Sospesi tra nazismo e destra istituzionale 2a parte

L’Osservatorio: riprendiamo da “Patria Indipendente” quindicinale dell’ANPI ,l’articolo redatto dal “Gruppo di lavoro Patria su neofascismo e web” pubblicato il 6 marzo del 2020. Di seguito la 2a parte, con riferimenti maggiormente pertinenti al territorio di Roma e regione

 

Casaggì rientra a buon titolo in quell’insieme eterogeneo di raggruppamenti chiamati “comunità militanti” e, come vedremo più avanti, ha notevoli punti di contatto con una delle più importanti in Italia: la Comunità Militante Raido, di Roma.

Fra Nuova Destra e nazismo

Nello sfogliare l’abbondante materiale che Casaggì pubblica sul blog e sui social network risultano evidenti le influenze di due nomi importanti della destra locale e nazionale. Innanzitutto Marco Tarchi, uno degli intellettuali di caratura internazionale della Nuova Destra, con alle spalle un’originale storia politica giovanile interna al MSI (fino all’espulsione del 1981 per “lesa maestà”), a cui certamente è dovuto il tema della metapolitica che fin da subito Casaggì s’impegna ad incarnare. Lo svecchiamento, l’abbandono del cupo nostalgismo di fascismo e nazismo, il rifiuto dell’antisemitismo, la contestuale trasformazione in chiave differenzialista dei temi del razzismo, il paganesimo, la rilettura da destra di Gramsci e insomma tutta l’impalcatura ideale della Nouvelle Droite non sembrano però caratterizzare fino in fondo Casaggì. Anche il populismo, con il suo sguardo centrato non più sul conflitto destra/sinistra ma su quello popolo/élite, di cui nel frattempo il professor Tarchi è divenuto uno dei maggiori studiosi, pare incidere solo in superficie sulla comunità militante fiorentina.

Certo, l’essere “destra identitaria” è da inquadrare anche nel più generale piano di opposizione fra identità e differenza, che è esattamente l’operazione costruita dalla Nuova Destra nel tentativo di sottrarsi al vicolo cieco del razzismo biologico, ma si ha l’impressione che di Tarchi vengano apprezzati soprattutto il prestigio accademico e l’impostazione organizzativa metapolitica; quest’ultima del resto ha fatto la fortuna anche di CasaPound Italia e varie altre formazioni dell’estrema destra. Stralci di opere di Tarchi e Alain De Benoist compaiono varie volte sui canali di comunicazione di Casaggì e De Benoist ha tenuto una conferenza nella loro sede nel 2016.

Ma ben più di Tarchi sembra essere importante l’influenza di Maurizio Rossi, anch’egli con un passato nel MSI, poi candidato nel 2004 a sindaco di Firenze e capolista alle regionali dell’anno successivo con Alternativa Sociale, il cartello elettorale che radunò Alessandra Mussolini, Forza Nuova, Fiamma Tricolore e Fronte Nazionale.

manifesto della Comunità Raido,intervengono Gabriele Adinolfi e Mario Merlino

                                                                                                                                              Rossi, appassionato divulgatore delle tesi di fascismo e nazionalsocialismo e della storia delle idee che li hanno anticipati e seguiti, è, al contrario di Tarchi, una presenza fissa a Casaggì. Protagonista di decine e decine di incontri a carattere politico, storico e culturale Rossi sembra essere il vero pilastro ideale del centro sociale di destra. Versatile conferenziere con un’oratoria caratteristica, è tanto presente nelle iniziative di alcune sigle dell’estrema destra italiana quanto schivo al di fuori di questo giro. Notevole la frequenza sul blog di Casaggì di contenuti provenienti da siti web di cui Rossi è assiduo collaboratore: soprattutto Azione Tradizionale, organo della Comunità Militante Raido.

 

 

Appaiono quindi più comprensibili gli impressionanti richiami espliciti di Casaggì agli slogan del nazismo come “Sangue e Suolo”, ovvero quel “Blut und Boden” che fu uno dei pilastri ideali nella costruzione del Terzo Reich. Un proponimento che da una parte — con l’esaltazione della purezza del sangue — condurrà allo sterminio di quella “umanità inferiore” composta da ebrei, slavi, rom e malati; dall’altra — come motto dell’idea di “Lebensraum” (ovvero il nostrano “spazio vitale”) — fu motore per le aggressioni tedesche che culminarono nella Seconda Guerra Mondiale.

Infatti, per quanto le radici della Nuova Destra siano comunque queste e anzi la coincidenza verticale, immutabile ed esclusiva fra terra, etno-cultura e religione siano visti come l’unica possibile realizzazione di un popolo, il richiamo manifesto e immediato al nazismo è stato sempre evitato da quella scuola di pensiero che ha sì riproposto “sangue e suolo” ma in una forma per lo meno rielaborata.

“Sangue e Suolo” compare anche in una campagna a tema ecologista di Azione Studentesca, in risposta ai Fridays For Future di autunno 2019. A questo punto è da notare che il presidente nazionale di Azione Studentesca è Anthony La Mantia, anch’egli militante di Casaggì.Il richiamo all’ecologismo del Terzo Reich è preso di peso dalla propaganda del tempo, senza mediazione alcuna, di cui fu protagonista uno dei maggiori architetti del nazionalsocialismo, Richard Walther Darré, ministro dell’agricoltura dal 1933 al 1942.

La rilettura che vari movimenti neonazisti europei fanno di Darré è quella di una sorta di precursore dei movimenti verdi, erede del romanticismo tedesco.La spinta ecologista e ruralista di Darré è però inscindibile dal suo sprezzante razzismo — definiva gli ebrei “erbacce” — e dal suo ruolo nelle politiche aggressive verso le nazioni dell’Europa orientale a causa di un presunto “diritto morale” dei tedeschi ad occupare quelle terre come parte integrante dell’idea di “Sangue e Suolo”.

                                                                                                                                        Infine e ancora si ritrova il tema “Sangue e Suolo” sfogliando il catalogo di Passaggio al Bosco, col libro “Sangue e terra” di Gian Marco Concas (ex-Generazione Identitaria, responsabile tecnico della missione marittima che nel 2017 ha cercato di ostacolare le attività di salvataggio dei migranti).

                                                                                                                                                                                                                                                                                 Anche i richiami alla mistica fascista con cui il cofondatore di Casaggì Marco Scatarzi pubblicizza il suo libro sul senso del comunitarismo hanno più affinità con le conferenze di Rossi che con le tesi rinnovate della Nuova Destra: “[…] è la certezza di gerarchie spontanee che non si piegano al livellamento dell’egualitarismo; è aristocrazia dello spirito e socialismo di trincea; è la condivisione scanzonata delle follie contro le solitudini apatiche delle folle; è l’organicismo di chi riconosce il proprio rango oltre la febbre rivendicativa dei diritti per tutti; […]”.

L’asserire che esistono gerarchie che dividono naturalmente gli umani in chi debba essere leader e chi debba essere seguace, che ognuno realizza sé stesso non come individuo ma solo come componente di uno stato organico e che quindi gli uomini non siano né tutti uguali né tanto meno possano ambire ad avere i medesimi diritti evidenzia il debito verso il “maestro di vita” Evola. Ed è da notare che Scatarzi, responsabile di Passaggio al Bosco, abbia scelto questo proprio libro come prima uscita per la casa editrice e lo abbia fatto esplicitamente con fini didattici e formativi e che, inoltre, in copertina si sia posto un branco di lupi, simbolo classico della militanza collettiva neonazista.

                                                                                                                                            Inoltre il più classico dei nostalgismi vecchio stampo per le dittature fascista e nazista viene più e più volte evocato. Per fare un solo esempio riprendiamo una riflessione che Casaggì firma in ricordo dell’8 settembre 1943: “Perché l’8 di settembre non è soltanto l’armistizio, ma anche la reazione fiera e spavalda di chi non riuscì ad accettarne il corso e decise di schierarsi dove aveva combattuto fino al giorno prima. Sulle ceneri dell’Italia costruì una Repubblica, la fece bella, le diede un’impronta sociale e nazionale. Il simbolo ne riassumeva le virtù: in mezzo al tricolore non c’era più lo scudo di chi era fuggito, ma un’aquila che, tra gli artigli, stringe un fascio littorio.”

Per non dire del tributo all’eversione nera quando nel giorno della morte di Stefano Delle Chiaie scrivono: “è doveroso tributargli il rispetto che si è conquistato sul campo, da fondatore e Capo di Avanguardia Nazionale.” Avanguardia Nazionale venne messo fuorilegge nel 1976 per ricostituzione del disciolto partito fascista e lo stesso Delle Chiaie fu uno dei maggiori protagonisti degli anni più bui dell’Italia del dopoguerra.

 

Non mancano richiami al paganesimo di stampo germanico, con tanto di runa Ansuz, attraverso la celebrazione ogni anno dei solstizi invernali ed estivi, che rivelano la superficialità e la contraddizione ad esempio con gli appelli al mantenimento del crocifisso nelle aule di scuola o ad altre manifestazioni esteriori dei simboli del cristianesimo.

 

Le parole “Vivere l’idea, essere l’idea!” che abbiamo visto risaltare laddove nella sede di Casaggì sono posti i “maestri di vita” è un altro riferimento al nazismo: “Scelgo di vivere nell’idea, di essere l’idea. Il mio Onore si chiama Fedeltà” è la parte conclusiva del giuramento che prestava il battaglione italiano delle Waffen SS, ovvero l’atto di devozione e sottomissione ad Hitler che veniva pronunciato da quegli italiani che si arruolavano nell’organizzazione paramilitare del partito nazista tedesco. Quale sia l’idea che i militanti fiorentini incoraggiano a vivere e ad essere non è dunque equivocabile.

Da ultimo un altro motto di Casaggì, che campeggia a grandi caratteri sulle pareti della loro sede, è “Vita est militia super terram“. Ha origini bibliche ma è ampiamente diffuso negli ambienti dell’estrema destra, tanto per fare uno dei molti possibili esempi venne usato da Lealtà-Azione nell’annunciare la propria nascita.Ha a che vedere con l’idea di militanza totalizzante e irriducibile,  vita come combattimento nel mondo, ovvero con l’idea di “soldato politico”. Soldati politici si sono definiti nel tempo vari esponenti della destra più estrema, basti pensare a Léon Degrelle e ad alcuni dei terroristi neri che segnarono l’Italia negli anni dello stragismo, come Vincenzo Vinciguerra o Franco Freda.

Pare quindi evidente che per quanto non manchino riferimenti alle idee sviluppate nell’ambito della Nuova Destra di Tarchi e De Benoist, Casaggì sia impostata più sul solco del classico tradizionalismo dell’estrema destra di cui la Comunità Militante Raido è fra i nomi più noti in Italia. Gli innumerevoli interventi di Maurizio Rossi spaziano dal whiskey alle biografie dei protagonisti degli anni del terrorismo nero, dalla mistica della rivoluzione fascista alla sostituzione dei popoli, dal conflitto nordirlandese al valore delle razze umane, dalla continuità ideale fra classicità greco-romana e nazionalsocialismo alla spiritualità della trincea della Grande Guerra. Alcune di queste conferenze erano anche presenti su YouTube, ma ora sono state pudicamente rimosse.

Insomma, come si osserva in molti degli ambienti dell’estrema destra, ci si concentra su un grande carico di fascinazione che tocca e collega tanti diversi ambiti dello scibile, al contempo è però molto debole dal punto di vista del reale spessore culturale. Una retorica pomposa che comunica “idee senza parole”, che trasmette una “cultura entro la quale il passato è una sorta di pappa omogeneizzata che si può modellare nel modo più utile, in cui si dichiara che esistono valori non discutibili, indicati da parole con l’iniziale maiuscola“, per dirla con una frase di Furio Jesi. E ovviamente Casaggì propone la parola “Tradizione” sempre con la maiuscola.

Casaggì sul territorio e nel rapporto con Fratelli d’Italia

Manifesto celebrativo per le elezioni amministrative fiorentine del 2019,manca Angelo Sirello,eletta ma non appartenente a Casaggì

Con Azione Studentesca hanno ottenuto buoni risultati nelle elezioni studentesche a Firenze e provincia (oltre che in altre province toscane), ma il successo che ha più risuonato sulla stampa è quello del 2017 in cui conquistarono la consulta provinciale degli studenti. Per quanto le consulte provinciali siano organi di minore importanza e nonostante poi abbiano di nuovo cambiato colore, una novità del genere lungo la valle dell’Arno ha avuto naturalmente una forte rilevanza.  Nel 2018 riescono a eleggere un proprio rappresentante alla consulta regionale. Il rapporto con Fratelli d’Italia è, nelle dichiarazioni, di carattere utilitaristico. Scatarzi nel 2012 racconta: “Poi venne il 2009 e con questo le elezioni comunali. Utilizzammo la lista del Pdl come strumento e riuscimmo ad eleggere Francesco Torselli, ex presidente di Azione Giovani e animatore storico della nostra struttura, al consiglio comunale.”

                                                                                                                                            E, ancora, nel 2014: “Abbiamo portato avanti dei progetti di collaborazione locale e il nostro consigliere comunale è stato eletto con la lista di Fratelli d’Italia, ma preferiamo non entrare in modo integrale in nessun partito politico. Riteniamo i partiti uno strumento e non un fine.” Insomma, una sorta di candidature indipendenti all’interno di un partito.

Se però si guarda alle ultime elezioni amministrative questa visione si scontra con il fatto che 5 su 6 degli eletti di Fratelli d’Italia a Firenze sono appartenenti a Casaggì: Alessandro Draghi come consigliere comunale e quattro consiglieri di quartiere.Inoltre Torselli, dopo dieci anni di presenza nel consiglio comunale, è adesso coordinatore regionale dello stesso partito e candidato alle prossime consultazioni per determinare il nuovo Consiglio Regionale toscano.

Eppure Casaggì non mancò di spaccare il centrodestra fiorentino. All’indomani dell’inaugurazione della nuova sede la polemica infiammò quell’area politica con l’allora coordinatore cittadino del Popolo Della Libertà che criticò nettamente l’uso dei simbolo del PDL per quell’evento: “[…] col Pdl Casaggì non c’entra nulla. Anche perché è bene dire che la ferita dell’11 agosto non è ancora affatto rimarginata.”

Il celebrare i “franchi tiratori caduti per l’onore dell’Italia“, ovvero i cecchini organizzati da Pavolini per rallentare l’avanzata alleata per poi più prosaicamente ritrovarsi a tirare addosso alle donne in coda per l’acqua nei drammatici giorni dell’estate 1944, fu considerato inaccettabile almeno da una parte di quel mondo politico. Un’altra parte invece non ebbe da ridire, anzi Casaggì di lì a poco ricevette la visita di Giorgia Meloni (allora semplice parlamentare e presidente del movimento giovanile del PDL, ma già in odore di scissione verso Fratelli d’Italia) e di Achille Totaro (allora senatore fiorentino del PDL, adesso senatore FdI).

                                                                                               L’iniziativa di Casaggì dell’onorare i caduti della Repubblica Sociale Italiana avviene sia l’11 agosto di ogni anno (giorno in cui si ricorda la liberazione di Firenze) che il 25 Aprile. L’altra commemorazione di rilevanza cittadina è il corteo a memoria delle foibe a febbraio. Ogni anno il 28 ottobre, giorno in cui ricorre l’anniversario della Marcia su Roma, vengono organizzate conferenze e incontri a tema.

                                                                                                                                                                                                      Nel tempo Casaggì ha denunciato di aver subito scritte minacciose e attentati alla propria sede. L’episodio più grave è però quello del 2011, quando viene riportato sulla stampa un attacco contro un militante, violentemente pestato da tre sconosciuti fra l’indifferenza dei passanti, che si vede costretto a ricorrere a cure ospedaliere.

Dagli stessi esponenti di Casaggì viene ipotizzata un’azione dell’area antagonista fiorentina.La faccenda però prende una piega inattesa quando la Digos denuncia per diffusione di notizie false atte a turbare l’ordine pubblico Marco Scatarzi, Alessandro Draghi e Francesco Torselli. Le forze dell’ordine accusano i tre di aver mentito, trasformando gli effetti di un comune mal di denti nelle conseguenze di un pestaggio.

Immediatamente Torselli, che all’epoca era consigliere comunale, lancia un comunicato in cui si dichiara stupore per l’iniziativa della Digos, chiarendo che il fatto di non aver ancora sporto denuncia contro gli aggressori fosse solo una questione di tempo e annuncia una “possibile azione legale di tutela“.Non se n’è saputo più niente: sul sito di Casaggì l’episodio non viene più neppure menzionato.

Ambizioni nazionali e prospettive

Casaggì ha tentato con perseveranza di replicare la propria esperienza fuori da Firenze.  Già nel 2009 viene inaugurata Casaggì Cagliari e poi nel tempo si sono formati gruppi a Mesagne (BR), Milazzo (ME), Grosseto, Sassari, Taranto, Valdichiana (AR), Empoli (FI), Arezzo, Pisa, Siena, Pontassieve (FI), Valdinievole (PT), Borgo San Lorenzo (FI), Sulmona (AQ) e Versilia (LU). In verità gran parte di queste esperienze sono state tentativi alquanto effimeri e già conclusi, per non dire di quelle annunciate e mai realizzate. Rimangono esperienze operative le presenze a Milazzo, Siena, Valdichiana, Valdinievole e Pisa (rinata nel 2016 dopo la chiusura del precedente circolo “Ronin”), quindi quasi tutte limitate alla zona nord orientale della Toscana, nessuna riesce però a replicare le dimensioni di militanza della casa-madre.

L’ultima nata, a gennaio 2020, è la sede di Modena. Inaugurata da una conferenza di Maurizio Rossi, ha la particolarità di aprire all’interno de “La Terra dei Padri”, associazione e luogo di incontro fra varie sigle dell’estrema destra e del neofascismo emiliano che fin da subito aveva avuto in Casaggì un riferimento. Sono da segnalare le recenti esperienze che vedono l’apertura di nuovi gruppi analoghi a Casaggì, ma che non ne prendono il nome. Attraverso la mediazione di Azione Studentesca si sono costituiti nel corso del 2019 alcuni “spazi identitari”: Aliud a Torino, Sacrum Facere a Milano e Domus Turritana a Porto Torres (SS).

Solo Aliud dispone di una sede propria mentre gli altri gruppi gravitano intorno a sedi locali di Fratelli d’Italia. In tutti e tre i casi nel proprio simbolo è inclusa la torcia tricolore nel pugno, la medesima di Casaggì.

Se il tentativo di replicare il percorso di radicamento a livello nazionale è costellato di insuccessi, la nuova strada intrapresa attraverso la maggiore diffusione di Azione Studentesca può essere una strategia più remunerativa: la “forma” Casaggì ha certamente più attrattiva dei gruppi di Gioventù Nazionale perché meno legata, almeno esteriormente, alla struttura di un partito.

Chiaramente per un’organizzazione grande e strutturata come Fratelli d’Italia, con una lunga storia alle spalle e con dirigenti ed una base elettorale sempre più eterogenea, la sfacciata adesione a principi e parole d’ordine del nazismo, il buio tradizionalismo e il polveroso armamentario neofascista può costituire un limite.Dall’altra parte l’avere a disposizione giovani militanti che battono il territorio con volantini ed iniziative, presenti nelle scuole, ha una valenza elettorale e politica troppo alta per poter essere scartata.

Ma la questione cruciale è se la cultura politica coltivata in questi gruppi, al di là delle pratiche utilitaristiche, ha a che fare con la democrazia o se invece gli è radicalmente avversa.

Social:
error

Leave a Reply