Una vita senza tregua

L’Osservatorio: il 25 Aprile di Giovanni Pesce, Visone ,raccontato in “Senza Tregua”. 

“Scendo in strada.E’ il 25 Aprile.C’è gente. Ci sono operai armati,squadre di giovani che corrono verso le caserme abbandonate nella notte dai fascisti.Vogliono anch’essi,questi ragazzi impugnare un’arma.Il nemico non è ovunque battuto:asserragliato nei fortilizi e nei punti strategici,tenta la fuga su mezzi corazzati.

Dalla casa dello Studente,in viale Romagna,sparano.Alcuni giovani tentano di snidarli.Trecento metri più avanti,in Piazza Pola,squadre di operai hanno occupato la Olap,la loro fabbrica e sono pronti a difenderla dalla distruzione.                                                                                                                                                               

Finalmente mi sento in un mondo pieno,completo,vivo.  Io che per mesi senza fine ho lottato con piccoli gruppi di tenaci patrioti; io che per mesi mi sono mosso come un’ombra,isolato,senza contatti se non quelli rari (tanto rari e fuggevoli da sembrare irreali) con esponenti del comando regionale,con le staffette o con pochi altri compagni della brigata; io,in mezzo a tutta questa gente,a questi operai,a questi giovani,a queste donne mi sento come immerso in un grande mare di affetto.

Fino a ieri ho camminato nelle strade di questa grande città considerando i passanti potenziali nemici, dubitando tutti,sospettando di ognuno. Oggi,confuso in questa folla amica,è come se uscissi da un incubo.

Mi accorgo che le case sono belle case,che le strade sono ampie e che sopra di me c’è il cielo.

Mi sorprendo a pensare cose come queste e mi fermo davanti al portone della Olap.

C’è un gruppo di operai,tutti hanno un fucile. Un uomo dà alcuni ordini. Mi fermo ad osservarlo. Mi vede e mi chiede chi sono.

Parlo,finalmente parlo. ”Sono Visone,comandate della 3a GAP” . L’uomo romane qualche secondo senza parlare,poi all’improvviso mi abbraccia,mi afferra per le gambe e mi rialza tenendomi in alto,sopra gli altri e grida.

Tutti capiscono che sono un amico,che sono un partigiano”.

Giovanni Pesce e la moglie Onorina Brambilla,la partigiana “Nori”

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