Alceste Campanile venne assassinato il 12 giugno 1975, a 22 anni. Il suo cadavere rinvenuto in un viottolo di campagna a metà strada tra Parma e Reggio Emilia sua città natale, portava i segni di una esecuzione,due colpi uno alla testa e uno al cuore,sparati da armi diverse.

Alceste Campanile era un militante di Lotta Continua e pagò con la vita la sua attività politica. A fare luce infatti su 24 anni di indagini sprecate su coinvolgimenti malavitosi o peggio su presunte “piste rosse”,arrivò nel 1999 la confessione di Paolo Bellini anche lui di Reggio Emilia,che con Alceste aveva condiviso da ragazzi la militanza nel Fronte della Gioventù l’organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano. Abbandonato il FdG, Bellini aveva scelto la militanza più radicale entrando in Avanguardia Nazionale mentre Alceste Campanile nel tempo aveva maturato una conversione alla sinistra che lo avrebbe poi portato in Lotta Continua.

Dopo anni di latitanza in Sud America,Bellini passò un lungo periodo in carcere in Italia sotto la falsa identità di Roberto Da Silva prima e di Luigi Lembo poi. A partire dal 1993 Bellini entrato in carcere in confidenza con Antonino Gioè, uno dei killer della Strage di Capaci, divenne sia pur informalmente il contatto tra le forze dell’ordine e la mafia, avviando così il suo percorso di collaboratore di giustizia.Fu proprio durante una deposizione,che colto da un cedimento,Paolo Bellini confessò l’omicidio di Campanile, compiuto 24 anni prima con un altro camerata di Avanguardia Nazionale per punire il tradimento di Alceste passato alla parte politica avversaria.