere di diffidare, ammonire e condannare coloro che vengono ritenuti responsabili di reati politici nonché pericolosi per l’ordine pubblico e la sicurezza. Di tali reati giudicano alti ufficiali delle forze armate e della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale; tali magistrati hanno la facoltà di condannare anche alla pena di morte, che viene reintrodotta dopo la sua abolizione avvenuta nel 1889, per reati quali l’attentato alla vita delle massime autorità dello stato, la cospirazione, il disvelamento dei segreti militari, la strage, lo scatenamento della guerra civile. L’antifascismo è solitamente punito con pene detentive che vanno da uno a trent’anni. Le sentenze del Tribunale speciale sono inappellabili; l’ente lavora soprattutto sulla scorta delle segnalazioni provenienti dalla polizia segreta, l’Ovra, e dalle altre polizie. Secondo le stime prodotte dalla storiografia, tra il 1926 e il 1943 vengono deferiti al Tribunale speciale 15.806 antifascisti; di questi, i processati sono 5.620 – la Commissione istruttoria del Tribunale ha infatti il compito di “scremare” tra le denunce dell’Ovra – e i condannati 4.596 (G. De Luna, Tribunale speciale per la difesa dello stato, in Dizionario del fascismo, a cura di V. de Grazia-S. Luzzatto, Torino, Einaudi, 2003, v. 2, p. 739)-
Il Tribunale speciale viene sciolto dopo il 25 luglio 1943, a seguito della caduta del regime fascista. Nel dicembre 1943 è ricostituito come organo della Repubblica Sociale Italiana, e rimane operativo nel nord Italia fino alla sconfitta fascista della primavera del 1945.
Donne davanti al Tribunale Speciale
Qui di seguito un elenco di donne condannate dal Tribunale Speciale tratto dalla bibliografia disponibile:
Giuliana Antich, nata in Jugoslavia il 19.6.1895, sarta. Svolge a Fiume, specialmente nei cantieri navali, intensa attività antifascista. Arrestata e accusata di “costituzione del Partito comunista, appartenenza allo stesso e propaganda”, viene processata e, il 24.2.1942, condannata a 20 anni di carcere.
Gloria Ardossi, nata a Medolino (Pola) il 26.4.1921, impiegata. Svolge attività comunista nella zona di Pola. Arrestata e deferita al tribunale speciale per “ricostituzione del Partito comunista e appartenenza allo stesso”, viene processata e, il 20.7.1943, condannata a 3 anni di carcere.
Clara Balboni, nata a Bologna il 9.4. 1913, bustaia. Faceva parte di un gruppo bolognese caduto nella rete della polizia fascista nel periodo giugno-luglio 1939. Accusata di “associazione comunista e propaganda sovversiva”, è rinviata a giudizio e processata. Il 14.11.1939 viene assolta.
Calista Bavoletti, nata a Cervia (Ravenna) nel 1896, casalinga. Arrestata e deferita al tribunale speciale, nel 1942 è rinviata al tribunale ordinario.
Adele Bei, nata a Cantiano (Pesaro) il 4.5.1904, casalinga. Comunista, viene arrestata e accusata di essere più volte entrata in Italia dalla Francia, dove risiede, per svolgere attività antifascista. Il Tribunale, dopo averle ricordato i figli lasciati in Francia sperando di farla crollare moralmente, di fronte al suo fiero atteggiamento il 19.7.1934 la condanna a 18 anni di carcere.
Natalia Beltrame, nata a Sequals (Udine) il 25.12.1906, casalinga. Fa parte di un gruppo di 16 persone che deve rispondere di “partecipazione ad associazione criminosa e propaganda antitaliana”. Processata, il 19.10.1934 è l’unica a essere assolta.
Aurora Benna, nata a Torino 1’11.8.1917, casalinga. Comunista, durante il 1937 svolge attività nelle fabbriche torinesi con volantini, scritte, giornali e raccolte di denaro pro-Spagna. Processata assieme ad altri 11 compagni, il 21.9.1938 viene condannata a 2 anni e 6 mesi di carcere. (Si veda, in questo stesso elenco biografico, Brasilla Negro).
Erminia Benotti, nata a Cento (Ferrara) il 27.10.1882, casalinga. Arrestata nel marzo 1927 assieme ad altri 5 diffusori di stampa comunista e processata il 25.5.1928, viene assolta nonostante alcune testimonianze l’accusino di essere comunista. (Si veda, in questo stesso elenco biografico, Enrica Borgatti).
Paola Bensi, nata a Mede (Pavia) 1’8. 12.1896, impiegata. Arrestata e deferita al tribunale speciale, nel 1938 è rinviata alla magistratura ordinaria.
Maria Bernetich, Tatiana, nata a Trieste il 14.3.1902, sarta. Accusata, assieme ad altri 7 compagni, di aver diffuso volantini e giornali comunisti, il 12 12.1928 è condannata a 2 anni di carcere. Il 2.3.1940 subisce una seconda condanna a 16 anni di reclusione per aver effettuato “propaganda comunista e spionaggio politico militare” (Si vedano, in questo stesso elenco biografico, Regina Franceschino, Dirce Scarazzati, Margherita Vienco, Angela Juren) .
Anna Bessone, nata a Tirano (Sondrio) il 6.6.1899, casalinga. Arrestata a Roma verso la fine del 1927, viene accusata, assieme a 17 compagni, di “adesione al Partito comunista, propaganda e uso di passaporto falso”. Avendo ammesso di essere comunista e addetta alla propaganda nell’Italia centrale, il 18.12.1928 è condannata a 8 anni di carcere.
Margherita Blaha, nata a Vienna (Austria) il 27.2.1909, ballerina. È la compagna di Domenico Bovone, autore di attentati dinamitardi in varie località italiane nel 1930-31. Coinvolta nel processo che segue l’arresto di Bovone e di altre 7 persone, accusata di “associazione tendente a provocare la strage e tentato attentato al duce”, il 15.6.1932 è condannata a 30 anni di carcere.
Enrica Borgatti, nata a Cento (Ferrara), casalinga. Nel marzo 1927 viene arrestata con 6 compagni e processata con l’accusa di aver diffuso stampa comunista. Nonostante alcuni testimoni l’accusino di essere comunista, il 25.5.1928 viene assolta. (Si veda in questo stesso elenco biografico Erminia Benotti).
Lea Brognara, nata a Occhiobello (Rovigo) il 31.7.1894, tessitrice. Arrestata nel 1931 per appartenenza al partito comunista e propaganda, è processata assieme a 12 altri imputati, tra cui Pietro Secchia. Il 28.1.1932 è assolta. (Si veda, in questo stesso elenco biografico, Arcangela Casetti).
Cristina Bucci, nata a Sassofeltrio (Macerata) 1’8.8.1900, casalinga. Arrestata e deferita al tribunale speciale, nel 1942 è rinviata al tribunale ordinario.
Elena Calliga, nata al Cairo (Egitto) il 16.10.1906. Arrestata e deferita al tribunale speciale, nel 1942 è rinviata al tribunale ordinario.
Anna Rosa Canitano, nata a Como il 19.11.1920, attrice. Fa parte di un gruppo di antifascisti, tra i quali Ferruccio Parri, che vengono arrestati nella primavera del 1942. Deferita al tribunale speciale con altri 10 imputati e processata, il 24.11.1942 viene assolta. (Si veda, in questo stesso elenco biografico, Elsa Finzi).
Lucia Caponetto, nata a Francofonte (Siracusa) il 14.8.1895, casalinga. Arrestata nel 1929 perché facente parte di un gruppo che svolge attività antifascista, nel corso del dibattimento ammette di aver favorito l’espatrio clandestino dei figli e, il 31.5.1930, viene condannata a 1 anno di carcere.
Vera Cappalli, nata a Riparbella (Pi sa) il 14.5.1913, pettinatrice. Arrestata e deferita al tribunale speciale, nel 1937 è rinviata alla magistratura ordinaria.
Arcangela Casetti, nata a Livorno Ferraris (Vercelli) l’1.1.1904, operaia. Nel 1931 viene arrestata con l’accusa di aver svolto propaganda comunista. Processata assieme a 12 altri imputati, tra cui Pietro Secchia, il 28.1.1932 viene assolta. (Si veda, in questo stesso elenco biografico, Lea Brognara).
Agnese Casula, nata a Decimomannu (Cagliari) il 18.3.1918. Viene arrestata e deferita al tribunale speciale che, nel 1941, la rinvia al tribunale ordinario.
Laura Cavallucci, nata a Pergola (Pesaro) il 29.9.1903, esercente. Titolare di una tipografia in via Accademia Albertina a Torino, nel febbraio 1928 stampa giornali comunisti. Arrestata e deferita al tribunale speciale, dichiara di averlo fatto su ordinazione di persona sconosciuta. Il 21.11.1928 viene condannata a 1 anno di carcere.
Fede Cerasani, nata a Roma il 10.6. 1915, dattilografa. Faceva parte di un gruppo di comunisti che si riuniscono, nel 1937, al n. 297 di via Appia Nuova a Roma per stampare manifestini e altro materiale. Accusata di “costituzione del P.C.I., appartenenza allo stesso e propaganda” è processata con altri 13 imputati. Il 20.1.1940 viene assolta.
Paolina Cernezzi, nata a Milano il 23.2.1901. Arrestata e deferita al tribunale speciale, nel 1942 viene rinviata al tribunale ordinario.
Emilia Cesaratti, nata a Recanati (Macerata) il 19.5.1906. Arrestata e deferita al tribunale speciale, nel 1942 è rinviata alla magistratura ordinaria.
Zaira Cianchi, nata a Firenze il 7.8. 1902, cucitrice. Arrestata nel 1925 per appartenenza all’organizzazione comunista fiorentina, “tendente all’insurrezione armata contro lo Stato e incitante all’odio di classe”, è rinviata a giudizio insieme ad altri 39 imputati. Il 12.3.1927, dopo 5 giorni di dibattimento, viene condannata a 3 anni, 6 mesi e 15 giorni di carcere. È la prima donna a comparire davanti al tribunale speciale.
Francesca Ciceri, nata a Lecco (Como) il 23.8.1904. Svolge attività comunista assieme al marito Gaetano Invernizzi. Entrambi arrestati e rinviati a giudizio per “costituzione del P.C.I., appartenenza allo stesso e propaganda”, attività svolta nel primo semestre del 1936 nel milanese, il 22.5.1937 è condannata a 8 anni di carcere (il marito, a 14 anni).
Luigia Colombo, nata a Milano il 17.11.1918, impiegata. Accusata di “associazione comunista, propaganda sovversiva e spionaggio politico militare”, è processata assieme ad altre 22 persone il 17.10.1939 ma viene assolta.
Francesca Condek, nata a Monforte (oggi Ostrožno Brdo, Slovenia, all’epoca in provincia di Trieste), il 17.5.1917, contadina. Nel luglio 1942 è arrestata a Monforte, assieme ad altre 4 persone, e accusata di far parte della banda partigiana di Carlo Maslo. Il 31.10. 1942 è condannata a 16 anni di carcere. (Si vedano, in questo stesso elenco biografico, Antonia e Francesca Medved).
Francesca Corona, nata a Occhieppo (Vercelli) il 18.7.1894, tessitrice. Accusata di “cospirazione, istigazione alla guerra civile, appartenenza al Partito comunista e propaganda sovversiva”, il 30.10.1928 è condannata a 4 anni e 6 mesi di carcere.
Maria Corona, nata a Villavalverina (Alessandria) il 21.9.1897. È arrestata e deferita al tribunale speciale che, nel 1941, la rinvia al tribunale ordinario.
Giuseppina Cosolito, nata a Caltagirone (Catania) il 24.3.1894. Arrestata e deferita al tribunale speciale, nel 1941 è rinviata al tribunale ordinario.
Ida Cossutta, nata a Trieste il 9.11. 1919, casalinga. Arrestata nel luglio 1942, è deferita al tribunale speciale con l’imputazione di “costituzione del Partito comunista, appartenenza allo stesso e propaganda”. Processata assieme ad altri 6 compagni, il 25.6.1943 è condannata a 3 anni di carcere. (Si veda in questo stesso elenco biografico, Vida Sedmak).
Maria Datti. Arrestata e deferita al tribunale speciale, nel 1942 è rinviata alla magistratura ordinaria.
Elvira del Rosso, nata a Legnano (Milano) il 28.7.1915, insegnante. Arrestata nel 1942 per aver costituito il M.A.F.S.I. (Movimento antifascista socialisti italiani) e deferita al tribunale speciale con altre 26 persone, è accusata dl “costituzione di associazione sovversiva, appartenenza alla stessa, propaganda, disfattismo, offese al duce e a Hitler”. Il 25.8.1942 è condannata a 1 anno di carcere. (Si veda in questo stesso elenco biografico. Stella Raschi).
Maria de Santi. Arrestata e deferita al tribunale speciale, nel 1940 è rinviata al tribunale ordinario.
Mariantonia di Censo, nata a Città di Castello (Perugia) il 24.11.1916, contadina. Testimone di Geova, è processata con 22 correligionari per “costituzione di associazione antinazionale, appartenenza alla stessa, propaganda, offese al duce e al papa”. Il 19.4.1940 è condannata a 11 anni di carcere. (Si vedano, in questo stesso elenco biografico, Maria Maddalena Pizzato, Geltrude Protti, Caterina di Marco).
Felicetta Di Lauro, nata a Velletri (Roma). Arrestata e deferita al tribunale speciale, nel 1942 è rinviata alla magistratura ordinaria.
Caterina di Marco, nata a Roseto (Teramo) il 13.2.1895, casalinga. Testimone di Geova, è accusata di costituzione di associazione antinazionale. Processata con 22 correligionari, il 19.4. 1940 è condannata a 11 anni di carcere. (Si vedano, in questo stesso elenco biografico, Mariantonia Di Censo, Maria Maddalena Pizzato, Geltrude Protti).
Fidea Di Nunzio, nata a Frascati (Roma) il 6.2.1891, casalinga. Arrestata e deferita al tribunale speciale con l’accusa di disfattismo per aver pronunciato la frase “Se sbarcano gli Alleati metto alla finestra la bandiera rossa”, il 13.11.1941 viene assolta.
Iolanda Dl Rocca, nata a Livorno il 15.7.1901. Arrestata e deferita al tribunale speciale, nei 1940 è rinviata al tribunale ordinario.
Emilia Ermellino, nata a Messina il 3.1.1895. È arrestata e deferita al tribunale speciale che, nel 1939, la rinvia alla magistratura ordinaria.
Cristina Erzetic, nata a Dolegna (Gorozia) il 5.10.1890, casalinga. È arrestata assieme al marito Lodovico Vellscek per aver permesso che nella loro casa i partigiani jugoslavi, dopo aver occupato Solona d’lsonzo, stabilissero il quartier generale. Accusati entrambi di “appartenenza a bande ribelli”, sono processati e condannati, il 10.11.1942, rispettivamente a 24 e a 30 anni di carcere.
Angela Facchin, nata a Lamar (Belluno) il 5.10.1920, domestica. In una lettera ai genitori scrive: “Ieri sono arrivati dal fronte 600 militari e feriti erano ridotti in condizioni pietose, tutta Ancona era impressionata”. Intercettata la lettera dalla censura, la giovane viene arrestata e accusata di disfattismo. Processata, il 12.5.1941 è assolta.
Maria Falorni, nata a Greve (Firenze) il 21.9.1910, insegnante. Con l’amica Renata Gradi (v. in questo stesso elenco biografico), alla fine del 1930 fa stampare dal tipografo Luigi Naldini un volantino contro la visita di Mussolini a Firenze. Il 18.4.1931 le due amiche vengono condannate a 5 anni di carcere, mentre il tipografo a 8 anni.
Clorinda Favella, nata a Roma il 3.9.1891, casalinga. Viene arrestata nell’ottobre 1940 e deferita al tribunale speciale con l’accusa di “offese al duce” e “vilipendio alla nazione” per aver detto: “Il duce è un figlio di puttana che fa la guerra per ammazzare la povera gente”. Processata, il 4.7.1941 è condannata a 1 anno e 2 mesi di carcere.
Tecla Ferraro, nata a Napoli il 3.4.1914, insegnante. Nel 1937 viene arrestata per aver inviato, complice di un medico confinato a Ventotene, alcuni memoriali a Edouard Herriot, presidente della Camera francese, e alla Lega del Diritti dell’Uomo. Tale materiale illustra le pessime condizioni in cui sono detenuti i confinati politici. Processata per “propaganda antinazionale, menomazione del prestigio nazionale all’estero e offese al duce”, il 23.6.1937 è condannata a 1 anno, 5 mesi e 10 giorni di carcere.
Felicita Ferrero, nata a Torino il 31. 12.1900, impiegata. È arrestata il 15.7.1927 e accusata di propaganda comunista e cospirazione. Le vengono sequestrate alcune lettere dello studente Velio Spano, con il quale viene processata. Vengono entrambi condannati: a 6 anni Ferrero e a 5 anni e 6 mesi Spano, che già si trovava in carcere, ma era in procinto di essere rilasciato.
Gina Ferretti, nata a Riparbella (Pisa) il 2.10.1888, casalinga. Arrestata e deferita al tribunale speciale, nel 1937 è rinviata al tribunale ordinario.
Elsa Finzi, nata a Genova il 14.5.1891. Viene arrestata nella primavera del 1942 assieme a un gruppo di antifascisti, tra cui Ferruccio Parri. Accusata di “costituzione di associazione antifascista, appartenenza alla stessa e propaganda”, e processata, il 24.11.1942 viene assolta. (Si veda, in questo stesso elenco biografico, Anna Rosa Canitano).
Maria Luigia Fortin, nata a Camposanto (Modena) il 30.5.1896, operaia. È accusata, assieme ad altre 3 persone, di noleggiare auto che vengono utilizzate in occasione di riunioni politiche clandestine. Rinviata a giudizio con l’imputazione di “ricostituzione del Partito comunista” e processata il 27.9.1928, viene assolta.
Regina Franceschino, nata a Folgaria (Udine) l’11.10.1909, casalinga. Membro di un’organizzazione comunista operante a Genova, La Spezia e Reggio Emilia, è accusata di propaganda antifascista e spionaggio politico-militare. Processata con altri 21 imputati, il 2.3.1940 viene condannata a 8 anni di carcere. (Si vedano, in questo stesso elenco biografico, Maria Bernetich, Dirce Scarazzati, Margherita Vienco).
Adelina Franchi, nata a Bologna il 16.9.1904, casalinga. Arrestata e deferita al tribunale speciale, nel 1941 è rinviata al tribunale ordinario.
Severina Galassa, nata a Portoferraio (Livorno) il 5.4.1900, insegnante. Arrestata e deferita al tribunale speciale, nel 1942 è rinviata alla magistratura ordinaria.
Dirce Gandolfi, nata ad Alseno (Piacenza) 1’8.11.1877, casalinga. Avendo ascoltato Radio Londra, annuncia ai vicini l’affondamento di alcune navi italiane dirette in Albania. È accusata di audizione di radio nemiche e disfattismo. Processata, il 3.4.1941 è condannata a 3 anni e 6 mesi di carcere.
Veronica Gargano, nata a Grumento (Potenza) il 10.10.1874, contadina. È arrestata e deferita al tribunale speciale che nel 1942 la rinvia alla magistratura ordinaria.
Margherita Gerani, nata a Trieste l’11.7.1920, studentessa. Dal dicembre 1941 al maggio 1942 svolge a Trieste intensa opera a favore del movimento partigiano. Accusata di “favoreggiamento bellico del nemico”, è processata assieme ad altre 9 persone e il 17.9.1942 condannata a 11 anni di carcere. (Si veda in questo stesso elenco biografico Alba Perello).
Lea Giaccaglia, nata ad Ancona il 17.10.1897, casalinga. Comunista, dopo l’arresto del marito lo sostituisce nell’attività politica. Ritenuta colpevole di “ricostituzione del Partito comunista e propaganda”, il 6.3.1929 è condannata a 4 anni e 3 mesi di carcere.
Paolina Gianella, nata a Monza l’11.7.1902, modista. Arrestata nel luglio 1927 e accusata di “ricostituzione del Partito comunista”, il 25.10.1928 viene processata assieme al marito Amedeo Ferrari e ad altri 12 compagni. È condannata a 1 anno di carcere (Si veda in questo stesso elenco biografico Maria Luigia Trivulzio).
Ergenite Gili, nata a Biella il 10.12.1896. Accusata di “costituzione del Partito comunista e propaganda”, il 30.10.1930 è condannata a 10 anni e 6 mesi di carcere. (Si veda in questo stesso elenco biografico Camilla Ravera).
Augusta Giubilei, nata a Filottrano (Ancona) il 29.8.1907, ostessa. Arrestata e deferita al tribunale speciale nel 1942, è rinviata al tribunale ordinario.
Giuditta Giuffridi, nata a Busseto (Parma) nel 1913. Arrestata e deferita al tribunale speciale, nel 1942 è rinviata alla magistratura ordinaria.
Lucia Gobetto, nata a Torino il 2.11.1907, impiegata. Accusata con altre 19 persone di aver svolto attività comunista alla FIAT, il 26.6.1941 viene assolta.
Renata Gradi, nata a Siena il 31.10.1910, studentessa. Assieme all’amica Maria Falorni fa stampare un volantino contro la visita di Mussolini a Firenze. Processata, il 18.4.1931 è condannata a 5 anni di carcere.
Amalia Gregorio, nata a Santa Teresa (Messina) il 10.3.1895, casalinga. È arrestata e deferita al tribunale speciale che, nel 1942, la rinvia al tribunale ordinario.
Teresa Groppi, nata a Genova il 5.9.1908, operaia. Accusata di “costituzione del P.C.I., appartenenza allo stesso e propaganda”, è processata assieme ad altre 20 persone per aver svolto attività sindacale antifascista nell’ambito dei sindacati del regime. Il 18.1.1938 viene assolta. (Si veda in questo stesso elenco biografico Maddalena Secco).
Maria Introcaso, nata a Montegiordano (Cosenza) il 27.12.1893, contadina. Arrestata e deferita al tribunale speciale, nel 1942 è rinviata al tribunale ordinario.
Glorla Jardas, nata a Mattuglie (Fiume) 18.5.1919, sarta. Aderente al Fronte unico di liberazione sloveno, che agisce nella zona di Fiume dal giugno 1941 al marzo 1942, è accusata di appartenenza a bande ribelli. Processata assieme ad altri 13 imputati, il 28.11.1942 è condannata a 16 anni di carcere.
Angela Juren, nata a Trieste il 20.9.1904, sarta. Arrestata nell’agosto 1928 e accusata di “ricostituzione del Partito comunista e propaganda”, viene processata con 7 compagni e il 12.12.1928 è condannata a 2 anni di carcere. (Si veda, in questo stesso elenco biografico, Maria Bernetich).
Elda e Lidia Koch, nate rispettivamente ad Abbadia (Siena) il 2.10.1921 e a Roma il 2.1.1916, casalinghe. Sorelle, nel giugno 1940 mettono in subbuglio la borgata Quadraro a Roma, affermando pubblicamente che “dopo la guerra scoppierà la rivoluzione e Mussolini sarà ucciso”. Oppongono resistenza all’arresto e il 19.7.1940 vengono entrambe condannate a 1 anno di carcere.
Sofia Korze, nata a Carniola (Trieste) il 26.4.1898, studentessa. Accusata di aver fatto espatriare due socialisti milanesi, il 5.9.1930 è condannata a 2 anni e 6 mesi di reclusione.
Luigia Lameri, casalinga. Arrestata e deferita al tribunale speciale, nel 1942 è rinviata al tribunale ordinario.
Jole Lanati, nata a Castana (Pavia) il 25.3.1899, casalinga. Aderente alla sezione milanese del Fronte unico antifascista, è accusata di aver svolto propaganda antinazionale nel savonese. Processata con altri 8 imputati, il 24.1.1939 viene condannata a 7 anni di carcere.
Maria Grazia Lanza, nata ad Alvito (Frosinone) il 25.7.1905. È arrestata e deferita al tribunale speciale che, nel 1942, la rinvia al tribunale ordinario.
Emma Laustach, nata a Napoli i1 13. 10.1888. È arrestata e deferita al tribunale speciale che, nel 1942, la rinvia alla magistratura ordinaria.
Francesca Leban Hudorovic, nata a Villa Slavina (oggi Slavina, Slovenia, all’epoca provincia di Trieste) l’1.12.1903, casalinga. Arrestata nel novembre 1942 a Tolmino (all’epoca in provincia di Gorizia, oggi in Slovenia) assieme a Rodolfo Pregely, è accusata di “favoreggiamento di ribelli e istigazione di militari alla diserzione”. Il 29.1.1943 è condannata (con Pregely) a 25 anni di carcere.
Maria Lemut, nata ad Aidussina (oggi Ajdovščina, Slovenia, all’epoca in provincia di Trieste). Arrestata e deferita al tribunale speciale, nel 1939 è rinviata alla magistratura ordinaria.
Antonia Logar, nata a Tabor (Fiume) il 6.6.1903, contadina. Nell’estate 1942 viene arrestata per aver portato cibo al fidanzato, partigiano nei dintorni di Fiume. Accusata di “favoreggiamento di bande ribelli” e processata, il 30.11.1942 è condannata a 2 anni e 6 mesi di carcere.
Berta Loriol, nata a Parigi (Francia) il 5.5.1882, casalinga. Arrestata e deferita al tribunale speciale, nel 1942 è rinviata al tribunale ordinario.
Epifania Magazzini, nata a Pinzolo (Trento) l’1.7.1912, casalinga. Arrestata e deferita al tribunale speciale, nel 1942 è rinviata alla magistratura ordinaria.
Augusta Mahne, nata a Matteria (Fiume) il 27.7.1919, contadina. Arrestata in seguito alla cattura della staffetta partigiana Maria Maslo (v. in questo stesso elenco biografico), è deferita al tribunale speciale assieme ad altre 14 persone. Il 10.6.1943 viene assolta.
Iannina Manzi, nata a San Mauro S. (Napoli) il 22.9.1901, casalinga. È arrestata e deferita al tribunale speciale che, nel 1942, la rinvia al tribunale ordinario.
Alessandra Marrale, nata a Licata (Agrigento) il 22.10.1889. Arrestata e deferita al tribunale speciale, nel 1941 è rinviata al tribunale ordinario.
Maria Marvin, nata a Montespino (all’epoca in provincia di Gorizia, oggi in Slovenia) l’1.9.1884, casalinga. Nell’ottobre 1942 è arrestata, assieme al marito Francesco Zizmond, per aver ospitato tre partigiani. Accusati di “favoreggiamento di bande ribelli”, i due anziani coniugi sono rinviati a giudizio. Il 25.1.1943 Marvin viene assolta, mentre il marito è condannato a 2 anni di carcere.
Filomena Masciol. Arrestata e deferita al tribunale speciale, nel 1937 è rinviata alla magistratura ordinaria.
Elena Masetti, nata a Bologna l’11. 10.1900, portiera. Aderente a un gruppo antifascista operante a Milano e diretto da Augusto Zanasi, assieme agli altri è deferita al tribunale speciale. Accusata di “cospirazione, associazione, propaganda sovversiva”, il 9.8.1928 è condannata a 1 anno di carcere.
Ernesta Masi, nata a Bagno a Ripoli (Firenze) il 27.7.1893, sarta. Viene deferita al tribunale speciale assieme ad altri 22 comunisti (tra cui Palmiro Togliatti, latitante) per “appartenenza al Partito comunista, costituzione di bande armate, ammasso e detenzione di armi”. Processata, il 31.1.1928 è condannata a 2 anni di carcere.
Maria Maslo, nata a Cossana (oggi Košana, Slovenia, all’epoca provincia di Trieste) il 2.2.1922, sarta. Staffetta partigiana, è catturata nel settembre 1942 durante un combattimento nel vallone di Prelose Sant’Egidio, presso Fiume. Imputata di “appartenenza a bande ribelli”, viene processata assieme ad altre 14 persone e il 10.6.1943 condannata a 24 anni di carcere. (Si veda, in questo stesso elenco biografico, Augusta Mahne).
Antonia e Francesca Medved, nate entrambe a Monforte (oggi Ostrožno Brdo, Slovenia, all’epoca in provincia di Trieste) il 17.5.1917 e il 21.10.1921, la prima contadina, la seconda sarta. Vengono arrestate nel luglio 1942 a Monforte e accusate di far parte della banda partigiana di Carlo Maslo. Deferite al tribunale speciale con l’imputazione di “appartenenza al movimento ribelle”, sono processate e, il 31. 10.1942, condannate rispettivamente a 16 e a 26 anni di carcere. (Si veda, in questo stesso elenco biografico, Francesca Condek).
Ester Mengali, nata a Lucca il 26.1. 1901. È arrestata e deferita al tribunale speciale che, nel 1940, la rinvia al tribunale ordinario.
Giselda Mercuri, nata a Perugia nel 1866. Arrestata e deferita al tribunale speciale, nel 1942 viene rinviata alla magistratura ordinaria.
Rosa Messina, nata ad Asti il 30.11.1903, casalinga. Nell’aprile 1935 viene arrestata a Trieste assieme al marito Secondo Pessi, appena rientrati dall’estero dov’erano su incarico del partito comunista. Accusati di “costituzione del P.C.I., appartenenza allo stesso e propaganda”, il 20.3.1936 vengono condannati rispettivamente a 4 e a 12 anni di carcere.
Marla Mevlja, nata il 21.1.1925, casalinga. Quindicenne, viene arrestata e deferita al tribunale speciale che, nel 1940, la rinvia alla magistratura ordinaria.
Giorgina Mezzoli, nata ad Argenta (Ferrara) il 4.5.1899, portinaia. Occupata nel suo lavoro in via Farini 74 a Milano, viene accusata di costituire il tramite tra il centro estero del partito comunista e la federazione milanese. Per “costituzione del P.C.I., appartenenza allo stesso e propaganda” è processata assieme a 14 compagni e, il 13.6.1930, condannata a 1 anno di carcere.
Albina Mikuz, nata a Idria (all’epoca in provincia di Gorizia, oggi in Slovenia) il 22.2.1913, sarta. Nel novembre 1942 è arrestata assieme a Francesca Zust (in questo stesso elenco biografico) mentre reca indumenti e il giornale comunista “Delo” ai partigiani. Processata per “appartenenza a bande ribelli”, il 23.6.1943 viene condannata a 10 anni di carcere.
Adelaide Mingozzi, nata a Baricella (Bologna) il 17.4.1895, casalinga. Fa parte dell’organizzazione comunista che opera in Emilia Romagna e in Toscana e che viene duramente colpita dalla polizia fascista nel 1927, in seguito all’arresto di due corrieri. In casa di Mingozzi vengono trovati opuscoli sovversivi e fotografie di Lenin. Arrestata e accusata di “ricostituzione del Partito comunista e cospirazione”, il 28.7.1928 è condannata a 1 anno di carcere. (Si vedano, in questo stesso elenco biografico, Elena Terrosi e Battistina Pizzardo).
Lucia Minon, nata a Trieste il 9.12.1903, casalinga. Moglie del noto anarchico fuoriuscito Alpinolo Bucciarelli (http://bfscollezionidigitali.org/index.php/Detail/Object/Show/object_id/561), durante una perquisizione è trovata in possesso di ritagli di giornali comunisti. Al processo non viene provata l’accusa di appartenenza al partito comunista e, dopo molti mesi di carcere preventivo, il 30.11.1927 Minon è assolta.
Lucia Mitterer, nata a Varne (Bolzano) il 2.4.1906, casalinga. Viene deferita al tribunale speciale con l’accusa di “incitamento alla disobbedienza”, per aver esortato un soldato all’autolesionismo onde evitare l’invio in Abissinia. Processata, il 30.9.1936 viene assolta. (Si veda, in questo stesso elenco biografico Stefania Spilater).
Annita Montanari, nata a Santerno (Ravenna) il 26.i.1893, calzettaia. In corrispondenza con un fuoruscito emigrato negli Stati Uniti, le sue lettere vengono intercettate dai carabinieri che arrestano tutti gli antifascisti in qualche modo citati. Nel 1927, processata per “associazione comunista e cospirazione”, viene condannata con altri a 2 anni di carcere.
Isolina Morandotti, nata a Milano il 6.3.1897, pittrice. Aderente a un gruppo di 9 comunisti arrestati a Milano in via Nino Bixio 10, è accusata, con gli altri, di “associazione comunista e propaganda sovversiva”. Il 9.10.1928 otto degli imputati vengono condannati a complessivi 46 anni di carcere, mentre il processo di Morandotti venne stralciato.
Giulia Necci, nata a Vallepietra (Roma) il 16.6.1929. Ancora tredicenne, nel 1942 viene deferita al tribunale specialeche la rinvia alla magistratura ordinaria.
Brasilla Negro, nata a Castell’Alfero (Asti) il 15.3.1900, casalinga. Per attività comunista svolta nelle fabbriche torinesi nel 1937, viene accusata di “costituzione del P.C.I., appartenenza allo stesso e propaganda”. Processata con 11 compagni, il 21. 9.1938 è condannata a 3 anni di carcere. (Si veda, in questo stesso elenco biografico, Aurora Benna).
Antonietta Norzi, nata a Cles (Trento) l’1.3.1900, cameriera. Deferita al tribunale speciale, assieme ad altre 14 persone, con l’accusa di “ricostituzione del Partito comunista e cospirazione”, viene assolta dopo lungo carcere preventivo (si veda, in questo stesso elenco biografico, Fiorina Pisoni).
Carmela Novacco, nata a Nocera Terinese (Catanzaro) il 20.2.1918, contadina. Arrestata e deferita al tribunale speciale, nel 1939 è rinviata al tribunale ordinario.
Dina Nozzoli, nata a Montespertoli (Firenze) il 14.8.1898, sarta. Arrestata il 17.10.1927 e deferita al tribunale speciale, insieme ad altri 17 imputati (tra cui Agostino Novella e Camilla Ravera, latitante), con l’accusa di “cospirazione e propaganda sovversiva”, il 6.10.1928 è condannata a 3 anni di carcere.
Lucia Olivo, nata a Chiopris (Udine) il 20.12.1910, casalinga. Imputata di “associazione comunista e propaganda sovversiva”, ammette il proprio antifascismo e l’appartenenza al partito comunista. Il 6.5.1935 viene condannata a 4 anni di carcere.
Marcellina Oriani, nata a Cusano (Milano) il 26.3.1908, filatrice. Arrestata in seguito all’individuazione di Ettore Borghi, inviato in Italia dal centro estero del partito comunista, con 16 compagni è rinviata a giudizio con l’accusa di “costituzione di associazione comunista, appartenenza alla medesima e propaganda sovversiva”. Processata, il 20.5.1935 è condannata a 10 anni di carcere.
Maria Orsini, nata a Milano il 18.9. 1905, cucitrice. Denunciata quale destinataria di una lettera scritta da un comunista milanese detenuto a San Vittore, è accusata di “organizzazione di associazione comunista e appartenenza alla medesima” e, il 21.3.1928, condannata a 2 anni e 6 mesi di carcere.
Maria Pace, nata a Teramo il 20.1. 1903, casalinga. Arrestata e deferita al tribunale speciale, nel 1942 è rinviata al tribunale ordinario.
Enrichetta Pagliarello, nata in Francia il 14.2.1893, operaia. Aderente a un gruppo di operai comunisti che intendono organizzare a Torino una manifestazione di disoccupati per l’8 marzo 1930, è individuata e condannata, il 25.6.1930, a 2 anni di carcere.
Ersilia Palpacelli, nata a Cingoli (Macerata) il 23.10.1899, casalinga. Denunciata per aver commentato un’ordinanza fascista sugli ammassi con la frase “I piasse un colpo al podestà e al duce”. Viene processata e, il 17.12.1941, condannata a 2 anni e 8 mesi di carcere.
Elvina Pancaldi, nata a Bologna il 29.1.1900, operaia. Processata con altre 32 persone per “ricostituzione del Partito comunista, appartenenza al medesimo e propaganda sovversiva”, il 25.7.1939 viene condannata a 1 anno di carcere.
Anna Pavignano, nata a Occhieppo (Vercelli) il 23.7.1900, tessitrice. Arrestata nel 1928, in seguito alla scoperta, da parte della polizia torinese, di una tipografia clandestina che stampa materiale propagandistico per il partito comunista, il 10.11.1928 viene processata con 16 compagni e condannata a 6 anni di carcere.
Annita Pescio, nata a Torino il 22.3.1884, insegnante. Aderente a un’organizzazione comunista clandestina, il 27.11.1934 è condannata a 3 anni di carcere.
Alba Perello, nata a Trieste il 14.5.1922, studentessa. Arrestata per aver svolto opera a favore del movimento partigiano dal dicembre 1941 al maggio 1942, viene accusata di “favoreggiamento bellico del nemico” e condannata, il 17.9.1942, a 13 anni di carcere. (Si veda, in questo stesso elenco biografico, Margherita Gerani).
Carla Pesenti, nata a Stezzano (Bergamo) il 14.2.1906, sarta. Arrestata e processata per “costituzione del partito comunista, appartenenza allo stesso e propaganda”, viene condannata a 1 anno di carcere.
Costantina e Giuseppa Pignatelli, nate a Sannicandro (Bari) il 14.7.1903 e il 6.3.1909, casalinghe. Arrestate e deferite al tribunale speciale, nel 1941 sono entrambe rinviate al tribunale ordinario.
Maria Pikec, nata ad Aidussina (oggi Ajdovščina, Slovenia, all’epoca in provincia di Trieste) il 25.5.1897, domestica. Arrestata e deferita al tribunale speciale, nel 1942 è rinviata alla magistratura ordinaria.
Fiorina Pisoni, nata a Trento il 15.2 1906, commessa. Deferita al tribunale speciale per “ricostituzione del Partito comunista e cospirazione”, il 10.7.1928 viene assolta. (Si veda, in questo stesso elenco biografico, Antonietta Norzi).
Giuseppa Pisoni, nata a San Gervasio (Bergamo) il 25.1.1909, operaia. Aderente all’organizzazione giovanile comunista, nel 1931 viene condannata a 1 anno e 6 mesi di carcere. (Si veda, in questo stesso elenco biografico, Angela Radaelli).
Battistina Pizzardo nata a Torino il 5.2.1903, insegnante di matematica. Aderente a un gruppo di 34 antifascisti, il 28.7.1928 viene condannata a 1 anno di carcere. (Si vedano, in questo stesso elenco biografico, Adelaide Mingozzi ed Elena Terrosi).
Maria Maddalena Pizzato, nata a Vicenza il 12.9.1897, impiegata. Testimone di Geova, è accusata di “propaganda antifascista, offese al duce e al papa”. Il 19.4.1940 viene condannata a 11 anni di carcere. (Si vedano, in questo stesso elenco biografico, Mariantonia Di Censo, Caterina Di Marco, Geltrude Protti).
Sofia Plesnigar, nata a Raumizza (Gorizia), casalinga. Arrestata nell’ottobre 1942 e processata per “appartenenza a bande ribelli”, il 10. 3.1943 viene condannata a 24 anni di carcere. (Si veda, in questo stesso elenco biografico, Paola Visin).
Maria Ponchione, nata a Torino il 9.2.1915. Arrestata è deferita al tribunale speciale, nel 1940 è rinviata al tribunale ordinario.
Geltrude Protti, nata a Marradi (Firenze) il 16.3.1893, operaia. Testimone di Geova, è accusata di “costituzione di associazione antinazionale e appartenenza alla stessa” e il 19.4.1940 condannata a 11 anni di carcere. (Si vedano, in questo stesso elenco biografico, Mariantonia Di Censo, Caterina Di Marco, Maria Maddalena Pizzato).
Anita Pusterla, nata a Como il 6.4.1903, impiegata. Deferita al tribunale specialecon 21 compagni (tra cui Antonio Gramsci, Mauro Scoccimarro e Umberto Terracini), accusata, con essi, di “creazione di esercito rivoluzionario, cospirazione, istigazione di militari alla disobbedienza, vilipendio”, il 4.6.1928 viene condannata a 9 anni, 8 mesi e 20 giorni di carcere.
Angela Radaelli, nata a Lissone (Milano) il 4.6.1909, operaia. Accusata di “costituzione del partito comunista, appartenenza allo stesso e propaganda”, non essendo stata provata l’accusa il 10.2.1931 viene assolta. (Si veda, in questo stesso elenco biografico, Giuseppa Pisoni).
Assunta Raffaelli, nata ad Arezzo il 17.9.1906, casalinga. Arrestata nell’estate 1927 e rinviata a giudizio come aderente all’organizzazione comunista romana, il 22.6.1928, non essendosi potuta provare l’accusa, è assolta.
Elvira Rapaccini, nata a Montevarchi (Arezzo) l’8.1.1890. Arrestata e deferita al tribunale speciale, nel 1937 viene rinviata alla magistratura ordinaria.
Stella Raschi, nata a Marcaria (Mantova) il 14.9.1906, casalinga. Aderente al M.A.F.S.I. (Movimento antifascisti socialisti italiani), è accusata di “costituzione di associazione sovversiva” e il 25.8.1942 viene condannata a 3 anni di carcere. (Si veda, in questo stesso elenco biografico, Elvira Del Rosso).
Camilla Ravera, nata ad Acqui (Alessandria) il 18.6.1889, insegnante. Arrestata nel varesotto, quale dirigente comunista, assieme ai suoi collaboratori Bruno Tosin ed Ergenite Gili (v., in questo stesso elenco biografico), il 30.10.1930 viene condannata a 15 anni e 6 mesi di carcere.
Maria Renaudo, nata a Cuneo il 21. 5.1893, commerciante. Arrestata quale membro di un gruppo di militanti del movimento “Giustizia e Libertà” in Piemonte, il 28.2.1936 viene assolta per mancanza di prove a suo carico.
Maddalena Riccio, nata ad Acerra (Napoli) il 24.4.1876. È arrestata e deferita al tribunale speciale che, nel 1937, la rinvia alla magistratura ordinaria.
Giorgina Rossetti, nata a Mongrando (Novara) il 30.12.1905, tessitrice. Deferita al tribunale speciale con l’imputazione di “organizzazione e propaganda comunista”, il 12.11.1927 è condannata (con il fidanzato Marino Graziano) a 18 anni di carcere.
Pasqualina Rossi, nata a Valmacca (Alessandria) l’1.10.1908, sarta. Arrestata nel novembre 1931, per “costituzione del Partito comunista, appartenenza allo stesso e propaganda”, il 10.6.1932 viene condannata a 1 anno di carcere. (Si veda, in questo stesso elenco biografico, Lucia Rosso).
Lucia Rosso, nata a Villanova (Asti) il 5.7.1899, tessitrice. Moglie di Battista Santhià (condannato il 25.1. 1932 a 17 anni di carcere), è accusata di essersi recata a Parigi nel 1928 e avervi ricevuto l’incarico di riorganizzare l’attività comunista. Arrestata nel novembre 1931, il 10.6.1932 viene condannata a 6 anni e 10 mesi di carcere. (Si veda, in questo stesso elenco biografico Pasqualina Rossi).
Antonietta Salvi, nata in Brasile il 14. 4.1897. Viene arrestata e deferita al tribunale speciale che, nel 1942, la rinvia al tribunale ordinario.
Antonietta Scaccabarozzi, nata a Monza (Milano) l’1.10.1906. È arrestata e deferita al tribunale speciale che, nel 1941, la rinvia al tribunale ordinario.
Dirce Scarazzati, nata a Milano il 15.12.1920, domestica. Accusata di “costituzione del partito comunista, appartenenza allo stesso e propaganda”, il 2.3.1940 viene condannata a 8 anni di carcere. (Si vedano Maria Bernetich, Regina Franceschino, Margherita Vienco).
Ida Scarselli, nata a Certaldo (Firenze) il 17.7.1897, casalinga. Arrestata per aver contribuito al “Soccorso rosso”, il 6.10.1927 è condannata a 2 anni di carcere.
Maria Schirano, nata a Roccaforzata (Taranto) il 10.6.1893, contadina. Arrestata il 20.6.1927 a Taranto assieme al marito Francesco Manzo, e accusata di “ricostituzione del Partito comunista”, il 28.4.1928 viene condannata a 2 anni di carcere. La stessa pena tocca al marito.
Maddalena Secco, nata ad Airasca (Torino) il 18.7.1902, tessitrice. Arrestata per aver svolto attività antifascista, tramite i sindacati, in vari stabilimenti genovesi, il 18.1.1938 è condannata a 10 anni di carcere. (Si veda, in questo stesso elenco biografico, Teresa Groppi).
Vida Sedmak, nata a Marburgo (Germania) il 30.7.1922, studentessa. Arrestata nel luglio 1942 assieme ad altri comunisti usi a riunirsi in Santa Croce di Trieste, il 25.6.1943 è condannata a 6 anni di carcere. (Si veda, in questo stesso elenco biografico, Ida Cossutta).
Barbara Seidenfeld, nata a Fiume. Nel 1928 viene accusata, con un folto gruppo di compagni (tra cui Carlo Marabini, Angelo Pampuri, Carlo Reggiani), di “associazione comunista e propaganda sovversiva”. Il suo processo è stralciato in fase istruttoria.
Maria Selvatici, nata a Faenza (Ravenna) il 15.3.1905, casalinga. Processata assieme al marito (Riccardo Donati, un ex ardito del popolo che, nel dicembre 1929, ha affrontato due squadristi e li ha uccisi a colpi di rivoltella), l’8.4. 1930 viene assolta dall’accusa di complicità.
Giovanna Sogno, nata a Torino il 25.7.1921. È arrestata e deferita al tribunale speciale che, nel 1940, la rinvia alla magistratura ordinaria.
Stefania Spilater, nata a San Michele (Bolzano) il 14.4.1912, casalinga. Con Lucia Mitterer (v., in questo stesso elenco biografico) nell’autunno 1935 scrive a un soldato esortandolo a procurarsi delle infermità per evitare di essere inviato in Abissinia. Le lettere sono censurate e Spilater (con la stessa Mitterer e Francesco Ebner) viene deferita al tribunale speciale che, il 30.9.1936, la condanna a 1 anno e 6 mesi di carcere.
Emma Stefanoni, nata a Rodano (Milano) il 14.12.1896, casalinga. Fa parte di un gruppo di avventori di un’osteria romana che, nel novembre 1942, commentano un bollettino di guerra cantando ironicamente “Vincere!”. Accusata di propaganda sovversiva con altre 8 persone, il 7.6.1943 viene assolta.
Carmelina Succio, nata a Santhià (Vercelli) il 27.5.1901. Aderente a un folto gruppo di comunisti arrestati dalla polizia milanese nel marzo 1932, il 20.9.1933 viene condannata a 8 anni di carcere.
Virginia Tabarroni, zia di Anteo Zamboni, linciato dai fascisti, a Bologna, il 31.1.1926, attentatore alla vita di Mussolini. Accusata di “concerto in attentato e mancato omicidio premeditato”, viene processata con Mammolo e Ludovico Zamboni, rispettivamente padre e fratello di Anteo. Il 7.9.1928 è condannata a 30 anni di carcere.
Olga Tentori, nata a Verona l’1.12.1889, insegnante. Coinvolta nel processo a Mario Vinciguerra e Renzo Rendi, responsabili del giornale antifascista “Alleanza nazionale per la di libertà”, e accusata di “diffusione di pubblicazione avente lo scopo di suscitare l’insurrezione”, il 22. 10.1930 viene assolta. (Si veda, in questo stesso elenco biografico, Liliana Vernon).
Elena Terrosi, nata a Pisa il 9.1.1888, esercente. Accusata di aver ricevuto denaro dal “Soccorso rosso”, il 28.7.1928 è condannata a 1 anno di carcere. (Si vedano, in questo stesso elenco biografico, Adelaide Mingozzi e Battistina Pizzardi).
Anna Tosoni, nata a Tarquinia (Viterbo) il 25.11.1881. È arrestata e deferita al tribunale specialeche, nel 1939, la rinvia al giudice ordinario.
Maria Trivulzio, nata a Monza il 10.2.1890, modista. Arrestata nel 1927 per aver partecipato a riunioni indette per riorganizzare il partito comunista in Brianza, il 25.10.1928 è condannata a 1 anno di carcere. (Si veda, in questo stesso elenco biografico, Paolina Gianella).
Maria Urbancich. nata a Villa Nevoso (Fiume) il 9.6.1907, impiegata. Processata per “costituzione di associazioni sovversive allo scopo di attentare alla sicurezza dello Stato”, il 14.12.1941 è condannata a 8 anni di carcere.
Irene Veisi, nata a Savona il 25.8.1924. Arrestata e deferita al tribunale speciale, nel 1940 è rinviata al tribunale ordinario.
Elisa Veracini, nata a Certaldo (Firenze) il 22.6.1890, fruttivendola. Accusata di propaganda comunista, il 6.10.1927 è condannata a 2 anni di carcere. (Si veda, in questo stesso elenco biografico, Ida Scarselli).
Liliana Vernon, nata a Springfield (USA) il 14.6.1865. Madre di Lauro de Bosis, è accusata, con Olga Tentori (v., in questo stesso elenco biografico) e altri, di aver diffuso il giornale “Alleanza nazionale per la Libertà” pubblicato da Mario Vinciguerra e Renzo Rendi. Processata, il 22.12.1930 viene assolta.
Iside Viana, nata a Candelo (Vercelli) il 6.8.1902, casalinga. Arrestata e accusata di “costituzione del Partito comunista” a Genova, ammette la propria fede comunista e il 30.1.1929 viene condannata a 4 anni di reclusione. Muore nella casa penale di Perugia.
Margherita Vienco, nata a Cambiano (Torino) il 6.1.1895 operaia. Arrestata e accusata di “costituzione del Partito comunista, appartenenza allo stesso e propaganda”, il 2.3.1940 è condannata a 8 anni di carcere. (Si vedano, in questo stesso elenco biografico, Maria Bernetich, Regina Franceschino e Dirce Scarazzati).
Paola Visin, nata a Gorizia il 13.11. 1890, negoziante. Accusata di “appartenenza a bande ribelli”, il 10.3.1943 è condannata a 5 anni di carcere. (Si veda, in questo stesso elenco biografico, Sofia Plesnigar).
Lina Villani, nata a Firenze il 6.6.1909, impiegata. Aderente a un gruppo comunista operante a Firenze e nell’empolese, svolge intensa attività a favore della Spagna repubblicana. Arrestata e processata assieme ad altri 7 imputati, il 26.11. 1937 è condannata a 3 anni di carcere.
Valerla Wachenhusen, nata in Austria il 24.7.1900, casalinga. Assieme al marito Carlo Julg, viene arrestata a Brescia nel maggio 1937 per aver svolto attività antifascista. Denunciata per “costituzione del PCI, appartenenza allo stesso e propaganda”, in dibattimento dichiara di essere onorata di appartenere al partito comunista. Il 2.2.1938 viene condannata a 10 anni di carcere (il marito a 14).
Giovanna Zaccherini, nata a Castelbolognese (Bologna) il 2.4.1890, negoziante. Comunista, viene arrestata per aver svolto attività antifascista a Bologna e Ferrara. Rinviata a giudizio, rifiuta, come gli altri 6 imputati, di fornire informazioni. Definita “donna di provata fiducia dell’organizzazione comunista bolognese”, il 19.2.1929 viene condannata a 1 anno e 3 mesi di carcere.
Adriana Zanoboli, nata a Roma il 21.2.1922, dattilografa. Impiegata alla Banca d’Italia, nella primavera del 1941 viene accusata di svolgere propaganda antifascista per aver riprodotto e diffuso discorsi di Roosevelt e Churchill. Rinviata a giudizio con l’imputazione di disfattismo, il 25.7.1941 è assolta (si veda, In questo stesso elenco biografico, Antonia Zappi).
Antonia Zappi, nata a Canepina (Viterbo) il 27.4.i895, infermiera. Nella primavera 1941 viene accusata di aver svolto propaganda contro il regime, a Roma, diffondendo discorsi di Roosevelt e Churchill. Deferita al tribunale speciale con l’imputazione di disfattismo e processata, il 25.7.1941 viene assolta (si veda, in questo stesso elenco biografico, Adriana Zanoboli).
Giuseppina Zidanik, nata a Vipacco (all’epoca in provincia di Gorizia, oggi in Slovenia) il 10.3.1917. Accusata di “appartenenza a bande partigiane, propaganda comunista e istigazione alla diserzione”, dichiarò di essere “desiderosa di vedere la propria patria liberata dall’oppressione straniera”. L’11.9.1942 fu condannata a 10 anni di carcere.
Giuseppina Zolla, n. a Trieste il 9. 2.1903, impiegata. Arrestata in seguito alla scoperta del tipografo e comunista svizzero Emilio Hoffmaier avvenuta per delazione del provocatore Guglielmo Jonna (o Ionna) alla fine del 1927, fu rinviata a giudizio per “ricostituzione del Partito comunista e propaganda”. Processata il 5.3.1929 fu condannata a 3 anni e 3 mesi di carcere.
Francesca Zust, n. a Idria (all’epoca in provincia di Gorizia, oggi in Slovenia) il 22.2.1913, sarta. Arrestata a Idria nel novembre 1942 assieme ad Albina Mikuz (v. in questo stesso elenco biografico), le vengono sequestrati numerosi volantini esaltanti il movimento partigiano. Accusata di “appartenenza a bande ribelli”, il 23.6.1943 è condannata a 10 anni di carcere.
Bibliografia: Berardo Taddei, Donne processate dal tribunale speciale 1927-43, Verona, 1969; A. Dal Pont, A. Leonetti, P. Maiello, L. Zocchi, Aula IV, Roma, 1961; Antologia dell’antifascismo e della Resistenza, Milano, 1974, La Pietra.
Confino politico
Contrariamente a ciò che comunemente si pensa, non spetta al Tribunale speciale per la difesa dello stato la condanna al confino degli oppositori politici. Tale tipo di provvedimento è di competenza della magistratura ordinaria che, riunita dal 1926 in apposite commissioni provinciali composte dal prefetto, dal procuratore regio, dal questore, dal comandante dei carabinieri e da un ufficiale della milizia, deliberano l’allontanamento e l’assegnazione al domicilio coatto di coloro che ritengono pericolosi per l’ordine pubblico, sia dal punto di vista della delinquenza comune, sia dal punto di vista politico
Durante il regime fascista vengono condannati al confino, dopo un periodo più o meno lungo di carcere, i più importanti intellettuali e politici antifascisti, che sono inviati in luoghi periferici – si tratta perlopiù di isole o piccoli paesi delle aree più interne del Meridione – e distanti da quelli di origine, in modo da creare una separazione materiale e psicologica tra tali oppositori e il resto del paese. Divengono così familiari all’opinione pubblica nomi di luoghi come Pantelleria, Ustica, Ventotene, Tremiti, Ponza, mentre meno noti restano i toponimi del vasto e sottosviluppato entroterra meridionale.
Dal 1931 i confinati sono sottoposti all’obbligo del lavoro; devono inoltre rispettare alcuni orari per l’uscita e il rientro dall’abitazione in cui vivono; non possono frequentare esercizi pubblici o luoghi di ritrovo. A tali restrizioni si aggiungono condizioni di vita piuttosto precarie.
Vittime del confino sono anche gli oppositori politici dei territori coloniali e, in particolare dopo l’introduzione della legislazione razziale (1938), gli omosessuali, che si tende a emarginare socialmente pur evitando la persecuzione diretta, che metterebbe in risalto, in un’Italia fascista che si vuole virile, l’esistenza di una scandalosa “devianza”.
Complessivamente, gli inviati al confino tra 1926 e 1943 sono 12.330; 177 confinati politici antifascisti moriranno durante il periodo di isolamento.
(Informazioni e dati tratti da G. De Luna, Tribunale speciale per la difesa dello stato, e M. Franzinelli, Confino di polizia, in Dizionario del fascismo, a cura di V. de Grazia-S. Luzzatto, Torino, Einaudi, 2003).
Ventotene
L’isola di Ventotene, nell’arcipelago laziale delle Pontine, è stata uno dei luoghi di confino dell’Italia fascista, forse la località più nota in virtù dell’importanza dei suoi “ospiti”, tra i quali Sandro Pertini, Umberto Terracini, Giorgio Amendola, Lelio Basso, Mauro Scoccimarro, Giuseppe Romita, Luigi Longo, Giovanni Roveda, Pietro Secchia, Camilla Ravera, Giuseppe Di Vittorio, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Curiel, Ilario Tabarri, Pietro Grifone e Alfonso Failla.
L’isola è molto nota anche perché in quel luogo, che il regime fascista sceglie in quanto separato dal resto del paese, i confinati Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni redigono il documento dal titolo Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto, noto come Manifesto di Ventotene. Nel dopoguerra il Manifesto diverrà testo fondamentale per la creazione di un’Europa che sia unione federale di stati democratici e in pace tra loro. È unanimemente ritenuto la carta costitutiva dell’Unione Europea. Il fascismo invade ogni ambito della vita dei cittadini italiani, dalla politica – della quale è sconsigliabile parlare in pubblico – all’ economia, dalla cultura all’educazione e al tempo libero. Il regime mira a formare i sudditi, fin dalla tenera età, in senso fascista e militarista, intervenendo in ogni ambito della loro vita quotidiana. Essenziale è l’alleanza con la Chiesa: i Patti Lateranensi, firmati nel 1929, chiudono l’annosa “questione romana” (nata nel 1861 con la proclamazione del Regno d’Italia, al quale tuttavia mancava la capitale naturale, Roma, nonché i territori dell’allora Stato Pontificio, e riguardante, anche, la permanente opposizione cattolica al processo risorgimentale. La “questione romana” fu notevolmente aggravata nel 1870, con la presa di Roma da parte dell’esercito italiano e, nel 1871, la proclamazione della città eterna quale capitale del Regno d’Italia) e riconoscono il Vaticano come stato indipendente e sovrano, sancendo, tra le altre cose, la reintroduzione dell’insegnamento della religione cattolica a scuola.
I Patti Lateranensi rappresentano un successo importante per il fascismo e garantiscono a Mussolini e al suo regime anni di consenso e stima anche al di fuori dei confini nazionali, almeno fino al 1935-1936.
Sul piano interno, prende avvio, già nel 1923, il programma relativo alla politica agraria, che comprende i provvedimenti di bonifica integrale, volti ad aumentare la produzione. Nel 1933 nasce l’Istituto per la ricostruzione industriale (IRI), che ha lo scopo di salvare dal tracollo le imprese italiane colpite dalla crisi economica del 1929, aumentando di fatto l’intervento e l’ingerenza dello Stato nelle politiche industriali. Un accorto e lungimirante uso della propaganda, che diffonde un’idea paternalistica del fascismo, promuove un’immagine benevola di quello che è ormai il Duce, il condottiero del popolo e della Nazione.
I riconoscimenti del mondo politico europeo, e specialmente di Gran Bretagna e Francia, affascinate dal metodo decisionista di Mussolini e dalla capacità dimostrata di irreggimentare, a scapito, ovviamente, delle garanzie e delle libertà democratiche, conferiscono al duce italiano il ruolo di mediatore tra questi stati e la Germania di Hitler nei primi anni Trenta
Adolf Hitler (1889-1945) diviene cancelliere tedesco nel 1933; il suo piano politico prevede innanzitutto il riscatto della Germania dalle condizioni umilianti imposte dal trattato di pace di Versailles, arrivato alla fine della prima guerra mondiale. L’aggressione italiana all’Etiopia nel 1935 avvicina Mussolini e Hitler. Condannata dalla Società delle Nazioni e sottoposta a dure sanzioni economiche, l’Italia fascista riceve l’appoggio della Germania e reagisce fomentando l’opinione pubblica interna contro Francia e Inghilterra. Autarchia in campo economico e culturale ed esasperazione del nazionalismo sono due delle immediate ma perduranti risposte fasciste all’isolamento del paese. Il regime, sul fronte interno, gode, in quel periodo, di uno dei più significativi momenti di consenso.
L’impresa etiope, portata avanti attraverso metodi e sistemi bellici spesso criminali, si conclude vittoriosamente nel 1936. Nasce così l’Impero, e contestualmente inizia la crisi della Società delle Nazioni. Per l’Italia fascista, quella in Etiopia è solo la prima di numerose e drammatiche avventure belliche.
Le guerre coloniali
nello stesso giorno in cui si realizza la marcia su Roma, Rodolfo Graziani (1882-1955) muove contro Yefren, nell’entroterra tripolino (A. Del Boca, Gli italiani in Libia, Milano, Mondadori, 1994, vol. II, p. 6). Si tratta di un’operazione, avviata dal ministro delle colonie, il liberale Giovanni Amendola (1882-1926), tesa alla pacificazione della Tripolitania e della Cirenaica (la Libia in quanto tale nascerà solo nel 1934) dove, dopo la conquista italiana del 1912, negli anni del primo conflitto mondiale e in quelli successivi, la guerriglia indipendentista ha riacquistato spazi e potere. La fase avviata nel 1922 dimostra come il passaggio tra lo stato liberale e il fascismo avvenga, in materia di politica coloniale, senza svolte particolarmente radicali, in un quadro di sostanziale continuità, continuità che verrà sottolineata dallo stesso Graziani molti anni dopo: “Servivo quindi la Patria, nel regime liberale, con lo stesso ardore col quale continuai a servirla poi nel Regime Fascista” (R. Graziani, Ho difeso la patria, Milano, Garzanti, 1948, p. 32).
In realtà, quando giunge al potere, Mussolini non ha ancora elaborato con precisione una propria idea di politica coloniale e ancora per alcuni anni l’assenza di un progetto originale non determinerà alcuna autentica novità rispetto alla politica coloniale della democrazia di età liberale.
La situazione cambia rapidamente. Superata la crisi del delitto Matteotti e instaurato il regime, la politica estera può delinearsi con maggiore precisione. La prima occasione è il viaggio in Tripolitania nell’aprile del 1926 quando, ad esempio, di fronte alla folla che gremisce il teatro Miramare di Tripoli, Mussolini proclama che “noi abbiamo fame di terre perché siamo prolifici e intendiamo restare prolifici” (citato in A. Del Boca, Gli italiani in Libia, cit., p. 85). Il discorso suscita attese e forti emozioni in Italia: la Turchia sembra essere il primo obiettivo, mentre, in realtà, non figura nei progetti del duce, che al momento sono pura propaganda.
La vera svolta avviene tra 1928 e 1929, con la nomina di Pietro Badoglio (1871-1956) a governatore di Tripolitania e Cirenaica. Mentre Graziani occupa la regione del Fezzan, fino ad allora non compresa nei domini italiani, Badoglio scatena la repressione in Cirenaica, con la deportazione e la reclusione della popolazione in campi di concentramento. Tra 1911 e 1931 guerra, repressione e malattie contratte nei campi di concentramento sterminano almeno 40.000 abitanti della Cirenaica (A. Del Boca, Gli italiani in Libia, cit., p. 183). Una delle vittime della repressione è il settantenne Omar el Muktar (1861-1931), leggendario capo della resistenza libica, impiccato di fronte a ventimila deportati nel settembre 1931.
All’inizio degli anni Trenta la strategia coloniale fascista prevede anche l’occupazione integrale dell’Etiopia. Il ministro degli Esteri Dino Grandi (1895-1988), considerato troppo disponibile verso la Francia, viene congedato, e per la diplomazia italiana si avvia, con l’interim di Mussolini, un nuovo corso.
La macchina propagandistica del regime, prima ancora di quella militare, si mette in moto, puntando sulle generazioni più giovani e sulla politica demografica, tesa a raggiungere l’obiettivo dei “60 milioni di abitanti” senza i quali, ha dichiarato Mussolini già nel 1927 nel cosiddetto “discorso dell’ascensione”, non si era impero ma si rischiava, anzi, di divenire colonia altrui. L’emigrazione verso paesi terzi viene ostacolata in modo progressivo, e le colonie diventano, nella propaganda del regime, insieme alle aree rurali interne (si pensi, ad esempio, all’Agro Pontino), la terra promessa destinata agli emigranti italiani.
L’Impero nasce nel 1936, dopo la conquista dell’Etiopia. Anche in questo paese l’imperialismo italiano avrà modo di dimostrare la propria natura rozza e brutale, e al contempo dilettantesca e improvvisata.
Le guerre coloniali:
Libia
Nata come tale solo nel 1934, la Libia italiana, composta dalle due province della Tripolitania e della Cirenaica (ma non dal Fezzan, regione desertica a sud della Tripolitania), è un territorio conquistato durante la guerra del 1911-12 contro l’Impero Ottomano, e il cui possesso italiano è ratificato dal Trattato di Losanna del 1912. Contro la nuova dominazione inizia subito una lotta di resistenza che, durante il primo conflitto mondiale, sfocia in episodi di aperta insurrezione. Il secondo Trattato di Losanna conferma il possesso italiano di Tripolitania e Cirenaica, ma in entrambe le regioni restano attivi i movimenti di guerriglia che puntano all’indipendenza.
Gli sforzi di pacificazione dei territori sottoposti al controllo italiano prendono avvio nell’anno in cui il fascismo assume il potere, il 1922. Gli accordi raggiunti negli anni precedenti, che hanno concesso alle popolazioni locali alcuni margini di autonomia e organismi di rappresentanza (Repubblica di Tripoli, 1918-1922; Parlamento della Cirenaica, 1920-1923), vengono dichiarati nulli, e i governatori delle due regioni (in particolare, quelli della Tripolitania: Giuseppe Volpi, 1921-1925, Emilio De Bono, 1925-1929, Pietro Badoglio, 1929-1933, ma per la Cirenaica non va dimenticato il ruolo del vicegovernatore Rodolfo Graziani, 1930-1934) si dedicano alla cosiddetta “riconquista” del territorio che, con il governatorato di Italo Balbo, sarebbe diventato la Libia.
Come quelle della Cirenaica, anche alcune tribù tripolitane vengono confinate in aree ristrette; parte delle loro terre è confiscata. Agli inizi del 1930 si conclude, dopo quasi un ventennio di guerra endemica, la riconquista della Tripolitania, mentre a oriente, in Cirenaica, è ancora in atto un forte movimento di ribellione.
“La Libia – ha scritto Manlio Dinucci su “Il Manifesto” del 12 giugno 2009, durante la visita di Gheddafi a Roma – fu per l’aeronautica di Mussolini ciò che Guernica fu in Spagna per la Luftwaffe di Hitler: il terreno di prova per armi e tecniche di guerra più micidiali”. Tra queste armi e tecniche micidiali, i mitragliamenti e i bombardamenti indiscriminati sulla popolazione, con esplosivi chimici, la famigerata iprite, proibita da un protocollo della Convenzione di Ginevra ma in seguito ampiamente utilizzata dagli italiani anche in Etiopia.
Nel volume memorialistico Ali sul deserto, pubblicato nel 1933 con prefazione di Italo Balbo, l’aviere Vincenzo Biani racconta una di queste “eroiche” imprese: “Gli equipaggi, navigando a pochi metri da terra, poterono seguire le piste dei fuggiaschi e trovarono finalmente sotto di sé un formicolio di genti in fermento; uomini, donne, cammelli, greggi; con quella promiscuità tumultuante che si riscontra solo nelle masse sotto l’incubo di un cataclisma; una moltitudine che non aveva forma, come lo spavento e la disperazione di cui era preda; e su di essa piovve, con gettate di acciaio rovente, la punizione che meritava. Quando le bombe furono esaurite, gli aeroplani scesero più bassi per provare le mitragliatrici. Funzionavano benissimo. Nessuno voleva essere il primo ad andarsene, perché ognuno aveva preso gusto a quel gioco nuovo e divertentissimo. E quando finalmente rientrammo a Sirte, il battesimo del fuoco fu festeggiato con parecchie bottiglie di spumante” (V. Biani, Ali sul deserto, Firenze, Bemporad, 1933, p. 25).
Cirenaica
La Cirenaica, preda degli italiani dagli anni Dieci del ‘900, è la zona più ricca della Libia. In particolare, l’altopiano del Gebel, grazie alla presenza di piogge costanti, offre maggiori possibilità di coltivazione e di allevamento rispetto al resto del paese. Al momento dell’intervento dell’Italia fascista nell’area, la vita delle popolazioni seminomadi di religione musulmana è regolata dalla Sanūsiyya, confraternita politico-religiosa nata nell’Ottocento. Articolata in numerose “zauie” periferiche, la Sanūsiyya regola i commerci, il pagamento delle decime e l’attività amministrativa e giudiziaria. Il carattere fortemente radicato della Sanūsiyya fa sì che in Cirenaica la ribellione alla colonizzazione italiana sia più diffusa e difficile da sconfiggere, in quanto “mimetizzata” nel territorio e sostenuta dalla popolazione.
Nel gennaio 1930 il Maresciallo Rodolfo Graziani (1882-1955) viene nominato vicegovernatore della Cirenaica e affianca il governatore Pietro Badoglio (1871-1956) nell’attuazione della “fase finale” della repressione della resistenza anti-italiana, guidata da Omar al-Mukhtar (1861-1931).
Si apre una guerra senza quartiere. Gli italiani attuano un piano di deportazioni delle tribù seminomadi che appoggiano i ribelli; impiccano i capi ribelli catturati; procedono a distruzioni e confische ai danni dei membri della guerriglia e delle loro famiglie; istituiscono tribunali che possono condannare a morte per possesso di armi da fuoco o pagamento di tributi ai ribelli; utilizzano bombe ad aggressivi chimici, come testimonia un dispaccio del 10 gennaio 1930 da parte di Badoglio e diretto al vicegovernatore Siciliani: “Si ricordi – scrive il maresciallo-governatore – che per Omar al-Mukhtar occorrono due cose: primo, ottimo servizio di informazioni; secondo, una buona sorpresa con aviazione e bombe iprite. Spero che dette bombe le saranno mandate al più presto” (cit. in A. Del Boca, Gli italiani in Libia, Milano, Mondadori, 1994, vol. II, p. 163)
L’uso di gas contro i ribelli non riguarda episodi isolati, anzi rientra in un piano preciso e sistematico. La pacificazione della Cirenaica dura circa due anni e si conclude con un impressionante bilancio di vittime tra la popolazione.
La resistenza anti-italiana viene sconfitta verso la fine del 1931, quando si ritrova isolata dalla popolazione, che la sosteneva, e braccata dalla aviazione. Nel gennaio cade Cufra, la città santa dei Senussi, e a settembre Omar al-Mukhtar viene catturato, condannato a morte e impiccato sulla pubblica piazza. In breve, ciò che resta della resistenza è costretto alla resa.
Marce – la tribù di Auaghir
Di una sola tribù, quella degli Auaghir, conosciamo, grazie agli studi di Angelo Del Boca, i dettagli del calvario delle deportazione,.
Il 27 giugno 1930 la tribù è costretta ad abbandonare il territorio che abita ed è avviata verso il campo provvisorio di Driana, distante una cinquantina di chilometri. Il 4 luglio successivo la marcia riprende. Migliaia di Auaghir, in gran parte donne, bambini e vecchi seguiti da centinaia e centinaia di capi di bestiame, camminano per circa 200 chilometri, attraverso territori desertici. La marcia dura dodici giorni e si conclude a Ghemines, per riprendere poco dopo, per un altro centinaio di chilometri, con il famigerato campo di Soluch come destinazione finale. In tale campo, gli Auaghir resteranno per ben tre anni.
Relativamente alla marcia degli Auaghir, la relazione del commissario italiano a Bengasi riferisce: “Non furono ammessi ritardi durante le tappe. Chi indugiava, veniva immediatamente passato per le armi. Un provvedimento così draconiano, fu preso per necessità di cose, restie come erano le popolazioni ad abbandonare le loro terre e i loro beni. Anche il bestiame che, per le condizioni fisiche, non era in grado di proseguire la marcia, veniva immediatamente abbattuto […]”.
(citazioni e informazioni tratte da A. Del Boca, Gli italiani in Libia, Milano, Mondadori, 1994, vol. II, p. 181).
Deportazioni coloniali
Nel giugno del 1930, per togliere ai ribelli ogni sostegno da parte della popolazione, i marescialli Graziani e Badoglio decidono di creare dei campi di concentramento dove destinare le popolazioni nomadi e seminomadi del Gebel che hanno dato appoggio alla resistenza anti-italiana. La deportazione nei campi non solo rompe ogni legame tra la popolazione e i ribelli, ma elimina anche ogni possibilità di auto-sussistenza per le comunità. In sei campi principali e in alcune strutture più piccole, e in località totalmente inospitali come la Sirtica, vengono deportate, dopo lunghe marce forzate, circa 100.000 persone (A. Del Boca, Gli italiani in Libia, Milano, Mondadori, 1994, vol. II, p. 182), con tutti i loro beni e le loro greggi (circa un milione di animali). Sono costrette a vivere in aree ristrette, ai limiti della sopravvivenza, come racconta Reth Belgassem: “Ci davano poco da mangiare. Dovevamo cercare di sopravvivere con un pugno di riso o di farina e spesso eravamo troppo stanchi per lavorare”. Le violenze sono quotidiane: “Ricordo la miseria e le botte. Ogni giorno qualcuno si prendeva la sua razione di botte. E per mangiare ricordo solo un pezzo di pane duro del peso di centocinquanta o al massimo duecento grammi, che doveva bastare per tutto il giorno” (testimonianza di Mohammed Bechir Seium, citata, come quella di Belgassem, da E. Salerno, Genocidio in Libia, Milano, Sugarco, 1979, pp. 99 e 90).
Le condizioni sanitarie, ad esempio, sono drammatiche. A Soluch, i ventimila internati hanno a disposizione un solo medico, che deve occuparsi anche dei tredicimila reclusi nel campo di Sidi Ahmed el Magrun (A. Del Boca, Gli italiani in Libia, cit., vol. II, p. 185). In breve tempo scoppiano epidemie di tifo alle quali non si riesce a far fronte a causa dell’assoluta mancanza di medicinali, personale e strumentazione. Nel campo di Soluch, attivo tra l’ottobre del 1930 e il maggio del 1933, muoiono circa 5.500 internati, pari al 27,5% della popolazione detenuta; in quello di Sidi Ahmed el Magrun, che apre i battenti nel settembre 1930 e li chiude nell’ottobre di tre anni dopo, muoiono 4.500 persone, cioè il 34,4% degli internati (dati tratti da http://www.campifascisti.it/index.php e G. Ottolenghi, Gli Italiani e il colonialismo. I campi di detenzione italiani in Africa, Milano, Sugarco, 1997). Tra il 1930 e il 1931 muore il 90-95% del bestiame (G. Rochat, La repressione della resistenza in Cirenaica nel 1930-31, nei documenti dell’archivio Graziani, “Il Movimento di Liberazione in Italia”, 110, 1973).
La popolazione del Gebel, rinchiusa nei campi, diviene inoltre un serbatoio di manodopera a basso costo da utilizzare nelle opere pubbliche, soprattutto stradali.
In una lettera a Graziani (20 giugno 1930), Badoglio scrive: “Bisogna anzitutto creare un distacco territoriale largo e ben preciso tra formazioni ribelli e popolazione sottomessa. Non mi nascondo la portata e la gravità di questo provvedimento che vorrà dire la rovina della popolazione cosiddetta sottomessa. Ma ormai la via ci è stata tracciata e noi dobbiamo perseguirla fino alla fine, anche se dovesse perire tutta la popolazione della Cirenaica” (cit. in G. Rochat, La repressione…, cit.).
Ancora, per togliere ai ribelli l’aiuto che proviene dall’Egitto, dove si sono rifugiati migliaia di libici, viene proibito alle popolazioni della Cirenaica ogni tipo di commercio con quel paese e, a questo scopo, nel 1931 viene innalzata una barriera di filo spinato lungo i 270 chilometri tra il porto di Bardia e l’oasi di Giarabub, il cui tracciato è controllato da fortificazioni terrestri e ricognizioni aeree.
Si tratta di un vero e proprio regno del terrore: migliaia di esecuzioni, villaggi saccheggiati o costretti a piegarsi per fame, rappresaglie selvagge contro le comunità beduine sono gli strumenti dell’occupazione italiana dei territori. Tripolitania
Conquistata dagli italiani nel 1911-12 insieme alla Cirenaica, questa parte del territorio libico viene affidata, oltre che a varie figure di secondo piano, al generale Giovanni Ameglio (1854-1921) e successivamente, nel passaggio tra crisi dello stato liberale e avvento del fascismo, al finanziere Giuseppe Volpi, che si occupa, come avrebbe scritto Badoglio, della vera e propria “colonizzazione della Tripolitania” (cit. in A. Del Boca, Gli italiani in Libia, Milano, Mondadori, 1994, vol. I, p. 259). Inizia così la cosiddetta “riconquista” di una regione che è, come la confinante Cirenaica, rimasta riottosa e ribelle alla dominazione italiana. La pacificazione della Tripolitania, negli anni di Volpi (1921-1925), De Bono (1925-1929) e Badoglio (1929-1933), procede più speditamente rispetto a quella della Cirenaica, ma ciò non significa che le popolazioni locali non paghino le conseguenze di un’occupazione coloniale violenta e irrispettosa dei territori e delle genti che li abitano. Anche alcune tribù tripolitane, come quelle cirenaiche, subiscono provvedimenti di confinamento e confische di terre. Nel 1930 la riconquista della Tripolitania può dirsi conclusa.
Le guerre coloniali:
Africa Orientale Italiana
Quella che nel 1936, dopo la conquista dell’Etiopia, assume il nome di Africa Orientale Italiana, raggruppa in un’unica entità l’impero etiope, la Somalia italiana e l’Eritrea. La presenza italiana nell’area del Corno d’Africa risale alla fine del XIX secolo quando, dopo una prima fase di penetrazione commerciale, l’Italia liberale riesce a insediarsi in Eritrea, dove dà vita a una colonia riconosciuta ufficialmente nel 1889 mediante il trattato di Uccialli. Tale trattato, stipulato tra il Regno d’Italia e l’Impero d’Etiopia, e soprattutto la diversa interpretazione che i due contraenti ne danno, è una delle cause della guerra d’Abissinia, che si conclude nel 1896 con la sconfitta dell’Italia. Quest’ultima, nel frattempo, ha rivolto le proprie attenzioni anche verso la Somalia. Nel febbraio 1889, dopo una serie di iniziative di penetrazione commerciale e militare, una parte consistente del territorio meridionale somalo diviene un protettorato italiano. La guerra d’Etiopia (seconda guerra d’Abissinia) del 1935-1936 e la conquista di Addis Abeba completano il quadro. Con la proclamazione dell’Impero, l’AOI è affidata ad alcuni viceré, che hanno il titolo di “viceré d’Etiopia”: il maresciallo Pietro Badoglio dal maggio al settembre 1936; il maresciallo Rodolfo Graziani dal giugno 1936 all’ottobre 1937; Amedeo di Savoia-Aosta dall’ottobre 1937 al 19 maggio 1941 (il duca cade prigioniero dei britannici); il generale Pietro Gazzera dal maggio al luglio 1941; il generale Guglielmo Nasi, dal luglio al novembre 1941. La seconda guerra mondiale determina, già nel novembre 1941, la fine del dominio italiano sull’area.
Abissinia (Etiopia)
Indirizzata contro l’unico Stato (fatta eccezione per la piccola Liberia) effettivamente sovrano del continente africano, l’aggressione italiana all’Abissinia, oggi Etiopia, è l’ultima guerra di conquista coloniale da parte di una nazione europea. Il regime fascista vi celebra il proprio trionfo politico e l’apoteosi della propria vocazione imperiale: se infatti pare battere piste già seguite dall’imperialismo italiano precedente, con una giustificazione ideologica che ripete i vecchi temi del “posto al sole” per la “nazione proletaria”, per la guerra d’Etiopia il fascismo allestisce uno spiegamento di forze mai messo in campo in nessuna guerra coloniale, una dimostrazione di forza – che porta alla piena mobilitazione di tutte le energie nazionali, quale non sarebbe stata raggiunta neppure durante la ben più impegnativa prova del secondo conflitto mondiale – che coincide con una sostanziale noncuranza per le conseguenze dell’aggressione sui rapporti internazionali. L’ideazione dell’impresa risale al 1932, e coincide con una lenta penetrazione commerciale; la decisione definitiva viene presa nel dicembre 1934, alla vigilia dell’accordo con la Francia che, all’inizio dell’anno successivo, si dichiara disinteressata alla questione, dando in sostanza il proprio avallo all’iniziativa italiana nel territorio etiope (accordo Mussolini-Laval, 7 gennaio 1935). Nel gennaio del 1935, Emilio De Bono (1866-1944), già governatore della Tripolitania e ministro delle Colonie, viene nominato Alto Commissario per l’Africa Orientale con il preciso mandato di preparare la guerra. Il regime dà avvio a un’intensa campagna propagandistica, basata sui motivi della “missione civilizzatrice” dell’Italia e sulla necessità di dare terra e lavoro ai contadini italiani. Rispetto ad altre imprese coloniali italiane, la guerra d’Etiopia conosce una preparazione politica, militare e psicologica molto più accurata, nella quale l’organizzazione del consenso diviene essenziale e investe non solo gli apparati dello Stato ma l’intera popolazione. La guerra, anche se meno rapida di quanto ci si aspetti, si rivela un pieno successo anche dal punto di vista militare grazie a uno straordinario impiego di uomini e mezzi.
La Società delle Nazioni, della quale fanno parte sia l’Italia sia l’Etiopia, fallisce il proprio arbitrato e può solo limitarsi, nel novembre 1935, a imporre al paese aggressore alcune sanzioni, che vietano le importazioni dall’Italia e le esportazioni in tale paese di alcune merci ritenute necessarie al proseguimento del conflitto. Le sanzioni, oltre a non comprendere beni primari quali il petrolio, l’acciaio e il carbone (G. Federico, Sanzioni, in Dizionario del fascismo, a cura di V. de Grazia-S. Luzzatto, Torino, Einaudi, 2003, v. 2, p. 590) verranno sfruttate dall’Italia in senso propagandistico soprattutto nei confronti del fronte interno, e daranno il via, dal maggio 1936, alla politica autarchica, da allora base della strategia economica del fascismo italiano. Le sanzioni, che verranno abolite nel luglio 1936, non hanno comunque effetti sostanziali sulla guerra italiana, sia perché non riguardano Stati Uniti e Germania, estranee alla Società delle Nazioni, sia perché gli stessi paesi che le hanno sottoscritte le rispettano solo in parte, continuando a vendere all’Italia materiali di ogni genere, e persino armi.
Al fronte, i comandi militari italiani non lasciano nulla di intentato per conferire alle operazioni un carattere di guerra totale, chiedendo e ottenendo da Mussolini libertà d’azione per l’uso di armi chimiche e gas. I costi, umani e materiali, di questa avventura sono elevatissimi. La guerra terroristica, condotta anche con bombardamenti indiscriminati, e la superiorità militare, logorano in maniera decisiva la resistenza etiopica, provocando il crollo dell’esercito abissino e aprendo alle forze italiane la strada di Addis Abeba, occupata dal maresciallo Badoglio il 5 maggio 1936. Quattro giorni dopo viene proclamato l’Impero. L’occupazione di Addis Abeba suscita in Italia un entusiasmo inedito, che coinvolge larga parte della popolazione. Il regime raggiunge il punto più alto del consenso all’interno della società nazionale. Nel discorso per la proclamazione dell’impero, il 9 maggio 1936, Mussolini proclama che “il titolo di Imperatore viene assunto per sé e per i suoi successori dal Re d’Italia”, ma tiene anche a evidenziare che il nuovo impero è una creazione del tutto fascista “perché porta i segni indistruttibili della volontà e della potenza del Littorio romano” (cfr. http://www.polyarchy.org/basta/documenti/impero.1936.html).
È il trionfo, ma anche l’avvio della crisi: la guerra d’Etiopia muta infatti, radicalmente, la collocazione internazionale dell’Italia e così il quadro diplomatico europeo, che comincia a essere contrassegnato dall’instabilità che lo caratterizzerà fino alla seconda guerra mondiale. La guerra abissina innesca un processo di guerre locali, atti di forza unilaterali e annessioni di territori che porterà inevitabilmente al conflitto. Ed è l’Italia fascista a mettere in moto tale processo, anche se a indirizzarne e a promuoverne gli sviluppi saranno presto anche altri protagonisti.
I costi della guerra d’Etiopia
Il primo bilancio ufficiale delle perdite italiane nella guerra d’Etiopia viene diffuso nel 1938 a opera dell’onorevole Giuseppe Giardina. I morti dell’esercito risultano essere 2.317, quelli della milizia 1.165, mentre aeronautica e marina contano rispettivamente 193 e 56 caduti. A queste cifre si aggiungono le 78 vittime (in realtà 85) del cantiere Gondrand – un eccidio di operai italiani ed eritrei avvenuto il 13 febbraio 1936 – per un totale di 3.809 morti. Vanno aggiunti, secondo Del Boca, 88 caduti della marina mercantile e 453 operai deceduti per malattie o altre cause. Secondo lo studioso, che riporta le cifre di Giardina, la stima – non definitiva a causa della contraddittorietà delle cifre documentabili – è dunque di almeno 4.350 vittime italiane e un numero doppio di feriti.
Anche il costo finanziario della guerra non è facilmente calcolabile. Il ministro delle finanze Thaon di Revel lo quantifica, già nel 1936, in 12 miliardi e 111 milioni di lire per la spedizione vera e propria. A questa spesa vanno aggiunti i costi della mobilitazione e dell’addestramento delle truppe; il costo del potenziamento, sia in uomini sia in mezzi, dei reparti di supporto presenti in Libia e nelle isole dell’Egeo; il peso logistico della campagna sostenuto da Eritrea e Somalia; le spese relative al personale civile, all’ingaggio di mano d’opera, al trasporto degli operai, alle opere pubbliche, al pedaggio del canale di Suez. Sulla base dei dati contenuti nell’archivio di Thaon di Revel, Del Boca giunge alla cifra complessiva di 40 miliardi di lire.
Se è difficile valutare i costi per l’Italia, quasi impossibile è farlo per l’Etiopia, sia per la scarsità dei documenti sia per la loro discutibile attendibilità. Le stime italiane parlano di 40-50 mila uomini persi dagli abissini sul fronte nord e 15-20 mila a sud. Le fonti etiopi fanno invece riferimento a una cifra molto più ingente: 275 mila morti, civili compresi.
Il costo materiale della guerra, secondo un documento ufficiale etiopico, è di 26.813.155 sterline. A questa cifra va aggiunto il bestiame distrutto, valutato in 44 milioni di sterline. Sono andati persi 5 milioni di buoi, 7 milioni di ovini, 1 milione di cavalli e muli, 700 mila cammelli. In 2 milioni di sterline è valutato il costo delle 2.000 chiese bruciate, dei libri e dei dipinti andati perduti e in 10 milioni e mezzo il costo delle 525 mila case e capanne distrutte.
(I dati e le informazioni presenti in questa scheda sono tratti da A. Del Boca, Gli italiani in Africa Orientale. La conquista dell’Impero, Milano, Mondadori, 1992). La politica del terrore in Etiopia
Nonostante quanto affermato dalla propaganda di regime, ad Addis Abeba, dopo la vittoria italiana, la vita non riprende affatto i suoi ritmi normali. Più della metà della popolazione non è rientrata in città e resta accampata sulle colline circostanti, mentre soldati isolati vengono attaccati di notte dai partigiani etiopi. Il 12 maggio 1936, Badoglio, decide di dare una dimostrazione di forza organizzando un’imponente rivista militare, ma proprio quel giorno, a Macfùd, a pochi passi dalla capitale, un’autocolonna dell’aeronautica viene attaccata e distrutta dai partigiani. A Mussolini che chiede di procedere a tappe forzate all’occupazione del territorio etiopico, un imbarazzato Badoglio risponde di trovarsi pressoché bloccato ad Addis Abeba, essendo la strada per Asmara impraticabile per il maltempo e gli attacchi dei guerriglieri. Il maresciallo comunica inoltre che anche i dintorni della capitale sono frequentemente attaccati dai ribelli. I soldati italiani che presidiano Addis Abeba sono nei fatti circondati da decine di migliaia di soldati etiopi, disorganizzati, senza comandanti, ma armati e recuperabili come forza militare da chi li voglia incitare alla rivolta contro gli occupanti. Quasi due terzi del paese sono ancora sotto il controllo di capi e funzionari del negus, e la dominazione italiana è quindi più nominale che reale.
Solo vecchi e screditati capi si sottomettono, mentre Mussolini chiede l’eliminazione dei giovani nazionalisti e degli intellettuali in grado di guidare la rivolta. Il duce ordina di fucilare sommariamente “i cosiddetti giovani etiopici”. Badoglio cattura uno dei dirigenti del movimento, Kidanè Miriam, che non sarà neppure processato: scomparirà, probabilmente catapultato da un aereo in volo. A eliminare il gruppo dirigente dei rivoltosi provvederà in seguito Graziani, sicuramente più sollecito di Badoglio.
Il 26 maggio Badoglio lascia, su sua richiesta, Addis Abeba, e il comando viene assunto dal neo-maresciallo Rodolfo Graziani, che prende immediatamente atto di una situazione decisamente sfavorevole. I soldati hanno solo cento colpi per fucile, scarso è il munizionamento dei cannoni, quasi azzerata la benzina, poche le giornate di viveri disponibili. La situazione peggiora e nei primi dieci giorni di giugno si moltiplicano le voci su un imminente colpo di mano ribelle ad Addis Abeba.
Mussolini si convince che la conquista integrale del territorio etiope è impossibile nell’immediato e ordina di concentrarsi sulla repressione della guerriglia: “Tutti i ribelli fatti prigionieri devono essere passati per le armi”, dispone con un telegramma del 5 giugno 1936. E ancora, tre giorni dopo, scrive a Graziani: “Per finirla con i ribelli impieghi i gas”. Infine, in un crescendo inarrestabile, comunica: “Autorizzo ancora una volta V.E. a iniziare e condurre sistematicamente la politica del terrore e dello sterminio contro i ribelli e le popolazioni complici”. Graziani non si fa pregare: siamo all’inizio dei massacri, della “liquidazione generalizzata dell’intellighenzia etiopica, dell’apertura di nuovi campi di concentramento, della caccia ai preti copti e persino agli indovini” (A. Del Boca, Gli italiani in Africa Orientale. La conquista dell’Impero, Milano, Mondadori, 1992, p. 736). Come richiesto da Roma, viene instaurato il regime del terrore.
(I dati e le informazioni presenti in questa scheda sono tratti da A. Del Boca, Gli italiani in Africa Orientale. La conquista dell’Impero, Milano, Mondadori, 1992). Somalia
Protettorato dal 1889, la Somalia diviene colonia italiana nel 1908, dopo che, dall’aprile 1905, il governo italiano ha deciso di assumere la responsabilità diretta sulla colonia del Benadir (che riceve il nome di Somalia), sino ad allora nelle mani di una compagnia commerciale italiana, accusata, tra le altre cose, di complicità o diretta responsabilità nel traffico schiavistico. Dal 1904 al 1924 Mohamed ben Abdalla Hassan, chiamato dagli inglesi Mad Mullah (santone pazzo, 1856-1920) conduce la guerriglia anti-coloniale, tenendo in scacco i diversi eserciti presenti nella zona (francese, inglese, etiope e italiano). È la rivolta dei Bimal (dal nome della principale tribù somala coinvolta), che viene repressa con durezza, utilizzando truppe di ascari.
Quando, nel 1923, il nuovo governatore, Cesare Maria De Vecchi (1884-1959), giunge in Somalia, solo la parte meridionale della colonia è controllata direttamente da Roma, mentre i sultanati settentrionali sono soggetti a un protettorato privo di qualsiasi concreta autorità. Tra il 1925 e il 1927 il governatore conduce una serie di costose campagne per ridurre il nord all’obbedienza. De Vecchi ricorre a metodi autoritari che spesso si concretizzano in veri e propri massacri.
Dalla fine degli anni Venti, molta della terra più fertile del territorio somalo viene assegnata a coloni italiani. Nel 1935, la fondazione della Regia azienda monopolio banane (RAMB) favorisce lo sviluppo di piantagioni che sfruttano manodopera autoctona costretta al lavoro, sistematicamente affamata e punita con castighi corporali e imprigionamento nel caso non riesca a soddisfare i parametri di rendimento richiesti dai padroni italiani. Si tratta, in sintesi, di sfruttamento di lavoro schiavile.
(I dati e le informazioni presenti in questa scheda sono tratti perlopiù da A. Del Boca, Gli italiani in Africa Orientale. La conquista dell’Impero, Milano, Mondadori, 1992).
Eritrea
Come in altri territori del Corno d’Africa, anche in Eritrea la colonizzazione italiana prende le mosse, a fine Ottocento, da iniziative di tipo commerciale, che velocemente si concretizzano anche da un punto di vista politico. Nel 1889, il trattato di Uccialli tra il Regno d’Italia e l’Impero d’Etiopia riconosce ufficialmente l’Eritrea come colonia italiana, ma tale trattato viene poco tempo dopo denunciato dal contraente etiope e abrogato, nonché sostituito, dal trattato di Addis Abeba del 1896, che riconosce l’indipendenza dell’Etiopia ma al contempo anche la presenza italiana in Eritrea. La colonia eritrea, nella quale viene inviata nel tempo una notevole quantità di coloni, viene utilizzata come base logistica della guerra d’Etiopia. Con la conquista di Addis Abeba, l’Eritrea entra a far parte dell’Africa Orientale Italiana e ne segue la sorte durante la seconda guerra mondiale.
Albania
Nella primavera del 1939, in una fase di sostanziali mutamenti politico-territoriali all’interno del continente europeo, l’Italia invade il regno d’Albania, sul quale esercita, da quasi quindici anni, un’influenza indiretta basata su accordi di natura finanziaria, commerciale e politica. Il “Corpo di spedizione Oltremare Tirana” sbarca sulle coste albanesi nell’aprile di quell’anno e in cinque giorni il paese è in mano agli italiani. Abrogata la costituzione albanese, il nuovo governo offre la corona a Vittorio Emanuele III, che diviene anche re d’Albania, mentre il monarca Zog I ha lasciato il paese il giorno stesso dell’invasione italiana. Affidata a un luogotenente del re, l’Albania è direttamente controllata da Roma, attraverso un sottosegretariato di stato per gli Affari albanesi, l’Unione italo-albanese – che fonde le forze armate dei due paesi, e le pone ovviamente sotto controllo italiano – il partito fascista albanese e la milizia. Lo stato balcanico perde qualsiasi forma di autonomia nella politica estera e interna: è l’Italia, infatti, che determina “le relazioni del regno d’Albania con gli altri stati, […]le opere pubbliche in loco, […]la politica di sviluppo economico” (S. Trani, Albania, annessione dell’, in Dizionario del fascismo, a cura di V. de Grazia e S. Luzzatto, Torino, Einaudi, 2003, vol. I, p. 28). L’unione politica e quella economica portano a una completa fascistizzazione dello stato e della vita quotidiana dei sudditi albanesi, che presto sviluppano un diffuso sentimento anti-italiano. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, i civili e i militari italiani si trovano in una situazione di isolamento, che porta molti a cadere in mani tedesche. Una minoranza di militari italiani riesce invece a collaborare con le forze partigiane locali e a dar vita a formazioni combattenti riconosciute. Il Trattato di pace del 1947 sancisce l’indipendenza dell’Albania e la rinuncia italiana a qualsiasi tipo di rivendicazione sul territorio.
Dodecaneso
Appartenente all’Impero ottomano e occupato dall’Italia nel 1912, durante la guerra di Libia, il Dodecaneso (Sporadi meridionali) diviene ufficialmente il Possedimento italiano delle Isole dell’Egeo con il secondo trattato di Losanna (1923). Tale possedimento, che ha Rodi come capoluogo e dipende dal ministero degli Esteri e non da quello delle Colonie, è assegnato ad alcuni governatori civili, tra i quali Mario Lago (1922-1936) e Cesare Maria De Vecchi (1936-1940). È soprattutto nel periodo di De Vecchi che il fascismo arriva in Dodecaneso: il quadrumviro abolisce le autonomie, comprese quelle giuridiche, delle comunità locali; italianizza le scuole e dichiara illegale parlare in greco in pubblico. Tutto questo provoca il malcontento della maggioranza ortodossa, di sentimenti filo-ellenici, nei confronti degli italiani. Nel 1938 le leggi razziali italiane sono estese al possedimento, dove, fino ad allora, le comunità ortodossa, cattolica, musulmana ed ebraica hanno convissuto in maniera pacifica e sulla base di una profonda integrazione. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale il Dodecaneso viene assegnato a governatori militari (Ettore Bastico, dicembre 1940-luglio 1941; Inigo Campioni, luglio 1941-settembre 1943); vi vengono inoltre inviate numerose truppe che, con l’armistizio dell’8 settembre 1943, finiranno perlopiù prigioniere dei tedeschi, dopo aver provato, in alcuni casi (Kos, Leros), a resistere al fianco degli inglesi. La comunità ebraica, presente a Rodi e a Kos, verrà interamente deportata nell’estate del 1944 e scomparirà nell’inferno dei campi di sterminio.
La sempre più stretta vicinanza alla Germania hitleriana accentua il carattere totalitario e repressivo dello stato fascista. Nel 1938, l’introduzione della legislazione razziale – rivolta prevalentemente contro gli ebrei, ma anche contro qualsiasi razza non “puramente ariana”, come in Germania – vincola sempre più, da un punto di vista culturale, oltre che economico, i due paesi. Evidente, inoltre, in Italia come in Germania, è lo sforzo nel campo degli armamenti, e il sostegno alla politica di tipo fascista in Europa, come dimostra l’appoggio italo-tedesco al generale Franco nella guerra civile di Spagna.
Cronologia del Nazifascismo – 1925
3 gennaio
Mussolini, nel discorso di riapertura della Camera, ammette la propria responsabilità nel delitto Matteotti: “[…] io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto… Se il fascismo è stato un’associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere”. Dimissioni dal governo dei ministri liberali Alessandro Casati e Gino Sarrocchi.
6 gennaio
Il ministro dell’Interno Luigi Federzoni fornisce il primo bilancio delle misure volte a stroncare definitivamente l’opposizione antifascista nel paese: risultano chiusi 95 circoli “sospetti”, sciolte 25 organizzazioni “sovversive”, proibiti 120 gruppi di “Italia Libera”, compiute 655 perquisizioni domiciliari; arrestati 111 “sovversivi”. I sequestri dei giornali di opposizione sono all’ordine del giorno. Con il “Non mollare” dei fratelli Rosselli, a Firenze, sorge la prima stampa antifascista clandestina.
12 gennaio
Roberto Farinacci viene nominato segretario nazionale del partito fascista.
14 gennaio
In una sola seduta la maggioranza fascista alla Camera approva senza discussione la conversione in legge di 2.000 decreti-legge emessi dal governo.
27 febbraio
In Germania, ricostituzione del partito nazionalsocialista, che era stato messo al bando dopo il putsch del 1923.
6 marzo
A Bologna viene scandalosamente assolto in Corte d’assise il capo squadrista Augusto Regazzi, reo accertato di omicidio e vari altri delitti compiuti nella provincia.
21 aprile
Gli intellettuali fascisti, riunitisi in marzo a Bologna, pubblicano un “manifesto” redatto da Giovanni Gentile, che condanna lo stato democratico ed esalta la “patria fascista”.
30 aprile
Gli intellettuali antifascisti rispondono con un manifesto redatto da Benedetto Croce.
1 maggio
Viene istituita l’Opera Nazionale Dopolavoro, per “promuovere il sano e proficuo impiego delle ore libere dei lavoratori”.
4 luglio
Con l’istituzione di un comitato atto a individuare le strategie migliori per far raggiungere al paese l’autosufficienza nella produzione, si avvia la cosiddetta “Battaglia del grano”.
20 luglio
Giovanni Amendola viene aggredito da fascisti a Montecatini e più tardi, a pochi chilometri da Pistoia, gravemente ferito.
2 ottobre
A Palazzo Vidoni (Roma) si firma un accordo di “collaborazione” tra Confindustria e Corporazioni sindacali fasciste.
4 ottobre
Notte di sangue a Firenze: uccisi dai fascisti il deputato socialista Gaetano Pilati, l’avvocato Gaetano Consolo (alla presenza della moglie e dei figli) e Giovanni Becciolini. Numerosi altri antifascisti vengono feriti e le loro case sono devastate.
16 ottobre
Mussolini interviene alla Conferenza di Locarno per il disarmo della frontiera renana.
28 ottobre
In vista dell’introduzione di leggi che andranno a stravolgere la costituzione del Regno, Mussolini annuncia il “superamento dello Statuto” albertino. L’Italia fascista è un’Italia che si vuole totalitaria, sulla scorta della formula “Tutto nello Stato, niente al di fuori dello Stato, nulla contro lo Stato”.
3 novembre
Il quotidiano cattolico “Il Popolo” è costretto a cessare le pubblicazioni.
4 novembre
Attentato contro Mussolini organizzato dall’ex deputato socialista Tito Zaniboni. Scoperto il piano prima dell’attuazione, vengono arrestati Zaniboni e il generale Luigi Capello. Il governo ordina lo scioglimento del partito socialista unitario, cui lo Zaniboni appartiene, e la sospensione del quotidiano “La Giustizia”. L’attentato è pretesto per l’introduzione di nuove leggi repressive.
8 novembre
Soppressa “La Rivoluzione liberale” e vietata ogni ulteriore attività editoriale a Piero Gobetti.
26 novembre
Legge contro la Massoneria e le libere associazioni.
27 novembre
Il governo introduce l’uso del saluto romano in tutte le amministrazioni civili.
28 novembre
I fratelli Crespi, proprietari del Corriere della Sera, costringono Luigi Albertini alle dimissioni dalla direzione del giornale che, da quel momento, appoggerà sempre più esplicitamente il fascismo.
10 dicembre 1925
È istituita l’Opera Nazionale Maternità e Infanzia (ONMI)
24 dicembre
Il Consiglio dei ministri approva una legge antistatutaria sulle attribuzioni e prerogative del capo del governo, e un’altra legge che autorizza il governo ad allontanare dal servizio tutti i funzionari statali dissidenti.
Cronologia del Nazifascismo – 1926
16 gennaio
I deputati popolari, abbandonato il fronte dell’opposizione aventiniana e rientrati a Montecitorio, vengono malmenati dai fascisti. Mussolini dichiara che solo dopo un solenne atto di incondizionata sottomissione al fascismo i deputati aventiniani potranno essere riammessi a Montecitorio.
4 febbraio
Il governo abolisce i consigli comunali nei comuni con meno di 5.000 abitanti.
16 febbraio
Piero Gobetti muore in esilio in Francia. Ha 24 anni, ed è stato più volte aggredito dai fascisti.
16 marzo
Si apre a Chieti il processo contro gli assassini di Matteotti. Difesi dal segretario del PNF Roberto Farinacci, tre (Dumini, Volpi e Poveromo) dei cinque imputati vengono condannati per “omicidio preterintenzionale” a 5 anni, 11 mesi e 20 giorni, col condono di 4 anni di pena; tutti tornano in libertà.
25 marzo
Viene istituita la Reale Accademia d’Italia.
30 marzo
Augusto Turati diviene segretario del PNF.
3 aprile
Istituzione dell’Opera Nazionale Balilla (ONB) “per l’educazione fisica e militare” dei giovani dai 7 ai 18 anni. Legge Rocco per l’istituzione del sindacato unico fascista, per l’abolizione del diritto di sciopero e per la disciplina “corporativa” della produzione.
7 aprile
L’irlandese Violet Gibson spara a Mussolini, mancandolo di poco. Le sedi romane dei giornali “Il Mondo” e “La Voce repubblicana” vengono devastate dai fascisti.
8 aprile
Mussolini compie un viaggio in Libia, sostenendo che “il Destino ci spinge verso quella terra”.
2 luglio
Istituzione del ministero delle Corporazioni, assunto personalmente da Mussolini.
6 agosto
Si avviano i colloqui per la risoluzione della questione romana.
18 agosto
Discorso di Mussolini a Pesaro sulla “difesa della lira”. Avvio della politica economica nota come “Quota 90” (cambio della sterlina a 90 lire). Comporterà l’introduzione della giornata lavorativa di 9 ore, licenziamenti, pane nero, divieto di costruire nuove abitazioni, diminuzioni salariali, etc.
3 settembre
Abolizione dei consigli comunali in tutti i comuni. Ai sindaci democraticamente eletti vengono sostituiti i podestà nominati dal governo.
11 settembre
Attentato contro Mussolini a opera del giovane anarchico Gino Lucetti.
30 settembre
Mussolini incontra a Livorno il ministro degli esteri britannico, Austen Chamberlain. La moglie del ministro ostenta il distintivo fascista appuntato sulla camicetta.
31 ottobre
A Bologna, il quindicenne Anteo Zamboni attenta alla vita di Mussolini e viene linciato dalla folla. Seguono la distruzione della sede del periodico genovese “Lavoro” e spedizioni punitive contro antifascisti in varie città. A Napoli è assaltata la casa di Benedetto Croce. I prefetti sospendono numerosi giornali di opposizione in tutta Italia.
5 novembre
Il Consiglio dei ministri introduce gravi provvedimenti repressivi: l’immediato scioglimento di partiti e associazioni antifascisti; la soppressione di tutti i giornali d’opposizione; l’istituzione del confino di polizia per i dissidenti politici; l’organizzazione di una polizia politica alle dipendenze della milizia; l’annullamento di tutti i passaporti per l’estero e severe sanzioni contro i tentativi di espatrio clandestino.
8 novembre
Antonio Gramsci e gli altri membri del gruppo dirigente del Pcd’I sono arrestati. Gramsci viene mandato a Ustica.
9 novembre
La maggioranza fascista alla Camera dichiara decaduti dal mandato parlamentare 120 deputati dell’opposizione che non hanno partecipato ai lavori parlamentari ritirandosi sull’Aventino.
10 novembre
Vengono occupate dalla polizia e chiuse tutte le sedi delle associazioni e dei partiti e antifascisti.
25 novembre
Entra in vigore la legge eccezionale “per la difesa dello Stato”, con effetto retroattivo: istituisce il tribunale speciale e fissa pene severe, compresa quella di morte, per le attività contro il fascismo. Da questo momento qualsiasi forma di opposizione al regime è considerata “delitto contro lo Stato” e duramente punita.
26 novembre
Patto di Tirana tra l’Italia e l’Albania.
30 novembre
L’Agenzia Stefani annuncia che 522 persone, tra cui alcuni deputati, sono state inviate al confino per aver svolto attività antifascista.
30 dicembre
Il fascio littorio diventa emblema ufficiale dello Stato italiano.
31 dicembre
Una circolare di Mussolini ordina ai ministri che, negli atti ufficiali, alla data del calendario venga aggiunto l’annuale dell'”Era fascista”.
Cronologia del Nazifascismo – 1927
4 gennaio
Viene sciolta la Confederazione generale del lavoro.
7 gennaio
La Carta del lavoro è presentata al Gran Consiglio del fascismo (sarà approvata il 22 aprile).
9 gennaio
È proibita ogni forma di organizzazione giovanile non fascista.
1 febbraio
Il Tribunale Speciale inizia la sua attività.
19 febbraio
Viene introdotta l’imposta personale e progressiva sul celibato.
12 marzo
Prime dure condanne del tribunale speciale: 28 comunisti toscani sono condannati a pene da 1 a 14 anni di reclusione .
2 marzo
Nasce il Comitato olimpico nazionale (Coni).
25 marzo
Il ministro della Pubblica istruzione, Pietro Fedele illustra alla Camera il programma fascista per la scuola: “Fascistizzare la scuola […] è il mio compito”.
5 maggio
Il Consiglio dei ministri delibera la riduzione della indennità di carovita agli impiegati statali.
7 maggio
Vengono ridotti gli stipendi a tutti i dipendenti degli enti locali.
26 maggio
Mussolini pronuncia alla Camera il discorso cosiddetto “dell’Ascensione”. Riaffermando la propria dittatura personale, il duce delinea un programma di sviluppo demografico, messa a punto delle forze armate (“Bisogna poter […] mobilitare cinque milioni di uomini”), creazione dello “Stato fascista”.
23 luglio
Condannati dal tribunale speciale 19 comunisti imolesi a pene fino a 12 anni.
1 settembre
Nomine di nuovi prefetti. Si completa rapidamente il processo di fascistizzazione della pubblica amministrazione.
17 ottobre
9 dirigenti comunisti vengono condannati dal tribunale speciale a pene sino a 17 anni di reclusione.
17 novembre
Nasce l’Ente italiano per le audizioni radiofoniche (EIAR)
21 dicembre
Con decreto ministeriale viene “rivalutata e stabilizzata” la lira a “quota 90” (90 lire per 1 sterlina). La politica di deflazione si ripercuote duramente sul livello di vita dei lavoratori.
31 dicembre
Bilancio di attività del Tribunale Speciale nel corso dell’anno: 219 antifascisti condannati complessivamente a 1.371 anni di carcere.
Cronologia del Nazifascismo – 1928
6 gennaio
In tutta Italia viene organizzata la prima “Befana fascista” per i figli dei lavoratori meno abbienti.
31 gennaio
Il tribunale speciale condanna 11 comunisti fiorentini.
7 febbraio
In seguito alle sevizie subite muore nel carcere di Perugia il comunista Gastone Sozzi.
13 febbraio
Il tribunale speciale condanna7 comunisti veneti.
16 marzo
La Camera approva (senza discussione e con soli 15 voti contrari) la nuova legge elettorale fascista, che prevede l’approvazione, o il respingimento, di una lista unica compilata dal Gran Consiglio del fascismo. Il numero dei deputati è ridotto a 400.
19 marzo
Il tribunale speciale condanna 28 comunisti meridionali.
29 marzo
Si stabilisce per legge che gli iscritti al partito fascista abbiano la precedenza nelle liste di collocamento al lavoro.
6 aprile
Renato Ricci, comandante generale dell’Opera Balilla, con una circolare rende obbligatorio il saluto romano e vieta la “stretta di mano” come manifestazione “estranea e contraria al perfetto carattere del fascista”. 3 comunisti vengono condannati dal tribunale speciale.
12 aprile
Attentato al re in piazzale Giulio Cesare a Milano, durante l’inaugurazione della fiera campionaria.
30 aprile
Condannati dal tribunale speciale 16 comunisti pugliesi.
4 maggio
Il tribunale speciale condanna 11 comunisti messinesi.
6 maggio
Alle elezioni per il Reichstag il partito nazista NSDAP conquista il 2,6 per cento dei suffragi.
8 maggio
Il tribunale speciale condanna 14 comunisti di Taranto.
12 maggio
Il Senato approva, con 161 voti a favore e 46 contrari, la nuova legge elettorale fascista.
4 giugno
Si conclude con 19 condanne il processo del tribunale speciale contro la direzione del partito comunista. Tra i condannati, Antonio Gramsci.
8 giugno
Il tribunale speciale condanna 12 comunisti di Varese.
22 giugno
Il tribunale speciale condanna 6 comunisti romani.
25 luglio
Il Consiglio dei ministri approva l’abolizione dei consigli provinciali. I membri dell’amministrazione provinciale sono ora direttamente nominati dal governo.
26 luglio
Nelle scuole italiane è introdotto il libro di testo unico.
17 ottobre
Il tribunale speciale pronuncia la sua prima sentenza di morte contro il comunista Michele Della Maggiora, bracciante toscano ritenuto responsabile dell’uccisione di due fascisti. Viene fucilato il giorno successivo.
8 dicembre
Ultima seduta della Camera eletta nel 1924. L’assemblea si apre al canto di “Giovinezza”, intonato dal presidente (Antonio Casertano) quando Mussolini entra in aula. Si approvano la legge che istituzionalizza il Gran Consiglio del fascismo e quella che autorizza il governo a emanare provvedimenti per attuare la Carta del lavoro.
24 dicembre
Viene data facoltà ai prefetti di emettere ordinanze per impedire l’inurbanamento e per limitare le migrazioni interne. Si avvia la cosiddetta “bonifica integrale”.
31 dicembre
Bilancio di attività del Tribunale Speciale nel corso dell’anno: 636 antifascisti condannati complessivamente a 3.404 anni di reclusione. Una condanna a morte eseguita.
Cronologia del Nazifascismo – 1929
8 gennaio
Mussolini e l’avvocato Francesco Pacelli, fratello del futuro Pio XII, hanno il primo incontro per concordare il testo del trattato tra l’Italia e il Vaticano.
11 febbraio
Firma dei Patti Lateranensi.
14 febbraio
Pio XI, in un discorso all’Università del Sacro Cuore in Roma, esalta Mussolini come “l’Uomo che la Provvidenza ci ha fatto incontrare”.
27 febbraio
Il Gran Consiglio del fascismo approva, per acclamazione, la lista unica dei 400 candidati alla Camera.
10 marzo
Solenne assemblea pre-elettorale al Teatro dell’Opera di Roma, in vista del “plebiscito” fascista. Nel suo discorso Mussolini definisce le precedenti elezioni “ludi cartacei”.
24 marzo
Plebiscito fascista per la nomina dei nuovi deputati. Risultati: 8.506.576 sì (98,33%) e 136.198 no.
20 aprile
Discorso della Corona: Vittorio Emanuele III si compiace dei risultati elettorali e del “nuovo ordine fascista”.
13 maggio
In un discorso alla Camera, Mussolini riprende la polemica con la Chiesa, rivendicando la priorità dello stato fascista rispetto alle organizzazioni cattoliche: “Nessuno pensi di cambiarci le carte in tavola”.
20 luglio
Viene sequestrato il numero corrente del periodico “La Civiltà cattolica”: la rivista ha pubblicato un articolo su Napoleone che, dopo aver violato un concordato, ha concluso i suoi giorni in esilio.
27 luglio
Carlo Rosselli, Emilio Lussu e Francesco Fausto Nitti fuggono dal confino a Lipari e riparano in Francia.
19 settembre
Cambio della guardia: Mussolini lascia 7 degli 8 ministeri che detiene ad interim. Il ministero della Pubblica istruzione si trasforma in ministero dell’Educazione nazionale e assume il controllo dell’Opera Balilla.
17 ottobre
L’antifascista italiano, di etnia croata, Vladimir Gortan, è fucilato per essere stato condannato, dal tribunale speciale, per l’omicidio di un contadino, che il 24 marzo precedente si stava recando a votare il plebiscito fascista.
24 settembre
Il prefetto di Como scioglie la locale federazione dei giovani cattolici, suscitando forti risentimenti in Vaticano.
27 ottobre
In un discorso ai direttori federali fascisti Mussolini annuncia di voler estendere il terreno della lotta: “Ieri era l’Italia, oggi è il mondo”.
28 ottobre
Nel settimo anniversario della marcia su Roma è solennemente inaugurata l’Accademia d’Italia istituita il 25 marzo 1926.
30 novembre
Sandro Pertini, rientrato clandestinamente in Italia, è condannato dal tribunale speciale a 10 anni e 9 mesi di prigione.
31 dicembre
In polemica con il fascismo sulla questione dell’educazione dei giovani, il papa pubblica l’enciclica “Rappresentante in terra”.
Bilancio di attività del Tribunale Speciale nel corso dell’anno: 159 antifascisti condannati complessivamente a 930 anni di reclusione. Una condanna a morte eseguita.
Cronologia del Nazifascismo – 1930
8 gennaio
Matrimonio tra Umberto di Savoia e Maria José del Belgio. Viene concessa un’amnistia, dalla quale sono esclusi i reati politici.
23 gennaio
In Germania il partito nazista NSDAP entra per la prima volta nel governo di un Land, in Turingia.
1 febbraio
Risultano iscritti alle varie organizzazioni fasciste circa 10 milioni di italiani (su una popolazione di 40 milioni).
10 aprile
Istituita a Milano la scuola di mistica fascista.
22 aprile
Mussolini inaugura il Consiglio nazionale delle Corporazioni, e dà conto delle conseguenze del crollo di Wall Street sull’economia italiana: aumento dei protesti cambiari, aumento dei dissesti e dei fallimenti, aumento della disoccupazione, diminuzione delle entrate dello Stato.
24 aprile
Edda Mussolini, primogenita del duce, sposa Galeazzo Ciano, futuro ministro degli Esteri.
11 maggio
A Livorno, Mussolini si esprime contro le proposte del premier francese Aristide Briand per una federazione europea.
6 settembre
Vengono fucilati 4 antifascisti sloveni condannati a morte dal tribunale speciale.
14 settembre
Alle elezioni per il Reichstag la NSDAP ottiene il 18,3 per cento dei suffragi.
15-16 settembre
Vengono arrestati a Napoli Manlio Rossi Doria ed Emilio Sereni. Il 28 novembre saranno condannati dal tribunale speciale a 15 anni di reclusione.
24 settembre
Giovanni Giurati succede ad Augusto Turati quale segretario del partito fascista.
8 ottobre
Sono istituiti i Fasci giovanili di combattimento, per ragazzi (avanguardisti) e ragazze (giovani fasciste) dai 17 ai 21 anni.
9 ottobre
Il Gran Consiglio afferma la necessità di introdurre la pena di morte anche nel nuovo codice penale, in preparazione.
10 ottobre
In un processo tra fascisti si dimostra che il podestà di Milano, Ernesto Belloni, ha largamente profittato della carica per lucrare illeciti profitti.
15 ottobre
In omaggio al Vaticano, il Consiglio dei ministri delibera l’abolizione della festa civile del 20 settembre, anniversario dell’entrata delle truppe italiane in Roma. La festività è sostituita da quella dell’11 febbraio, data della sottoscrizione dei Patti Lateranensi.
28 ottobre
In un discorso contro “i nemici della rivoluzione fascista”, Mussolini sostiene: “L’antifascismo non è morto, l’opposizione esiste ancora. Soltanto il terreno della lotta si è dilatato: ieri era l’Italia, oggi è il mondo”.
30 ottobre
Grazie a un infiltrato, vengono arrestati i dirigenti di Giustizia e Libertà Ernesto Rossi, Riccardo Bauer, Nello Traquandi, Umberto Ceva.
31 dicembre
Bilancio di attività del Tribunale speciale nel corso dell’anno: 199 antifascisti condannati complessivamente a 962 anni di reclusione, 1 ergastolo e 4 condanne a morte eseguite.
Cronologia del Nazifascismo – 1931
20 febbraio
Avvio della politica di interventismo statale per il salvataggio delle banche italiane, colpite dalla crisi economica mondiale.
19 marzo
Il periodico “Lavoro fascista”, organo ufficiale del sindacalismo di regime, attacca apertamente l’Azione Cattolica per il suo interventismo in campo sociale, che il regime considera propria prerogativa.
3 aprile
Arresto di Pietro Secchia, della dirigenza del partito comunista.
26 aprile
Il papa interviene nella polemica tra fascismo e organizzazioni cattoliche. Seguono azioni squadriste contro le sedi cattoliche.
14 maggio
Il direttore d’orchestra, di fama mondiale, Arturo Toscanini, rifiuta di far eseguire Giovinezza e la Marcia reale all’apertura di un concerto. Aggredito da una camicia nera, attaccato dalla stampa e sorvegliato dalla polizia politica, si ritira a vita privata. Tornerà a dirigere in Italia solo con l’avvento della Repubblica.
29 maggio
Fucilazione dell’anarchico Michele Schirru, condannato a morte dal tribunale speciale.
30 maggio
Decreto di scioglimento di tutte le associazioni giovanili non fasciste.
31 maggio
Discorso del papa contro lo scioglimento delle associazioni cattoliche. Sospensione del congresso eucaristico diocesano in corso a Roma.
29 giugno
Enciclica papale Non abbiamo bisogno, in difesa dell’Azione Cattolica e dell’associazionismo cattolico in generale.
1 luglio
Entrata in vigore del codice Rocco, nuovo codice penale d’ispirazione fascista.
Blocco delle iscrizioni al partito fascista. Il segretario dell’Opera Balilla istituisce “I figli della lupa”, reparti di bambini di età inferiore ai 7 anni.
9 luglio
Viene dichiarata dai fascisti l’incompatibilità tra iscrizione al fascio e appartenenza all’Azione Cattolica.
2 settembre
La contesa tra fascisti e cattolici militanti si chiude con un accordo: il governo riconosce l’Azione Cattolica e abroga la precedente clausola di incompatibilità.
7 settembre
30.000 giovani avanguardisti di tutta Italia, portati a Roma per prendere parte al Campo DUX, sfilano davanti a Mussolini.
16 settembre
Il guerrigliero libico Omar al-Mukhtar, leader della resistenza anti-italiana, è impiccato a Soluch. (http://www.anpi.it/storia/252/cirenaica)
8 ottobre
La Gazzetta Ufficiale pubblica il decreto relativo al giuramento di fedeltà al fascismo imposto ai docenti universitari: oltre 1.200 professori giurano; 18 si rifiutano e perdono la cattedra.
25 ottobre
Parlando a Napoli, Mussolini lancia lo slogan “Andare verso il popolo”, intendendo per popolo la nazione che si identifica nel regime. Si accentua la pressione per la revisione del Trattato di Versailles.
7 novembre
Iniziano i lavori per la bonifica dell’Agro Pontino.
13 novembre
Nasce l’Istituto mobiliare italiano (Imi).
29 novembre
Arnaldo Mussolini inaugura la nuova sede della scuola di mistica fascista, in via Silvio Pellico a Milano. La scuola è ora intitolata “Sandro Italico Mussolini”, in onore del nipote del duce, morto di leucemia nel settembre precedente.
7 dicembre
Achille Starace è nominato segretario del partito.
31 dicembre
Bilancio di attività del Tribunale Speciale nel corso dell’anno: 519 antifascisti condannati complessivamente a 2.061 anni di reclusione, 1 condanna a morte eseguita.
Cronologia del Nazifascismo – 1932
9 gennaio
Mussolini riceve dal papa l’ordine vaticano dello “Speron d’oro”.
10 febbraio
Alla conferenza di Ginevra per il disarmo, il ministro degli Esteri fascista Dino Grandi propone un piano di disarmo mondiale molto avanzato.
13 marzo
Nel primo turno delle elezioni presidenziali Hitler ottiene il 30,1 per cento dei suffragi (Hindenburg il 49,6 per cento).
18 marzo
Mussolini dà il via ai lavori di sventramento di “Roma imperiale”, illustrando con un discorso al Senato il nuovo piano regolatore della città.
29 marzo
Muore a Parigi, in esilio, Filippo Turati.
4 giugno
All’inaugurazione del monumento ad Anita Garibaldi, sul Gianicolo, Mussolini afferma che “le Camicie nere […] sono anche politicamente sulla linea ideale delle Camicie rosse”.
10 aprile
Nel secondo turno delle elezioni presidenziali Hitler ottiene il 36,8 per cento dei suffragi (Hindenburg il 53 per cento).
17 giugno
Fucilazione di Angelo Sbardellotto e Domenico Bovone, condannati a morte dal tribunale speciale.
30 giugno
Parlando alla cerimonia per la posa della prima pietra della città di Littoria (oggi Latina), Mussolini afferma: “È l’aratro che traccia il solco, ma è la spada che lo difende”.
20 luglio
Mussolini congeda Grandi e assume ad interim il ministero degli Esteri.
27 ottobre
Per celebrare il decennale della marcia su Roma, si inaugura nella capitale la Mostra della rivoluzione fascista.
28 ottobre
Inaugurata a Roma la via dei Fori Imperiali.
Sono riaperte le iscrizioni al PNF.
30 ottobre
Viene sospeso dal fascio l’ex segretario del partito Augusto Turati, reo di aver espresso in una lettera privata giudizi negativi sul regime.
4 novembre
Amnistia del decennale: su 1.056 detenuti politici, ne escono dal carcere 639. Vengono liberati anche 595 confinati.
6 novembre
Nuove elezioni del Reichstag: leggero arretramento del partito nazista NSDAP con il 33,1 per cento dei suffragi.
12 novembre
Il Gran Consiglio approva il nuovo statuto del PNF, che viene definito “una milizia civile al servizio dello stato fascista”.
17 dicembre
Un decreto governativo impone l’iscrizione al partito a tutti i dipendenti pubblici.
18 dicembre
Inaugurazione di Littoria.
31 dicembre
Starace annuncia, in un rapporto ufficiale, che 5.000 gerarchi sono stati rimossi dalle cariche nell’ultimo anno, nel corso di un “cambio della guardia”.
Bilancio di attività del Tribunale Speciale nel corso dell’anno: 213 antifascisti condannati complessivamente a 1.449 anni di reclusione. 2 condanne a morte eseguite.
Cronologia del Nazifascismo – 1933
23 gennaio
Viene fondato l’Istituto della Ricostruzione Industriale (IRI), per sostenere con i fondi dello Stato le grandi industrie deficitarie.
In febbraio, a Berlino, Göring, all’inaugurazione di una mostra di pittura italiana, sottolinea l'”intima affinità” tra il fascismo e il nazismo.
30 gennaio
Dopo che i grandi gruppi industriali e finanziari hanno ritirato l’appoggio al gabinetto von Schleicher, il presidente Hindenburg affida la carica di cancelliere ad Adolf Hitler.
18 febbraio
Winston Churchill, celebrando a Londra il 25° anniversario della “Lega antisocialista”, esalta pubblicamente Mussolini, definendolo “il più grande legislatore vivente”.
28 febbraio
Dopo l’incendio del Reichstag vengono emanate in Germania le prime leggi repressive contro gli avversari del nazionalsocialismo.
5 marzo
Elezioni in Germania: il partito nazista ottiene il 43,9 per cento dei suffragi, i suoi alleati tedesco-nazionali l’8 per cento.
16 marzo
Per ridurre la massiccia disoccupazione operaia, vengono ripristinate la giornata lavorativa di 8 ore e la settimana di 48 ore.
22 marzo
A Dachau, a pochi chilometri da Monaco di Baviera, viene aperto il primo campo di concentramento nazista. È destinato, in questa fase, a prigionieri politici e oppositori del regime.
23 marzo
Il Reichstag vota i pieni poteri a Hitler.
1 aprile
Inizia in Germania il boicottaggio delle attività ebraiche.
7 aprile
La legge per l’epurazione della burocrazia tedesca introduce la discriminazione contro gli ebrei.
10 maggio
Rogo dei libri in alcune città tedesche.
1 giugno
Il regio decreto legge n. 641 stabilisce che l’iscrizione al partito nazionale fascista è requisito indispensabile per l’assunzione in una serie di enti locali e parastatali.
7 giugno
Viene siglato a Roma un patto di “collaborazione” internazionale tra Italia, Germania, Francia e Inghilterra.
11 giugno
Muore a Parigi, in esilio, Claudio Treves.
14 luglio
In Germania il partito nazista è proclamato partito unico. Il regime vara la legge per la tutela della razza dalle malattie ereditarie.
20 luglio
Concordato tra la Germania nazista e la Santa Sede.
22 luglio
Mussolini riassume ad interim il ministero della Guerra e inizia una politica di armamenti.
2 settembre
L’Italia firma un patto di amicizia e neutralità con l’URSS.
14 ottobre
Uscita della Germania dalla Società delle Nazioni.
30 novembre
2.620 coppie vengono portate a Roma per celebrarvi collettivamente le nozze.
6 dicembre
Dopo l’uscita della Germania dalla Società delle Nazioni, Mussolini chiede una revisione radicale dell’istituto ginevrino.
24 dicembre
Viene lanciata la “Giornata della Madre e del Fanciullo”, nel corso della quale vengono premiate le famiglie più prolifiche.
31 dicembre
Bilancio di attività del Tribunale Speciale nel corso dell’anno: 59 antifascisti condannati complessivamente a 408 anni di reclusione.
Cronologia del Nazifascismo – 1934
17 febbraio
Presa di posizione italo-franco-inglese sull’indipendenza dell’Austria, insidiata dalle mire espansionistiche della Germania nazista.
2 marzo
Il Gran Consiglio del fascismo approva “per acclamazione” i 400 nuovi candidati alla Camera.
17 marzo
Firma dei protocolli italo-austro-ungheresi per l’indipendenza dei singoli stati e i rapporti economici tra di essi.
21 marzo
In Germania viene istituito il Volksgerichtshof, il Tribunale del Popolo, corte speciale incaricata di giudicare i reati politici contro il regime.
25 marzo
Elezioni politiche: secondo “plebiscito” fascista. I voti contrari sono soltanto 15.265 (0,15%) su oltre 10 milioni.
30 marzo
Viene ufficialmente annunciato l’arresto di un folto gruppo di “ebrei antifascisti al soldo dei fuorusciti”, avvenuto a Torino (si tratta della organizzazione clandestina di “Giustizia e libertà”).
15 aprile
Inaugurazione della città di Sabaudia.
14 giugno
Hitler, cancelliere tedesco, si reca a Venezia per il suo primo incontro con Mussolini.
30 giugno
Resa dei conti nel regime nazista. Liquidate le SA (Sturmabteilung, reparti d’assalto) e ucciso il loro capo, Ernst Rohm: è la “notte dei lunghi coltelli”.
25 luglio
Il cancelliere austriaco Engelbert Dollfuss viene assassinato durante un tentativo di putsch nazista. Mussolini concentra truppe ai confini con l’Austria in difesa dell’indipendenza austriaca.
2 agosto
Alla morte di Hindenburg, Hitler diventa anche presidente del Reich.
16 agosto
Ritiro delle truppe italiane dal confine austriaco.
21 agosto
Mussolini incontra Kurt von Schuschnigg, successore di Dollfuss.
6 settembre
In un discorso pronunciato a Bari, Mussolini prende posizione nei confronti del nazismo: “Trenta secoli di storia ci permettono di guardare con sovrana pietà a talune dottrine di Oltre Alpe”.
10 settembre
Viene istituito il sottosegretariato per la stampa e la propaganda, affidato a Galeazzo Ciano, genero del duce.
27 settembre
A Ginevra, l’Italia, la Francia e la Gran Bretagna ribadiscono la necessità che sia assicurata l’indipendenza austriaca.
9 ottobre
Un nazionalista mecedone uccide, a Marsiglia, re Alessandro di Jugoslavia. Il governo fascista protegge i membri del comitato rivoluzionario croato-macedone che hanno riparato in Italia. Tra loro, Ante Pavelić, capo del partito ustascia.
5 dicembre
Incidente di frontiera a Ual-Ual, al confine tra Etiopia e Somalia italiana. Lo scontro armato tra reparti etiopi e truppe somale, inquadrate dall’esercito italiano, è utilizzato dalla propaganda fascista per l’inizio di una campagna di mobilitazione pubblica contro “la barbarie abissina”. L’incidente di Ual Ual è considerato antefatto della guerra d’Etiopia.
31 dicembre
Bilancio dell’attività del Tribunale Speciale durante l’anno: 259 antifascisti condannati complessivamente a 1.297 anni di reclusione.
Cronologia del Nazifascismo – 1935
4 gennaio
Giunge a Roma il ministro degli Esteri francese, il filofascista Pierre Laval. Mussolini conclude con la Francia un accordo che gli assicura libertà d’azione in Etiopia.
13 gennaio
Plebiscito della Saar: la regione mineraria torna a essere parte della Germania, alla quale è stata sottratta dopo la prima guerra mondiale.
16 gennaio
Il generale Emilio De Bono viene nominato alto commissario dell’Africa Orientale Italiana. Mussolini assume ad interim il dicastero delle Colonie.
1-3 febbraio
Incontro italo-britannico a Londra. Si approvano gli accordi italo-francesi di Roma e si riafferma l’indipendenza austriaca.
7 marzo
Il generale Rodolfo Graziani viene nominato governatore della Somalia. Ha inizio la mobilitazione e la partenza per l’Africa Orientale di consistenti reparti militari
23 marzo
Si intensifica la propaganda bellicista. Dal balcone di Palazzo Venezia Mussolini parla di “milioni di baionette” che “accompagnano” il “sincero desiderio di collaborazione europea” da parte dell’Italia.
11-14 aprile
Si tiene a Stresa la conferenza italo-franco-inglese, in funzione antitedesca. Si riafferma il principio dell’indipendenza dell’Austria. Il cosiddetto “fronte di Stresa” avrà tuttavia vita breve.
27 aprile
Inaugurazione della città di Guidonia, in provincia di Roma.
4 maggio
Il governo inglese propone a Mussolini la prospettiva di un mandato in Etiopia, per evitare la messa in discussione dei principi della Società delle Nazioni. Il duce risponde che per l’Italia il “problema etiopico” va risolto “con qualunque mezzo”.
10 maggio
Il vescovo di Fidenza benedice i labari delle camicie nere che partono per l’Africa Orientale Italiana. Si intensifica il reclutamento di “volontari”.
15 maggio
Su delazione della spia Pitigrilli (Dino Segre), viene arrestato a Torino l’intero gruppo dirigente di Giustizia e Libertà.
20 giugno
Il regio decreto legge n. 1010 istituisce il “sabato fascista”, giornata da dedicare, obbligatoriamente, all’educazione militare e politica degli italiani.
24 giugno
Giunge a Roma il ministro degli Esteri inglese, Anthony Eden, per cercare di indurre Mussolini a una soluzione pacifica in Etiopia.
25 giugno
Il sottosegretariato alla stampa e alla propaganda viene elevato al rango di ministero. Galeazzo Ciano ne è titolare.
31 luglio
Mussolini, sul “Popolo d’Italia”, scrive che l’Italia procederà in Etiopia “con Ginevra, senza Ginevra, contro Ginevra”.
4 agosto
Mussolini pronuncia un bellicoso discorso a Eboli durante le grandi manovre militari: “Andremo contro chiunque, di qualsiasi colore, tentasse di traversarci la strada”.
16 agosto
Riunione anglo-franco-italiana per trovare una via d’uscita che soddisfi l’Italia senza umiliare la Società delle Nazioni. Non si giunge a nulla a causa dell’intransigenza italiana. Mussolini ha infatti dato al negoziatore italiano, Aloisi, l’ordine di non stipulare accordi, “a meno che non mi diano tutto, compresa la decapitazione dell’imperatore”.
31 agosto
Grandi manovre militari nel Trentino alla presenza del re e del duce, il quale annuncia che in settembre vi sarà 1 milione di uomini sotto le armi.
3 settembre
A Ginevra viene pubblicato il lodo arbitrale sull’incidente di Ual Ual, dal quale risulta esclusa una responsabilità diretta del governo etiopico.
8 settembre
Violento discorso di Mussolini dal balcone di Palazzo Venezia: “Noi tireremo diritto!”.
15 settembre
“Leggi di Norimberga” contro gli ebrei in Germania.
28 settembre
In vista dell’imminente aggressione, il governo etiopico ordina la mobilitazione generale.
2 ottobre
In tutta Italia, al suono delle campane, i fascisti organizzano l’adunata generale della popolazione per ascoltare Mussolini che annuncia l’attacco contro l’Etiopia.
3 ottobre
Inizio delle operazioni militari in Etiopia.
5 ottobre
Occupazione di Adigrat.
6 ottobre
Occupazione di Adua.
7 ottobre
La Società delle Nazioni condanna l’aggressione italiana.
10 ottobre
L’assemblea generale della Società delle Nazioni vota l’applicazione di sanzioni economiche contro l’Italia a partire dal 18 novembre (3 voti contrari: Austria, Albania, Ungheria) .
28 ottobre
Il cardinale Schuster, arcivescovo di Milano, benedice i gagliardetti delle camicie nere ed esalta il fascismo che “a prezzo di sangue apre le porte dell’Etiopia alla fede cattolica”.
8 novembre
Occupazione di Makallé.
16 novembre
Per la sua lentezza nel condurre l’offensiva in Etiopia, il generale De Bono viene richiamato in patria e sostituito dal maresciallo Badoglio.
5 dicembre
Ai Comuni, il ministro inglese Hoare avanza l’ipotesi di una mediazione franco-britannica per l’Etiopia (piano Laval-Hoare).
7 dicembre
Mussolini, alla Camera, pronuncia un discorso provocatorio contro la Società delle Nazioni: “Non v’è assedio che possa illudersi di distoglierci dalla nostra meta […] l’epilogo di questa crisi non può consistere che nel pieno riconoscimento dei nostri diritti e nella salvaguardia dei nostri interessi africani”.
16 dicembre
Allocuzione del Papa. Cade ogni speranza di un suo intervento pacificatore nel conflitto etiopico.
18 dicembre
“Giornata della fede”: gli italiani sono invitati a consegnare “alla Patria” le fedi nuziali e altri oggetti d’oro per sostenere la guerra in Etiopia e l'”assedio economico” imposto dalla Società delle Nazioni.
Inaugurazione della città di Pontinia.
31 dicembre
Bilancio di attività del Tribunale speciale durante l’anno: 232 antifascisti condannati complessivamente a 1.237 anni di reclusione.
Cronologia del Nazifascismo – 1936
20 gennaio
Le truppe di Graziani, sul fronte somalo, raggiungono Neghelli.
20-23 gennaio
Prima battaglia del Tembien.
15 febbraio
Si conclude la battaglia dell’Amba Aradam.
28 febbraio
Il gruppo G.L. di Torino, processato dal tribunale speciale, subisce pesanti condanne. Conquista dell’Amba Alagi.
7 marzo
L’esercito di Hitler invade la Renania, smilitarizzata dopo il trattato di Versailles.
16 marzo
Il regio decreto legge n. 392 rende obbligatorio il conferimento del grano agli ammassi.
23 marzo
Discorso di Mussolini che annuncia l’avvio della politica “autarchica”: nelle ambizioni del regime, il paese, che risente delle sanzioni introdotte dalla Società delle Nazioni a causa dell’attacco italiano all’Etiopia, deve divenire economicamente auto-sufficiente.
25 marzo
Mussolini propone all’ambasciatore francese Chambrun l’appoggio fascista nella controversia renana, a patto che la Francia si dichiari disposta a togliere le sanzioni all’Italia.
1 aprile
Mussolini comunica a Hitler il fermo proposito dell’Italia di astenersi da qualsiasi azione contro la Germania nazista.
3 aprile
Il governo italiano dà formali assicurazioni a quello inglese che verranno rispettati gli interessi britannici in Etiopia.
9 aprile
Per iniziativa francese, viene respinto dalla Società delle Nazioni il tentativo di condannare i metodi usati dai fascisti nel conflitto etiopico (gas asfissianti, pallottole dum-dum).
15 aprile
Occupazione di Dessié.
3 maggio
L’esercito abissino è in rotta. Il Negus abbandona l’Etiopia.
5 maggio
Badoglio entra in Addis Abeba. Adunate “oceaniche” in piazza Venezia a Roma e in tutta Italia: Mussolini annuncia che “l’Etiopia è italiana”.
7 maggio
Il re conferisce a Mussolini la Gran croce dell’Ordine militare di Savoia.
9 maggio
Vittorio Emanuele III assume il titolo di Imperatore di Etiopia. Mussolini pronuncia dal balcone di Palazzo Venezia il “discorso dell’Impero” che, sostiene, “dopo quindici secoli” riappare “sui colli fatali di Roma”. Badoglio viene nominato viceré d’Etiopia.
12 maggio
Durante un’allocuzione, il papa consacra la vittoria coloniale fascista, definendola “preludio della vera pace europea e mondiale”.
28 maggio
In un’intervista al “Daily Telegraph”, Mussolini si esprime a favore di un riavvicinamento italo-inglese.
9 giugno
Galeazzo Ciano viene nominato ministro degli Esteri.
11 giugno
Badoglio torna in Italia e riprende il posto di capo di stato maggiore generale. Graziani subentra nella carica di viceré di Etiopia e scatena una feroce operazione di controguerriglia nei confronti dei patrioti abissini.
17 giugno
L’Inghilterra, seguita dalla Francia, decide di proporre a Ginevra l’abolizione delle sanzioni economiche contro l’Italia. Nello stesso tempo la Società delle Nazioni respinge le richieste di aiuto della resistenza etiopica.
In Germania, Heinrich Himmler, già Reichsführer delle SS, è nominato capo della polizia.
30 giugno
A Ginevra il Negus parla all’Assemblea delle nazioni, per perorare la causa del suo popolo. I rappresentanti della stampa fascista lo dileggiano volgarmente.
4 luglio
L’assemblea ginevrina vota la fine delle sanzioni contro l’Italia.
8 luglio
La flotta inglese si ritira dal Mediterraneo.
17 luglio
Le truppe spagnole di stanza in Marocco, alla guida del generale Francisco Franco, si ammutinano compiendo un colpo di stato contro il governo repubblicano. È l’inizio della guerra civile spagnola.
18 luglio
Aerei italiani, concessi da Mussolini al generale ribelle Francisco Franco, proteggono il trasporto degli insorti franchisti dal Marocco in Spagna. Anche la Germania presta il suo aiuto.
25 luglio
La Germania riconosce formalmente l’Etiopia italiana.
27 agosto
In un discorso tenuto a Potenza, Mussolini lancia la “battaglia demografica”: l’aumento della popolazione è, per il regime, base della potenza della nazione e dell’impero.
29 luglio
Due aerei militari italiani diretti al quartier generale di Franco sono costretti a un atterraggio forzato nel Marocco francese: viene così smascherato l’appoggio fascista alle milizie franchiste. Da quel momento Mussolini decide di intervenire nel conflitto spagnolo in misura massiccia: in pochi mesi saranno inviati 40.000 uomini.
1 agosto
Il governo francese di Léon Blum propone alle potenze europee un accordo per il “non intervento” in Spagna.
26 agosto
Aspri combattimenti fra truppe coloniali e guerriglieri abissini intorno ad Addis Abeba. Il viceré Graziani ordina durissime rappresaglie.
29 settembre
Si costituiscono le Brigate Internazionali, che combatteranno al fianco dell’esercito repubblicano spagnolo contro le truppe franchiste.
21 ottobre
Viaggio del ministro degli Esteri Ciano in Germania.
24 ottobre
Colloquio Ciano-Hitler: il führer parla di Mussolini come “il primo uomo di stato del mondo”. Si pongono le basi per l’intesa che prenderà il nome di “Asse Roma-Berlino”.
1 novembre
Mussolini parla a Milano, usando per la prima volta l’espressione “Asse Roma-Berlino”.
18 novembre
L’Italia fascista riconosce ufficialmente il governo di Franco.
25 novembre
Germania e Giappone siglano il Patto anti-Comintern, alleanza politica contro l’Unione Sovietica.
28 novembre
Il governo fascista sottoscrive un “accordo segreto” con Franco per assicurargli la piena solidarietà economica e militare dell’Italia.
30 novembre
La Camera tributa a Mussolini il titolo di “Fondatore dell’Impero”. Scattano in tutta Italia (Terni, Milano, Torino, Genova, Venezia, ecc.) numerosi arresti di antifascisti che organizzano la raccolta di aiuti e la partenza di volontari in difesa della Repubblica spagnola.
1 dicembre
In Germania, la Hitlerjugend diventa l’unica organizzazione statale della gioventù.
31 dicembre
Bilancio di attività del Tribunale speciale durante l’anno: 254 antifascisti condannati complessivamente a 1.557 anni di reclusione.
Cronologia del Nazifascismo – 1937
2 gennaio
Firmato a Roma un accordo di amichevole collaborazione (Gentlemen’s Agreement) fra l’Italia fascista e la Gran Bretagna.
9 gennaio
Emanati i primi decreti di “difesa della razza” per impedire matrimoni misti in Etiopia. È ufficialmente censurata la popolare canzonetta Faccetta nera, non rispondente ai principi razziali.
20 gennaio
Visita di Göring a Roma. Si consolidano i rapporti italo-germanici.
8 febbraio
Truppe fasciste italiane occupano la città di Malaga, nella Spagna meridionale.
19 febbraio
Il viceré Graziani rimane leggermente ferito in un attentato ad Addis Abeba. Per rappresaglia vengono immediatamente arrestati e fucilati migliaia di civili etiopi. Le vittime della cosiddetta “strage di Addis Abeba” sono tra le 3.000 e le 6.000 (A. Del Boca, Gli italiani in Africa Orientale, Milano, Mondadori, 1992, vol. III, pp. 86-88; Giorgio Rochat, Le guerre italiane 1935-1943, Torino, Einaudi, 2008, p. 85.) Interi quartieri della città sono dati alle fiamme.
24 febbraio
Cattura e uccisione del capo ribelle abissino ras Destà Damtù.
8-23 marzo
Battaglia di Guadalajara: reparti italiani delle Brigate Internazionali e reparti fascisti si scontrano in una delle principali tappe della guerra di Spagna. I secondi hanno la peggio.
9 marzo
Per decisione del Gran Consiglio, diventa obbligatoria l’iscrizione al Fascio di tutti i dipendenti pubblici .
14 marzo
L’enciclica Mit brennender Sorge condanna lo spirito neopagano e antireligioso del nazismo.
18 marzo
L’enciclica Divini redemptoris si esprime contro il comunismo e le tendenze anticlericali delle organizzazioni rivoluzionare che operano nella guerra di Spagna.
20 marzo
Durante un viaggio in Libia, Mussolini brandisce la “spada dell’Islam” e promette a tutto il mondo arabo la “protezione” sotto le leggi di Roma.
25 marzo
Ciano firma a Belgrado un patto con la Jugoslavia. Il cosiddetto “Patto della pacificazione adriatica” prevede il rispetto reciproco delle frontiere e un accordo commerciale.
22 aprile
Mussolini incontra a Venezia il cancelliere austriaco Schuschnigg e gli fa capire che, nonostante i precedenti impegni, non potrà opporsi all’invasione dell’Austria da parte della Germania hitleriana.
27 aprile
Muore, a Roma, Antonio Gramsci.
28 aprile
Mussolini inaugura gli studi di Cinecittà, a Roma.
8 maggio
Proibita l’introduzione in Italia di stampa britannica, “dato l’atteggiamento tenuto dalla quasi totalità della stampa inglese contro l’Italia e le sue forze armate”. Vengono anche richiamati in patria i corrispondenti italiani in Gran Bretagna.
26 maggio
La nave italiana “Barletta” viene colpita a Maiorca, nelle Baleari, durante un bombardamento eseguito dai repubblicani spagnoli. Il governo fascista, seguendo l’esempio tedesco, usa l’episodio come pretesto per abbandonare ufficialmente il “Comitato di non intervento negli affari di Spagna”.
1 giugno
Nasce il Ministero della cultura popolare (Minculpop): ha il compito di assicurare la fascistizzazione della cultura nazionale.
9 giugno
Sono assassinati in Francia i fratelli Carlo e Nello Rosselli.
20 luglio
Riavvicinamento anglo-italiano: l’Agenzia Stefani riapre i battenti a Londra.
4 agosto
In un’intervista, il ministro degli Esteri Ciano definisce gli interessi dell’Italia e quelli dell’Inghilterra non contrastanti, ma anzi complementari.
6 agosto
La stampa inglese viene riammessa in Italia. Il governo sovietico accusa l’Italia di aver silurato navi russe nel Mediterraneo (l’accusa risponde a verità).
21 agosto
Il regio decreto n. 1542 introduce i “Provvedimenti per l’incremento demografico della nazione”.
1 settembre
La rivista dei gesuiti “Civiltà cattolica” e l’organo del Vaticano “Osservatore romano” sostengono apertamente il generale Franco.
25-29 settembre
Viaggio di Mussolini in Germania. Il duce parla in tedesco a 1 milione di berlinesi e rimane soggiogato dalla potenza germanica.
27 ottobre
L’Opera Nazionale Balilla è trasformata in Gioventù Italiana del Littorio (G.I.L.), direttamente inquadrata nei ranghi del partito e posta agli ordini di Starace, segretario del PNF.
28 ottobre
Nell’anniversario della marcia su Roma, Mussolini afferma che bisogna eliminare il bolscevismo dall’Europa e ridare alla Germania le sue colonie africane.
29 ottobre
Inaugurazione della città di Aprilia.
6 novembre
L’Italia aderisce al Patto anti-Comintern.
20 novembre
Il duca Amedeo d’Aosta viene nominato viceré d’Etiopia in sostituzione del generale Graziani, che rientra in Italia con il titolo di marchese di Neghelli.
29 novembre
L’Italia riconosce lo stato del Manciukuò, creato in Manciuria dagli invasori giapponesi.
11 dicembre
Uscita dell’Italia dalla Società delle Nazioni.
31 dicembre
Bilancio di attività del Tribunale speciale durante l’anno: 172 antifascisti condannati complessivamente a 997 anni di reclusione.
Cronologia del Nazifascismo – 1938
12 gennaio
60 vescovi e arcivescovi e 2.000 sacerdoti, benemeriti della battaglia del grano, inquadrati da Starace, sono presentati al duce e manifestano “fascisticamente” per il regime. Vengono poi ricevuti dal Papa.
1 febbraio
Nel corso di una cerimonia militare al Colosseo viene ufficialmente presentato il “passo romano”, imitazione del “passo dell’oca” nazista, che Mussolini ha voluto introdurre nell’esercito italiano. Una circolare di Starace ordina a tutte le organizzazioni di partito l’uso del “voi” e la proibizione del “lei” nella lingua parlata e scritta.
12 febbraio
Il cancelliere austriaco Kurt Alois von Schuschnigg, convocato da Hitler, è costretto, pena l’occupazione militare dell’Austria da parte della Germania, ad accettare l’ingresso di tre filonazisti nel proprio governo.
11 marzo
Hitler informa Mussolini che le truppe naziste sono in marcia verso l’Austria.
13 marzo
Anschluss: l’Austria è annessa al Terzo Reich. Il Gran Consiglio del fascismo proclama che l’Italia non intende intromettersi nelle questioni interne dell’Austria.
22 marzo
La Camera approva per acclamazione il bilancio per le spese di politica estera: “Per noi fascisti – dichiara l’onorevole Delcroix – questa politica non si discute, si esalta”.
30 marzo
La Camera conferisce al re Vittorio Emanuele III e a Mussolini il titolo, appositamente istituito, di “Primo Maresciallo dell’Impero”.
16 aprile
“Accordi di Pasqua” tra Italia e Regno Unito: la prima si impegna a ritirare le truppe dalla Spagna al termine della guerra civile; la seconda a riconoscere l’annessione italiana dell’Etiopia.
3-8 maggio
Visita ufficiale di Hitler in Italia (Roma, Napoli, Firenze). Gli viene regalato il Discobolo Lancellotti, copia romana, risalente al II secolo d.C, del Discobolo di Mirone, uno dei più grandi capolavori dell’arte greca.
14 maggio
Mussolini parla a Genova, esaltando l’alleanza italo-tedesca e attaccando violentemente le democrazie occidentali.
2 giugno
Una circolare della presidenza del Consiglio dei ministri proibisce la “stretta di mano” e dispone che venga sostituita dal “saluto romano”. Il “Foglio di disposizioni” del partito fascista ordina che tutti i segretari federali e i membri del direttorio nazionale siano chiamati a sostenere tre prove sportive (salto, equitazione, nuoto).
(http://anpi.it/media/uploads/patria/2002/9/33_34_Giuntini.pdf)
3 giugno
Con regio decreto legge del 3 giugno 1938, n. 827, il regime stabilisce che “nell’assunzione del personale salariato statale e nelle promozioni del personale stesso”, “in aggiunta ai requisiti prescritti dagli ordinamenti in vigore” (…) “è richiesta la iscrizione al Partito Nazionale Fascista”.
30 giugno
Iniziano, alla presenza del duce, le prove sportive dei gerarchi. Achille Starace, segretario nazionale del partito, dà una dimostrazione di salto attraverso un cerchio di fuoco.
5 luglio
Viene fatto divieto alla stampa italiana di pubblicare interviste, novelle, racconti “che non siano redatti nello stile fascista”.
14 luglio
Viene pubblicato sulla stampa italiana un decalogo che riassume i principi razziali del fascismo, elaborato da un gruppo di studiosi. È il cosiddetto Manifesto degli scienziati razzisti.
6 agosto
Inizia le pubblicazioni la rivista “La difesa della razza”.
1 settembre
È istituita l’uniforme obbligatoria per tutti gli impiegati statali di sesso maschile, con i rispettivi gradi.
5 settembre
Esclusione degli ebrei dall’insegnamento e divieto di iscrizione a scuole statali. Espulsi gli ebrei da accademie, istituti scientifici, ecc.. (http://www.anpi.it/storia/266/espulsione-degli-ebrei-dalle-scuole)
7 settembre
Divieto “agli stranieri di razza ebraica di dimorare in Italia, in Libia e nei possedimenti dell’Egeo”. Revoca delle concessioni di cittadinanza italiana rilasciate ad ebrei dopo il 1919. (http://www.anpi.it/storia/267/espulsione-degli-ebrei-stranieri)
15 settembre
In un articolo non firmato sul “Popolo d’Italia”, Mussolini approva il progetto di annessione nazista della Cecoslovacchia.
18-26 settembre
Giro di propaganda di Mussolini nel Veneto. Il 24 settembre, a Padova (24.9), nelle ore dell’ultimatum tedesco alla Cecoslovacchia, il duce riafferma che l’Italia sarà a fianco della Germania in caso di crisi internazionale.
28 settembre
Esortato dal premier britannico Chamberlain, Mussolini propone un incontro a Monaco con Hitler e il primo ministro francese Daladier, per risolvere la vertenza sulla Cecoslovacchia.
30 settembre
La conferenza di Monaco si conclude con l’accettazione delle pretese hitleriane sulla Cecoslovacchia.
6 ottobre
Dichiarazione sulla razza (http://www.anpi.it/storia/268/dichiarazione-sulla-razza)
21 ottobre
Sfilano a Roma i legionari reduci dalla guerra di Spagna. Perdite italiane ufficialmente dichiarate: morti 227 ufficiali e 2.430 legionari, feriti 697 ufficiali e 8.161 legionari.
28 ottobre
Mussolini dichiara al ministro degli esteri nazista von Ribbentrop, in visita a Roma: “Vogliamo […] fare un’alleanza per cambiare la carta geografica del mondo”.
5 novembre
20.000 contadini poveri, in gran parte veneti, sbarcano a Tripoli con donne e bambini per colonizzare la “Quarta sponda”.
9-10 novembre
Notte dei cristalli in Germania: violenti pogrom contro gli ebrei, migliaia di negozi distrutti.
30 novembre
Ciano pronuncia un discorso oltranzista alla Camera, attaccando violentemente la Francia. L’assemblea prorompe acclamando: “Tunisi, Gibuti, Corsica”.
17 dicembre
Il governo italiano dichiara unilateralmente “decaduti” gli accordi amichevoli conclusi con la Francia nel gennaio 1935.
31 dicembre
Bilancio di attività del Tribunale speciale durante l’anno: 310 antifascisti condannati complessiva mente a 1.642 anni di reclusione.
Cronologia del Nazifascismo – 1939
1 gennaio
Mussolini aderisce all’idea di un “patto a tre”, di carattere apertamente aggressivo, con la Germania e il Giappone.
11 gennaio
Giunge in visita ufficiale a Roma il premier britannico Chamberlain, per tentare, inutilmente, di persuadere Mussolini ad allontanarsi dalla Germania.
19 gennaio
Viene abolita la Camera dei deputati, sostituita dalla Camera dei fasci e delle corporazioni che comprende il Consiglio nazionale del Partito fascista e il Consiglio nazionale delle corporazioni, entrambi nominati da Mussolini. Della precedente struttura statale rimane soltanto il Senato, i cui membri sono nominati dal re su proposta di Mussolini.
10 febbraio
Morte di Pio XI.
15 febbraio
Il Gran Consiglio del fascismo approva la “Carta della scuola” proposta da Bottai.
25 febbraio
Un decreto legge rende obbligatorio il matrimonio come condizione per l’avanzamento di carriera nelle amministrazioni dello Stato.
15 marzo
I nazisti entrano senza colpo ferire a Praga e occupano l’intera Boemia.
28 marzo
Cade Madrid assediata da Franco. Grandi manifestazioni fasciste in Italia.
7 aprile
Truppe italiane sbarcano in Albania.
8 aprile
Occupazione di Tirana.
12 aprile
Vittorio Emanuele III è proclamato “Re d’Albania”. Il monarca albanese Zogu si rifugia in Grecia.
14 aprile
Il presidente americano Roosevelt invia messaggi a Mussolini e a Hitler per invitarli a porre fine alle aggressioni. I due dittatori non rispondono.
16 aprile
Il nuovo pontefice Pio XII saluta con un caloroso radiomessaggio la vittoria fascista in Spagna.
25 aprile
Mussolini respinge un’offerta di trattative avanzata dalla Francia.
6-7 maggio
A Milano, incontro Ciano-Ribbentrop. Mussolini e Hitler, consultati per telefono dai due ministri degli Esteri, decidono di annunciare ufficialmente la conclusione del “Patto d’Acciaio”, l’alleanza politico militare che lega l’Italia fascista alla Germania nazista.
22 maggio
Ciano e Ribbentrop firmano a Berlino il Patto d’Acciaio.
30 maggio
Mussolini invia a Hitler un messaggio per informarlo che l’Italia ha bisogno di almeno 3 anni di preparazione per poter prender parte a una guerra generale.