Il giorno del battesimo dell’eversione nera: il 12 dicembre di Piazza Fontana

da Huffington Post

di Nicola Lofoco

 

Era un grigio pomeriggio di inverno quello del 12 Dicembre 1969. Un pomeriggio che avvolgeva con il suo freddo tutta Milano. Un pomeriggio come tanti, soprattutto per chi frequentava la Banca Nazionale dell’Agricoltura. Pratiche bancarie da espletare per tanti contadini della ricca Brianza. Nessuno di loro poteva immaginare che quella gelida giornata avrebbe cambiato per sempre le loro vite e segnato uno dei punti più feroci e violenti della storia dello stragismo italiano. Alle 16.37 una bomba imbottita di tritolo esplose avvolgendo tutti con il suo carico di morte e terrore.

Furono esattamente 17 le vittime ed 88 i feriti. Da quando quell’ordigno è esploso sono successe tanti, forse troppi, avvenimenti che hanno tinto con il colore rosso sangue il nostro passato. Senza l’esplosione di quella bomba non sarebbe morto l’anarchico Pinelli e non sarebbe poi stato ucciso il commissario Luigi Calabresi. Senza quella strage non avremmo avuto uno dei casi giudiziari più discussi della Repubblica italiana, quello del processo ad Adriano Sofri. E dopo quella carneficina il calvario dei cosiddetti “anni di piombo” ha letteralmente investito l’Italia portandola sul baratro della guerra civile e dove il prezzo pagato in vite umane è stato troppo caro. Quello stesso pomeriggio deflagrarono altri ordigni anche a Roma ed il dibattito su cosa sia realmente successo è ancora oggetto di discussione tra gli storici. La prima pista investigativa venne incanalata contro Pietro Valpreda, anarchico di sinistra tra i fondatori del circolo “22 marzo” . Dopo essere stato arrestato e processato, Valpreda risulterà innocente.

Dopo un lunghissimo iter giudiziario tra Milano, Catanzaro e Bari, il 30 Giugno 2001 vennero condannati all’ergastolo i neofascisti Carlo Maria Maggi, Giancarlo Rognoni e Delfo Zorzi, quest’ ultimo considerato esecutore materiale della strage e uccel di bosco per la giustizia italiana perché fuggito in Giappone. Il 3 Maggio 2005 è stata però definitivamente annullata quella sentenza dalla seconda sezione penale della Corte di Cassazione, anche se nella sentenza i giudici hanno detto chiaramente che con le nuove prove emerse i responsabili di quella mattanza erano stati Franco Freda e Giovanni Ventura, uomini della cellula veneta del gruppo di estrema destra “Ordine Nuovo”.

Ma la beffa per i familiari delle vittime era dietro l’angolo: non solo costretti a pagare le spese processuali, ma anche a vedersi sfumare ogni possibilità di giustizia perché Freda e Ventura erano già stati assolti nel 1997 con un sentenza passata in giudicato. Nel corso degli anni vennero condannati anche esponenti dello Stato italiano, come il generale Gianadelio Maletti ed il capitano Antonio Labruna per depistaggio e cospirazione contro lo Stato. I due avevano favorito la fuga all’ estero del neofascista Guido Giannettini, legato ai servizi segreti e coinvolto nella indagini. Solo nel leggere tutto questo è lapalissiano che la spirale giudiziaria sulla mattanza di Piazza Fontana sia stata lunga, complessa, difficile e soggetta molto spesso a delle speculazioni politiche provenienti da tutte le parti.

Tutto questo non ha fatto certamente bene non solo all’accertamento della verità ma anche alla scrittura della nostra storia spesso non spiegata con la giusta attenzione alle giovani generazioni. Quasi sempre, quando si raccontano gli anni dello stragismo italiano, si usa fare di tutta l’erba un fascio, mettendo e mischiando insieme cose che andrebbero analizzate separatamente con attenzione. Ogni strage ha avuto la sua storia e la sua evoluzione. Ogni gruppo eversivo ha avuto invece la sua nascita, la sua articolazione, il suo modus operandi. Per questo andrebbe distinto con precisione quale è stato il ruolo avuto nel corso del tempo dall’eversione di estrema destra e quale quello avuto dai gruppi di estrema sinistra.
Andrebbero spiegati bene i lunghi percorsi processuali in cui sono stati coinvolti, raccontando anche di chi ha davvero beneficiato dei depistaggi e delle coperture dei servizi segreti ( sentenze alla mano come quella sulla strage di Bologna per il colonnello Pietro Musumeci).

E andrebbe anche detto che parlare di Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale , dei Nuclei Armati Rivoluzionari o delle Brigate Rosse e Prima Linea non significa parlare della stessa cosa. Invece spesso amiamo associare tutto questo alla tanto decantata ” strategia della tensione”, ignorando come la teoria del grande vecchio burattinaio non sia forse più adatta ad un romanzo postmoderno che alla spiegazione della realtà.

Le 17 vittime di Piazza Fontana sono come quelle di Piazza della Loggia a Brescia, come quelle della strage della stazione di Bologna, del treno Italicus e del Rapido 904. Appartengono all’album criminale della galassia eversiva dell’estrema destra italiana su cui non sono stati fatti in pieno i conti a tutto tondo.
È certamente su questo aspetto che bisognerebbe indagare ancora, approfondendo meglio la genesi dello stragismo fascista. Cosa che ormai non viene quasi più fatta perché forse ha esaurito la sua scorta di possibili fiction, film o libri vari da scrivere. Intanto ai familiari di quegli uomini, di quelle donne e di quei bambini uccisi da quelle bombe carnefici non restano altro che i nomi da piangere sotto qualche sbiadita lapide di marmo.

Social:
error

Leave a Reply