Terza Posizione nasce a Roma nel 1978 dalle ceneri di Lotta Studentesca e rimase attiva fino al 1982, tra i suoi fondatori Giuseppe Dimitri, Roberto Fiore e Gabriele Adinolfi.
Terza Posizione si propose come elemento di rottura nei confronti dell’estrema destra di quel periodo,
Il simbolo che assunse si ispirava alla runa Wolfsangel, termine tedesco che sta a significare il dente di lupo che in passato apparteneva anche alla Panzer-Division ” Das Reich “.
” È un simbolo che appartiene alla tradizione europea e può avere un doppio significato: un significato spirituale, religioso o un significato essenzialmente politico. È quello che noi chiamiamo il Simbolo del Combattente. L’asse verticale rappresenta la rettitudine, il divino, il giusto, mentre invece l’asse che parte in basso da sinistra e va verso l’alto a destra rappresenta l’ascesa. “
(Marcello De Angelis su ” Nero è bello ” Rai2)
” A Roma in quegli anni il mondo giovanile della destra era praticamente scomparso dalle piazze. Il Fronte della Gioventù non esisteva più; tutti quanti noi che avevamo aderito alle organizzazioni di destra facevamo una vita quasi clandestina. Io ricordo che nella mia scuola, qualsiasi cosa accadesse a livello politico nazionale, a Roma e non solo, diventavo il capro espiatorio da colpire e massacrare, e come me gli altri camerati nelle altre scuole. Poco alla volta per resistere a questo insieme di situazioni, e considerando che le organizzazioni extraparlamentari non esistevano più, abbiamo cercato di organizzarci ognuno per conto proprio all’interno delle strutture in cui eravamo inseriti, […] e formando dei nuclei scolastici abbiamo iniziato a camminare ognuno nella rispettiva realtà. Poco alla volta si veniva a sapere che esisteva un gruppo che si muoveva in tale scuola o in un altro ambito, ed è venuto spontaneo in questo clima di desertificazione della destra giovanile iniziare a ravvicinarsi, incontrarsi e confrontarsi. Così nacque Lotta Studentesca, da un momento di particolare crisi per cui le forze più giovani si raccolsero e diedero vita ad un nuovo embrione di organizzazione “.
(Vincenzo Piso da A destra della destra).
Nel 1976, nel mese di febbraio, nella libreria Romana gestita da Walter Spedicato, tra i fondatori di Lotta di Popolo,si tennero una serie di riunioni che videro la partecipazione di tre attivisti neofascisti romani, Gabriele Adinolfi, Giuseppe Dimitri e Roberto Fiore, da quegli incontri nacque “Terza Posizione”,
Il gruppo riuscì a diffondersi con grande rapidità soprattutto nella capitale, ma anche nel nord dell’Italia,
organizzata in modo verticistico, con a capo i tre fondatori, Adinolfi, Fiore e Dimitri e caratterizzata da un’impostazione militaristica, la struttura romana di TP era divisa per zone di competenza e ogni zona faceva riferimento ad uno o più quartieri della città.
Venne creato anche un direttivo nazionale, composto da Marcello De Angelis, Giancarlo Laganà, Fabrizio Mottironi, Vincenzo Piso e Roberto Nistri. Il Nistri divenne sempre più punto di riferimento fino ad essere considerato il numero quattro dell’organizzazione, soprattutto per la sua capacità organizzativa. Fra i militanti romani più attivi c’erano anche Nanni De Angelis, Andrea Insabato, Massimo Taddeini, Corrado Bisini, Claudio Lombardi e Francesco Buffa, a livello nazionale il gruppo dei siciliani, di Francesco Mangiameli, fu il primo ad aderire a TP.
” Né fronte rosso, né reazione, lotta armata per la Terza Posizione! ” era tra gli slogan più utilizzati daTP, che rivendicava una posizione di equidistanza dalla sinistra marxista e dalla destra capitalista e conservatrice,
tra i suoi riferimenti ideologici Julius Evola, da cui attingere su un piano filosofico e Pierre Drieu La Rochelle con la sua idea di Europa unita, anticapitalista e antiborghese.
I militanti TP si ispiravano anche alle esperienze nazionaliste di Juan Domingo Perón, in Argentina e a quella del rumeno Corneliu Zelea Codreanu, comandante della Guardia di Ferro nel primo dopoguerra che, ritenevano, conservava ancora quella carica rivoluzionaria che invece il fascismo italiano aveva perso.
Dal 1979 con l’innalzamento del livello dello scontro politico militanti di Terza Posizione decisero di impugnare le armi, il 14 dicembre 1979 in Via Alessandria, a Roma, l’equipaggio di un’auto civetta della Polizia di Stato nota tre ragazzi che trasportavano alcuni scatoloni da un sottoscala ad un’automobile, sono Roberto Nistri e Giuseppe Dimitri che,insieme ad Alessandro Montani, dopo una breve sparatoria vengono bloccati dagli agenti e arrestati.
Dalla perquisizione emerse un vero e proprio arsenale, mitra, pistole, fucili, e tritolo. Furono rinvenute anche divise da ufficiale della Guardia di Finanza, mentre nel bagagliaio dell’auto vennero trovate delle bombe a mano.
Nella perquisizione effettuata ai tre, gli agenti rinvengono dei documenti in possesso di Dimitri tra i quali un rapporto sul KGB in Europa, consegnato pochi giorni prima da Stefano Delle Chiaie a Dimitri in un incontro avvenuto a Parigi e destinato alla pubblicazione sulla rivista Confidentiel, diretta da Mario Tilgher (padre di Adriano) e che fu inviata anche a Licio Gelli. Un rapporto che dimostrerebbe una frequentazione di ambienti golpisti e anticomunisti che mal si concilia con le idee apparentemente di distanza che pubblicamente TP vorrebbe dimostrare di avere dalla destra tradizionale .
Processati in primo grado, Dimitri viene condannato a nove anni mentre Nistri e Montani ad un anno e dieci mesi di reclusione. Questa vicenda dimostrò l’esistenza di due livelli in TP, il primo per così dire politico ed un secondo più occulto e militare con a capo appunto Dimitri e Nistri.
L’arresto di Dimitri e Nistri, comunque, determinò l’inizio di un progressivo distacco del loro nucleo operativo da TP per direzionarsi sempre più verso i Nuclei Armati Rivoluzionari. L’arresto dei due portò alla testa del nucleo operativo di TP Giorgio Vale, che nel tempo contribuirà all’uscita definitiva di diversi militanti da TP verso i NAR.
La storia di Terza Posizione cambierà il suo corso dopo la strage alla stazione di Bologna, del 2 agosto 1980, che causò la morte di 85 persone e 200 feriti. Già nelle ore seguenti l’attentato, il Presidente del Consiglio, Francesco Cossiga ipotizzò la matrice fascista della strage, una pista investigativa che la stessa magistratura perseguirà sin dall’inizio. Tra le varie ipotesi investigative ci fu quella legata alle dichiarazioni di Angelo Izzo, uno dei tre colpevoli del massacro del Circeo, che attribuì le responsabilità della strage ai fascisti di Terza Posizione e dei NAR: Luigi Ciavardini, Nanni De Angelis e Massimilano Taddeini come esecutori materiali, con Giusva Fioravanti e Francesca Mambro di copertura. Queste dichiarazioni verranno poi ritenute inattendibili per De Angelis e Taddeini ed invece affidabili per Ciavardini, Giusva Fioravanti e Francesca Mambro.
Il 28 agosto 1980, la procura di Bologna emise ventotto ordini di cattura, due dei quali a carico dei leader di TP, Fiore ed Adinolfi, che però si sottrassero all’arresto espatriando. Il 23 settembre dello stesso anno fu la magistratura romana a ordinare una retata contro i dirigenti ed i militanti di Terza Posizione che portarono all’arresto di dieci fascisti, a centocinquanta perquisizioni e comunicazioni giudiziarie ed altri otto ordini di cattura notificati a persone già in carcere per:
” avere, in concorso tra loro e con altre persone, promosso, organizzato, costituito e comunque diretto un’associazione denominata Terza Posizione, diretta a sovvertire violentemente gli ordini economici e sociali dello Stato, a sopprimere il sistema delle rappresentanze parlamentari, nonché a compiere atti di violenza con fini di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico: la rapina all’armeria Omnia Sport, alla Chase Manhattan Bank, a Di Vecchio Anna, al Garage Italia di Via Lucrino, all’armeria di piazza Menenio Agrippa, il tentativo di omicidio di Roberto Ugolini, l’omicidio di Antonio Leandri, l’attentato alle abitazioni di Alberto Martiscelli e Franco Mattera, nonché di Fernando Cento e del Vigile Urbano Gianfranco Tomassini, l’incendio delle sale cinematografiche Induno e Garden, l’attentato presso la sede del PCI di Via Rapisardi 44 e presso il quotidiano Paese Sera, , di aver predisposto le basi clandestine ove armi tra cui i depositi di via Alessandria 129, di Acilia e di quello rinvenuto sotterrato nella Villa Doria Pamphili ed infine la diffusione del credo ideologico professato volto al violento sovvertimento delle istituzioni “.
(Ordine di cattura del 23 settembre 1980).
Tra i militanti sfuggiti all’arresto ci fu anche Nanni De Angelis che però il 3 ottobre 1980 insieme a Luigi Ciavardini, anch’esso latitante per l’omicidio Evangelisti, nei pressi di piazza Barberini a Roma, furono bloccati dalla polizia e tratti in arresto. Il 5 ottobre successivo De Angelis fu ricoverato in ospedale ma nella stessa mattinata fu dimesso e riportato nel carcere di Rebibbia dove, il giorno stesso, fu ritrovato impiccato nella propria cella, la versione della polizia pubblicata sui giornali fu di suicidio.
Terza Posizione diventa di fatto un’organizzazione semi-clandestina, con una ventina di militanti latitanti e i quadri dirigenti che decidono di espatriare. Nella primavera del 1981, Adinolfi, Fiore, De Angelis, Spedicato e Insabato arrivano in Inghilterra, mentre gli altri leader vengono tutti arrestati.
Nel 1981 l’attività di TP in Italia è affidata quasi esclusivamente a militanti minorenni quali Luca Olivieri e Nicola Solito, che possono contare solo sull’appoggio dei veterani Claudio Scotti e Patrizio Nicoletti. Pertanto l’attività del gruppo si riduce alla diffusione di una piccola rivista, Gioventù Nuova.
Nel settembre del 1981, Enrico Tomaselli, su mandato dei dirigenti scappati a Londra, torna in Italia per tentare di riorganizzare TP, forma un direttivo nazionale e dei gruppi territoriali, darà vita ad una rivista, Settembre, con la quale cerca di cooptare nuovi aderenti e vecchi militanti, inoltre il tentativo di Tomaselli, di finanziare TP anche con azioni illegali, fallisce ben presto e conseguentemente anche la possibiltà di far rinascere Terza Posizione. Secondo Roberto Nistri:
“Enrico Tomaselli partecipa a una o due azioni di autofinanziamento esclusivamente per avere un’indipendenza economica che gli permettesse di fare politica a tempo pieno. Nel caso di Gabriele (Adinolfi, ndr), invece, la sua presenza in Italia fu solo simbolica. Nel senso che, essendo stato accusato dai NAR di vigliaccheria cronica, volle dimostrare, anche attraverso la mia opera di mediazione, che quella in Inghilterra era stata solo una ritirata strategica, e non una fuga “
(Roberto Nistri in Il piombo e la celtica)
Tra i rapporti che Terza Posizione ebbe con gli altri gruppi neofascisti degli anni settanta, sicuramente quello più stretto lo ebbe con i Nuclei Armati Rivoluzionari, anche se questo gruppo risulterà, come si vedrà in un capitolo ad esso dedicato, non essere un’organizzazione strutturata, bensì più una sigla nella quale i fascisti più violenti potessero riconoscersi.
Nel 1979 attivisti di TP, come Giorgio Vale, Luigi Ciavardini, Stefano Soderini e Pasquale Belsito giunsero a sdoppiare la propria militanza, da una parte in TP dall’altra ad unirsi ai NAR del gruppo di Giusva Fioravanti nel progetto spontaneista di lotta armata.
In un periodo successivo i rapporti tra le due fazioni andarono in collisione, soprattutto quando i NAR maturarono una certa insofferenza verso quegli ambienti della destra che, secondo il loro modo di pensare, avevano avuto un atteggiamento doppiogiochista e di manipolazione dei giovani militanti. Verso la fine della loro storia, infatti, i NAR decisero di abbandonare l’obiettivo primario della lotta armata contro lo stato per effettuare una serie di vendette all’interno della destra eversiva contro delatori e traditori.
La stessa fuga dei dirigenti di TP all’estero, dopo le denuncie e gli arresti del 1980, fu interpretata dai NAR come un comportamento vile nei confronti degli altri militanti di TP, inoltre Fiore ed Adinolfi furono accusati di avere portato con loro la “cassa” del movimento e per questa ragione componenti dei NAR sembra abbiano tentato, senza però riuscirci, in più occasioni di uccidere Fiore e Adinolfi.
Il 9 settembre del 1980, un commando dei NAR composto da Valerio e Cristiano Fioravanti, Francesca Mambro, Dario Mariani e Giorgio Vale uccisero a Roma, nella pineta di Castelfusano, Francesco Mangiameli, esponente di punta siciliano di Terza Posizione, il cui corpo verrà gettato con dei pesi in un laghetto nei pressi di Tor de’ Cenci per evitare che tornasse a galla, ma che invece riemerse appena due giorni dopo l’omicidio.
L’accusa nei confronti del Mangiameli era quella di aver tenuto per sé il denaro che doveva servire ad organizzare l’evasione di Pierluigi Concutelli. Nel volantino di rivendicazione la Mambro scrisse di aver “giustiziato il demenziale profittatore Francesco Mangiameli degno compare di quel Roberto Fiore e di quel Gabriele Adinolfi, rappresentanti della vigliaccheria cronica”. Il motivo dell’omicidio di Mangiameli però sembrerebbe anche che potesse essere legato all’essere stato testimone di accordi presi da Valerio Fioravanti con alcune persone in relazione all’omicidio del democristiano siciliano Piersanti Mattarella.
Il 6 gennaio 1981, a Roma, i NAR colpirono un altro militante di TP Luca Perucci, ucciso a diciott’anni sotto casa con un colpo di pistola alla testa sparato da Pasquale Belsito, l’accusa dei NAR era di aver fornito informazioni ai magistrati nell’ambito delle indagini per la strage di Bologna. Nel volantino di rivendicazione i NAR scriveranno di aver “giustiziato l’infame delatore Luca Perucci che aveva permesso l’attacco della magistratura bolognese contro le formazioni rivoluzionarie”.
Il 30 aprile del 1982 Adinolfi e Spedicato fanno rientro in Italia trovando Terza Posizione sostanzialmente spaccata e con una parte che propendeva per abbracciare la la lotta armata.
” Tutto lo scontro tra NAR e TP, di cui spesso si è vagheggiato, ruota intorno all’accusa di vigliaccheria cronica rivolta ad Adinolfi, Fiore e Spedicato per la loro fuga all’estero. Tanto Nistri, quanto Tomaselli, quanto il sottoscritto, essendo sul campo, sono esenti da simile pecca e dunque tranquillamente accolti nel gruppone dei latitanti. Il grande ostracismo nei confronti di Adinolfi e Spedicato cade automaticamente al loro rientro. Tanto da far dire a Sordi, riferendosi ad Adinolfi: ” Sono felice di aver ritrovato un camerata”.
(Fabrizio Zani in Il piombo e la celtica)
Nel settembre del 1982, dopo un incontro tra Tomaselli, Adinolfi e Spedicato svoltosi a Lignano Sabbiadoro, a nome del gruppo storico, Adinolfi sancisce ufficialmente la fine di Terza Posizione sciogliendo ufficialmente l’organizzazione. Il 17 ottobre successivo, Adinolfi insieme a Spedicato, entrambi ancora latitanti riparano nuovamente all’estero stabilendosi a Parigi. “Erano mesi che andavo maturando una decisione, presa con sofferenza insieme a Walter Spedicato e comunicata a Roberto Fiore. Influenzata anche dal parere che giunge dal carcere di Peppe Dimitri: sciogliere TP. L’esperienza fatta in quei mesi ci ha convinti. Il fascino di TP sta facendo adepti pronti a donarsi con fanatismo, ma non vedo alcuna possibilità di tenere in piedi un qualcosa che non avrà modo di fare politica alla luce del sole e mi pare davvero criminale condizionare e indirizzare verso vicoli ciechi delle vite che possono essere sottratte a questo destino. A spingermi definitivamente a scrivere la parola fine è stata l’offerta fattami in luglio da un quadro missino di Torino, che si era detto disposto ad accettare l’iniziazione nel solco della lotta armata per entrare in TP. Non so perché, ma opinava che per aderire a TP si dovessero imbracciare le armi ed era pronto, per essere uno dei nostri, a partecipare ad un’azione militare “.
(Gabriele Adinolfi in Il piombo e la celtica)
Il processo nei confronti dei militanti di Terza Posizione ebbe inizio il 23 settembre 1984,
i magistrati accolsero la tesi dell’accusa secondo cui in TP esisteva un doppio livello, il primo composto dai dirigenti nazionali Adinolfi, Fiore e Dimitri assieme alle altre figure di spicco del nucleo operativo e che furono tutti condannati ed un secondo composto esclusivamente da dirigenti romani, dei quali molti furono assolti.